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Pattinaggio Artistico

Pattinaggio artistico, Cup Of China 2020: la tappa più prevedibile di un Grand Prix anomalo

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La seconda tappa dell’anomalo circuito ISU Grand Prix 2020-2021 di pattinaggio artistico, la Cup Of China 2020, è passata ufficialmente agli archivi, portandosi con sé strascichi di una tristezza straniante. Abbiamo infatti assistito a una competizione finita ancora prima di essere svolta, in quanto gli unici atleti degni di nota (ad eccezione del singolo maschile costituita da due pattinatori di buon livello) hanno vinto agilmente le quattro gare, sottolineando una sproporzione significativa da un punto di vista qualitativo. Al contrario di Skate America infatti, altro appuntamento dall’esito più prevedibile, il livello generale è risultato ancora più basso, così come il numero dei protagonisti, ridotto all’osso in ogni specialità.

Il forfait quasi dell’ultimo minuto di Wenjing Sui-Cong Han ha, di fatto, tolto l’unico aspetto interessante che avrebbe ricoperto l’evento, quello di giudicare lo stato di forma dei Vice Campioni Olimpici in rapporto con quanto visto in questi primi mesi in Russia, dove le coppie d’artistico hanno letteralmente sfoggiato una condizione invidiabile già a partire dai test di inizio settembre; in questo senso la vittoria di Cheng-Peng Yang Jin, dotati di un’eccellente capacità realizzativa ma di una dote stilistica limitata, pone un interrogativo: quale potrebbe essere la loro posizione all’interno di un’ipotetica gara con gli atleti russi appena citati e i canadesi Kirsten Moore Towers-Michael Marinaro al massimo del rendimento?

Nel singolo maschile Jin Boyang ha dominato in lungo e in largo, realizzando tra i due programmi due splendidi quadrupli lutz e tre quadrupli toeloop, uno di questi atterrato con una mano sul ghiaccio: seppur dotato di una tecnica eguagliabile a pochi, il pattinatore di Harbin per poter centrare nuovamente il podio mondiale – pensando non tanto a Vincent Zhou ma al sempre più competitivo Mikhail Koyada – dovrà necessariamente crescere sul secondo punteggio, arricchendo le sue performance, ad oggi ancora troppo vuote (e neanche “camuffate” come fanno alcuni suoi colleghi), soprattutto sul versante transition. Discorso contrario per il davvero ammirevole secondo classificato Han Yan che, seppur competitivo nelle componenti del programma, necessita di inserire i salti da quattro giri di rotazione per poter scalare davvero il ranking mondiale.

Tralasciando infine la gara del singolo femminile, vinta dall’unica pattinatrice con un minimo di esperienza internazionale ovvero Hongyi Chen, nella danza sul ghiaccio Shiyue Wang-Xinyu Liu hanno sciorinato una crescita molto importante, avvicinandosi in termini di rendimento ai loro compagni di allenamento della scuola di Montrèal e dimostrando di possedere le carte in regola per lottare per un piazzamento nella top 10 mondiale, aspettando le difficili Olimpiadi in casa, dove cercheranno di alzare ulteriormente l’asticella.

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Foto: Federazione Italiana Sport Ghiaccio

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