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Sci di fondo: Martina Di Centa e Valentina Maj, due figlie d’arte che sognano Milano-Cortina 2026

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All’orizzonte del disastrato panorama dello sci di fondo femminile italiano, iniziano a intravedersi due atlete dai cognomi pesanti, poiché evocano trionfi azzurri del passato. Parliamo di due figlie d’arte, ovvero Martina Di Centa e Valentina Maj, curiosamente coetanee, essendo entrambe venute al mondo nel 2000. Per la verità la friulana è giusto qualche settimana più matura della bergamasca, ma la sostanza non cambia. Alla luce della loro età, entrambe possono sognare di rappresentare l’Italia ai Giochi olimpici di casa di Milano-Cortina 2026.

Martina, figlia di Giorgio e nipote di Manuela, vanta due diciannovesimi posti ai Mondiali junior di Oberwiesenthal 2020, dove invece Valentina, figlia di Fabio, si è piazzata una volta ventitreesima e l’altra dodicesima. È chiaramente troppo presto per trarre conclusioni sul loro potenziale valore e la strada da percorrere è ancora molto lunga. Di certo c’è che, visto lo stato in cui versa il settore azzurro, ci può essere spazio per entrambe. Dopotutto viviamo un’epoca in cui il fondo femminile italiano è ai minimi termini, come testimoniato dai risultati del recente passato. Senza voler scomodare i mostri sacri e i tempi d’oro della disciplina, giova ricordare come non più tardi di dieci anni orsono, il Bel Paese fosse dotato di tre atlete in grado di salire sul podio in Coppa del Mondo e di giocarsi le medaglie nel grande appuntamento stagionale (Arianna Follis, Marianna Longa e Magda Genuin). Oggi, invece, ci si bacia i gomiti se l’ormai trentaseienne Elisa Brocard riesce ad arrivare nelle prime quindici, oppure se Lucia Scardoni si issa sino alla finale di una sprint.

Molte speranze vengono riposte in Anna Comarella, che a 23 anni è diventata il nuovo punto di riferimento nell’ambito distance. L’augurio è che la veneta possa salire di colpi, in maniera tale da scuotere dal torpore un movimento che da troppo tempo si sta abituando alla mediocrità, venendone quasi anestetizzato. Lo scorso anno è capitato che la già citata Brocard, messa fuori dai quadri delle squadre nazionali a causa della sua non più verde età, abbia comunque ottenuto risultati migliori di conterranee al picco della loro carriera. Nessuno chiede all’Italia di confrontarsi ad armi pari con la Norvegia o la Svezia, ma al tempo stesso lo standard non può essere il deserto attuale.

Forse la Slovenia gode di praticanti e investimenti superiori al movimento azzurro? No di certo, eppure in tempi recenti ha ottenuto risultati decisamente migliori con più di una ragazza, a cominciare da Anamarija Lampic, che non solo è una sprinter di primissimo piano, ma ha anche cominciato a sconfinare nelle prove distance. La stessa Austria, il cui sci di fondo è letteralmente caduto in disgrazia, è riuscita a produrre Teresa Stadlober. Qualcuno potrà obiettare che il talento non si pianifica e se madre natura non aiuta, allora si può fare poco. Vero, però in questo momento storico la Germania è priva di fuoriclasse e raccoglie comunque decisamente di più dell’Italia.

Insomma, lo sci di fondo azzurro è davvero malato e non possono bastare i risultati d’eccellenza di Federico Pellegrino a nascondere la polvere sotto il tappeto, soprattutto fra le donne, dove non esiste una versione femminile del trentenne valdostano. La speranza è che le nuove leve non si adeguino alla mediocrità, ovvero che la tuta della nazionale italiana non rappresenti un punto d’arrivo, bensì uno di partenza per lanciarsi verso traguardi ambiziosi. In tal senso, l’augurio è che quando Martina Di Centa e Valentina Maj arriveranno in Coppa del Mondo, si facciano forti della tradizione famigliare, evitando di accontentarsi di presenziare. Sfoderare le unghie e la cattiveria necessarie per emergere sarebbe già ammirevole. Non si chiederà loro di vincere, bensì di lottare per ottenere sempre e comunque il massimo delle proprie potenzialità.

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Foto: La Presse

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