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Boxe, chi è Callum Smith. Il picchiatore britannico che affronterà Canelo Alvarez per il Mondiale WBA e WBC
La carta d’identità dice che Callum Smith ha trent’anni, compiuti il 23 aprile scorso, ed è di Liverpool, una terra che di pugili di alto livello ne ha portati parecchi. Quel che non racconta è un percorso professionistico in cui la sola voce occupata nel record è stata quella delle vittorie.
Quarto di sei fratelli, “Mundo” (questo il suo soprannome, che nasce dall’immensa fama delle tartarughe ninja) inizia a guardare boxe fin da prima di compiere 10 anni, spinto dai fratelli: la prende seriamente, fino a raccogliere buoni successi in ambito dilettantistico. Gli mancano però le Olimpiadi, perché prima fallisce il torneo di qualificazione a Londra 2012 e poi gli viene anche negata l’opportunità di accedere tramite un posto supplementare che si era liberato, andato al montenegrino Bosko Draskovic, che da pro non avrebbe fatto niente di rilevante.
Per Smith, invece, le prospettive sono diverse fin dal primo successo contro Dan Blackwell alla Capital FM Arena di Nottingham. Da sempre nella categoria dei supermedi, si fa rapidamente strada, arrivando nel giro di un anno e sette combattimenti ad andare a caccia del primo titolo della carriera, quello inglese, al tempo vacante. Patrick Mendy, a Liverpool, neanche fa in tempo a finire il primo round in quel 21 settembre 2013 che segna l’inizio di un’era. Poco più di un mese, e anche il titolo Internazionale WBC è nelle sue mani: al tappeto ci va l’argentino Ruben Eduardo Acosta.
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Due ulteriori difese, la meno semplice delle quali con il capoverdiano Vladine Biosse il 12 luglio 2014, preparano il terreno a una serie di combattimenti che servono ad aumentare il prestigio di Smith. Tra questi spicca quello con il montenegrino Nikola Sjekloca: in quel 22 novembre 2014 l’allora ventiquattrenne di Liverpool per la prima volta combatte sulla distanza delle 12 riprese, e vince per verdetto unanime. In rapida sequenza, tra il giugno 2015 e l’aprile 2016, fa sue le cinture WBC Silver (sul francese Christopher Rebrassé), britannica (su Rocky Fielding) ed europea (sull’altro transalpino Hadillah Mohoumadi); nelle due ultime occasioni tutto si esaurisce nel primo round.
Il 2017 è l’anno delle World Boxing Super Series, o meglio del loro debutto, in cui la strada verso il titolo WBC dei supermedi è nei fatti determinata da un tabellone a otto che finisce per dilatarsi all’interno di un arco di tempo di appena più di un anno. Nei quarti e in semifinale, rispettivamente contro lo svedese Erik Skoglund e l’olandese Nieky Holzken, deve arrivare fino alla fine per essere dichiarato vincitore, poi, il 28 settembre 2018, è finalmente il suo momento. Lo sconfitto è George Groves, di Hammersmith, per KO alla settima ripresa. Ma c’è di più, oltre al titolo WBA: nei fatti, Smith provoca il suo ritiro, dato che da quel momento Groves decide di non combattere più, preferendo smettere prima di essere fermato da qualsivoglia infortunio.
Il 25° successo da pro, inoltre, gli apre le porte del tempio tra i templi dello sport e non solo: il Madison Square Garden. Dall’altra parte del ring c’è ancora un francese, Hassan N’Dam N’Jikam, che il 1° giugno 2019 non riesce ad arrivare che quasi alla fine della terza ripresa. Quel quasi significa KOT. E’ la prima difesa del titolo, seguita da quella con John Ryder dello scorso 23 novembre. Ma ora Smith vuole di più. Vuole Canelo Alvarez. E vuole anche la cintura WBC. E lo vuole dall’alto di un record che dice 27-0 con 19 KO.
Foto: LaPresse / Olycom