Biathlon

“Bisogna capire perchè Wierer tende a spegnersi. Vittozzi sta pagando il Covid” ‘Bersaglio Mobile’ con Renè Laurent Vuillermoz

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Anche la seconda tappa della Coppa del Mondo di biathlon è andata in archivio, completando così il double header di Kontiolahti. Fra le donne, la Scandinavia spadroneggia, mentre le italiane boccheggiano. Tra gli uomini, invece, viviamo una situazione particolare, con quattro vincitori diversi in altrettante gare, fatto che non si verificava da ben 13 anni. Andiamo dunque ad analizzare quanto successo e quanto potrà accadere a Hochfilzen in compagnia di Renè Laurent Vuillermoz nella seconda puntata di Bersaglio Mobile.

Cominciamo come d’abitudine dalle donne. Dopo i fasti del primo weekend, svedesi e norvegesi si confermano una spanna sopra il resto del mondo. Guardando la classifica generale, troviamo quattro scandinave nelle prime cinque posizioni e addirittura otto nelle prime tredici. Cosa possiamo dire al riguardo?
“Bella imbeccata, grazie! Come fai gli assist tu, non li fa neanche Federico Chiesa! Cosa vuoi che ti dica? Ora come ora sono superiori, i risultati parlano chiaro”.

Ma aggiungici un tuo pensiero personale! Ci sarà pure qualcuno o qualcosa ad aver attirato la tua attenzione.
“Va bene, allora dico che sono contento per Eckhoff, un’autentica Dottoressa Jekill e Miss Hyde! Mi sembra la versione femminile di Frode Andresen, per chi se lo ricorda, perché al poligono alterna gare da mani nei capelli ad altre dove fa quattro zeri. È bello, mi piace un personaggio così, perché mette sempre un po’ di pepe e non sai mai cosa potrà combinare. E poi, personalmente, preferisco un’atleta con caratteristiche del genere a chi fa sempre gare di medio livello. Tiril avrà anche i suoi bassi, ma gli alti sono davvero siderali”.

Cabaret a parte, spostiamo l’attenzione sulle azzurre. Dopo la vittoria iniziale, conquistata facendo leva sul tiro e sulla forza mentale, Dorothea Wierer si è sempre attestata tra ventesimo e ventottesimo posto. Progressi tra le due tappe non se ne sono visti, dunque è il caso di allarmarsi?
“Guarda, Dorothea ha palesato la tendenza a spegnersi nel corso della gara. Bisognerebbe capire come mai ha delle flessioni del genere negli ultimi giri. Nell’inseguimento di ieri è andata in calando. Anche nell’individuale vinta sabato scorso ha perso quasi 45 secondi da Herrmann nei tre chilometri finali. È palesemente lontana dalla miglior condizione, ma sarebbe interessante comprenderne i motivi”.

Lisa Vittozzi le prime venti posizioni deve ancora vederle, mentre il resto del gruppo azzurro non è pervenuto o quasi. Quali sono i tuoi pensieri al riguardo?
“Lisa ogni tanto trova il bandolo della matassa, altre volte no. Probabilmente sta pagando il lungo stop dovuto al Covid, ma secondo me già da Hochfilzen si potrà vedere qualcosa in più. Almeno lo spero. Irene sta prendendo le misure alla Coppa del Mondo e questo weekend ha mostrato qualche sprazzo interessante. Per Federica e Nicole, invece, i conti non tornano. Credo possano valere molto di più di quanto stanno dimostrando, ma le cartucce da sparare nei rispettivi caricatori stanno diventando sempre meno, in quanto l’età non è più dalla loro parte. Purtroppo sono entrambe in ritardo e in questo modo si fa fatica a difendersi”.

In campo maschile abbiamo avuto quattro vincitori diversi in altrettante gare, una situazione sicuramente inaspettata e che fra gli uomini non si verificava addirittura dal 2007. Che mi dici al riguardo?
“Ben venga! Questo significa che non c’è un dominio, anche se il dominio c’è, perché comunque Johannes Bø è sempre salito sul podio. La sua superiorità, però, non è così schiacciante come si poteva pensare. Ha saputo fare la differenza solo una volta su quattro e forse anche lui è un po’ indietro di condizione rispetto alle sue aspettative. Meglio così, perché abbiamo più varietà al vertice e un motivo di interesse inatteso”.

Sei d’accordo se dico che il secondo weekend di Kontiolahti ha confermato quanto si è visto nel primo?
“Sì, senza dubbio. Se fosse la griglia di partenza di una gara di Formula 1, avremmo la Norvegia in pole position e la Svezia al suo fianco in prima fila. Poi, in seconda fila, troveremmo la Germania e la Francia. Sono abbastanza sorpreso dai tedeschi, perché hanno ribadito di esserci per due settimane di fila. Sottolineerei, inoltre, le grandi prestazioni degli svedesi. Il ritorno di Samuelsson ad altissimi livelli è piacevole, perché vedere un classe 1997 così in alto fa bene a tutto il settore, perché porta una ventata d’aria fresca nei quartieri nobili delle classifiche”

Dove collochiamo l’Italia in questa griglia di partenza?
“Diciamo che Hofer mi sembra già in buona forma, è lì a giocarsi il podio. Windisch e Bormolini non sono giudicabili, perché hanno passato una settimana chiusi in casa, pagandola parecchio dal punto di vista atletico e mentale. Per Dominik è un doppio handicap, perché non inizia mai la stagione come un cacciabombardiere. Sono contento per la frazione in staffetta di Thomas, perché può dargli fiducia e dimostra come abbia lavorato bene durante l’estate. I più giovani stanno facendo esperienza e, tutto sommato, va bene così”.

Adesso ci si trasferisce da Kontiolahti a Hochfilzen, ovvero da una località posta a 130 metri sul livello del mare a un’altra che si trova quasi a 1.000 metri. Ti aspetti novità particolari figlie del cambiamento di quota?
“Secondo me è una dinamica che può portare a un livellamento dei valori in campo. Di solito, quando si iniziava da Östersund, il trasferimento a Hochfilzen comportava un maggiore equilibrio. Chi potrebbe patire maggiormente la quota è chi non ci va da tempo, quindi proprio gli scandinavi che hanno dettato legge a Kontiolahti. Sono davvero curioso di vedere il rendimento di norvegesi e svedesi, soprattutto perché quest’estate non hanno effettuato i loro soliti raduni in altura. Al contrario, chi vive sulle Alpi sentirà meno la quota e quindi potrebbe avere una competitività migliore”.

Quali sono le differenze di percorso tra Kontiolahti e Hochfilzen?
“Hochfilzen è una pista molto più sciabile, le salite sono meno dure di quelle di Kontiolati. Però, al tempo stesso, a Hochfilzen si recupera molto meno in discesa, perché si deve lavorare tutto il tempo. Hochfilzen è più difficile da gestire sul piano muscolare, però il poligono è più semplice rispetto a quello di Kontiolahti, sia perché vi si arriva in discesa, sia perché il vento è più gestibile. Sul tracciato austriaco si fa la differenza a metà del percorso, invece in Finlandia la si faceva tra l’ultimo intertempo e l’arrivo”.

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Foto: La Presse

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