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Ciclismo
Vuelta a España 2020: il percorso e le salite della terza settimana. La crono e l’Alto de la Covatilla saranno decisivi
Domani inizia la terza settimana della Vuelta a España 2020 con la frazione che più di ogni altra potrebbe decidere le sorti del grande giro spagnolo: la cronometro di trentatré chilometri che va da Muros alla vetta del Mirador de Ezaro. Il tracciato è totalmente pianeggiante fino all’inizio dell’erta in cima alla quale è posto il traguardo. Essa misura 1800 metri e ha una pendenza media del 14,8%. In passato è stata affrontata, come sede di arrivo di tappe in linea, nel 2012, quando vi trionfò Purito Rodriguez davanti a Contador, e nel 2016, quando a domarla fu Alexandre Geniez che era in fuga dal mattino.
La gara proseguirà, il giorno dopo, con la Lugo-Ourense di 204 chilometri, una frazione tortuosa che strizza l’occhio a chi vuole andare in fuga. Non è da scartare, comunque, l’ipotesi volata, poiché i velocisti che tengono in salita possono rimanere coi migliori, dato che erte particolarmente impegnative sul tracciato non ce ne sono, e il fatto che l’arrivo tiri all’insù può far gola anche a Primoz Roglic.
Giovedì, invece, sarà la volta della tappa più lunga della Vuelta: la Mos-Puebla de Sanabria di 230 chilometri. Il percorso è molto mosso, presenta ben cinque GPM di terza categoria, e può ricordare vagamente quello di qualche classica vallonata, come ad esempio la Tre Valli Varesine. Anche in questo caso, l’ultimo chilometro tira all’insù, ma sarà, verosimilmente, una giornata all’insegna della fuga, dato che il tracciato è troppo impegnativo per i velocisti, ma non presenta salite dove gli uomini di classifica possono fare la differenza.
Sulla carta sembra una tappa abbastanza interlocutoria anche quella che i corridori affronteranno al venerdì, vale a dire la Salamanca-Ciudad Rodrigo di 162 chilometri. Nel tracciato sono presenti due ascese, una di seconda categoria, El Portillo (13,8 chilometri al 4,4%), e una di prima, El Robledo (11,7 chilometri al 3,8% con gli ultimi cinque con pendenze sopra il 6% e un chilometro al 10%). Dallo scollinamento di quest’ultima al traguardo, comunque, mancheranno quaranta chilometri e nonostante la discesa sia inframezzata da un tratto in salita, non sembra esserci il terreno necessario per vedere gli uomini d’alta classifica battagliare.
L’ultimo arrivo in salita della Vuelta 2020 è in programma sabato. La tappa che i corridori affronteranno è la Sequeros-Alto de La Covatilla di 178 chilometri e presenta, prima dell’ascesa conclusiva, altri cinque GPM. Si tratta dell’Alto Portillo de las Batecuas (10,1 chilometri al 6,5%), dell’Alto de San Miguel de Valero (12 chilometri al 3,4%), dell’Alto de Cristobal (6,2 chilometri al 4,7%), dell’Alto de Peña Caballera (4,6 chilometri al 4,3%) e dell’Alto de la Garganta (12 chilometri al 4,8%). L’erta finale, infine, misura 11,4 chilometri e ha una pendenza media del 7,1%. Il tratto più duro è quello che va dal chilometro cinque al chilometro otto ove la pendenza è costantemente attorno al 10%.
L’Alto de la Covatilla è stato affrontato cinque volte alla Vuelta: nel 2002 con vittoria di Santiago Blanco, nel 2004 con il successo di Felix Cardenas, nel 2006 con la firma azzurra di Danilo Di Luca, nel 2011 con trionfo di Daniel Martin che quest’anno si sta giocando il podio, e nel 2018 quando ad affermarsi fu Ben King. A chiudere la manifestazione, domenica, sarà una passerella di 124 chilometri che va da Hipódromo de la Zarzuela a Madrid.
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luca.saugo@oasport.it
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Foto: Lapresse