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Tennis: Roger Federer, 1000 settimane in top 20. Oltre 19 anni al vertice per lo svizzero
L’ultima classifica senza Roger Federer nei primi 20 giocatori del mondo è quella del 16 aprile. Da allora, ogni singola volta, il campione svizzero, 20 Slam, 310 settimane al numero 1 e un numero quasi imprecisato di altri primati, c’è sempre stato. Una costanza infinita, che fa quasi spavento dal momento che unisce due, forse anche tre intere generazioni di tennisti.
Si può dire che, nel raggiungimento di questo record, Federer sia stato aiutato dall’attuale conformazione del ranking, riveduta e corretta in base alle conseguenze della pandemia di Covid-19. La statistica, però, rimane, scritta sui libri di storia del tennis, come testimonianza dell’altissimo livello tenuto dallo svizzero per tutto questo tempo, anche se nel 2020 ha giocato soltanto gli Australian Open (e molto bene, arrivando in semifinale pur tra tantissime sofferenze).
Un viaggio dentro quell’ultimo ranking senza Federer in top 20 mostra quello che era il tennis di allora. Lo svizzero, al tempo, doveva ancora compiere 20 anni e Pete Sampras, a Wimbledon, l’avrebbe battuto soltanto pochi mesi dopo. “Pistol Pete”, che aveva 29 anni, era allora quarto, dietro all’unico della fascia dei trent’anni presente (ed era, appunto, trentenne): Andre Agassi. Oggi di ultratrentenni ce ne sono sette: oltre a Federer, Novak Djokovic, Rafael Nadal, Gael Monfils, Roberto Bautista Agut, Fabio Fognini e Stan Wawrinka.
Dei primi 20 di allora, dalla coppia Marat Safin-Gustavo “Guga” Kuerten fino a Wayne Ferreira, il sudafricano che tanto dava fastidio a Sampras da averlo battuto cinque volte, e al rumeno Andrei Pavel non c’è più nessuno in attività. L’ultimo ad arrendersi è stato Lleyton Hewitt: l’australiano, mosso ancora da un fuoco che non è possibile spiegare senza essere lui, ha continuato a giocare in doppio, occasionalmente, ancora fino agli Australian Open di quest’anno. Piccola curiosità: il 23 aprile, quando Federer entrò tra i primi 20, ci fu anche lo scambio di posizioni tra Kuerten e Safin per il numero 1 del mondo, poiché Guga aveva battuto in finale (tre set secchi) a Montecarlo il marocchino Hicham Arazi, che assieme a Younes El Aynaoui è stato l’ultimo dei grandi esponenti del tennis del Paese nordafricano.
Ma c’è di più: soltanto un giocatore tra tutti i primi 100 di quella classifica è tuttora in attività. Viene dalla Spagna, si chiama Tommy Robredo e non è oggi neanche lontanamente ai livelli che gli sono stati familiari a lungo: numero 5 del mondo nel 2006, tra infortuni e calo dovuto all’età è oltre i primi 200 del mondo, e quest’anno (qualificazioni di Roma e Roland Garros a parte) di gioie non ne sono arrivate. C’erano già altri personaggi che avrebbero segnato il tennis del futuro, come Andy Roddick, Mikhail Youzhny, Ivan Ljubicic e Guillermo Coria.
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federico.rossini@oasport.it
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Foto: LaPresse