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Boxe, chi è Kubrat Pulev. Un’unica sconfitta in carriera, nel momento più importante

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Sofia, 4 marzo 1981. La storia umana di Kubrat Pulev nasce qui, dal momento in cui la Bulgaria era ancora Repubblica Popolare, nel momento in cui tutto stava per cambiare. Il suo nome viene dal Medioevo, così come quello del fratello, Tervel: entrambi appartenevano a ex uomini che hanno avuto il potere nel Paese.

Da dilettante Pulev è stato fortunato fino a un certo punto: pur con diversi riconoscimenti tra massimi e supermassimi, nel 2004 (massimi) non è andato alle Olimpiadi pur avendo vinto il torneo di qualificazione a Goteborg, dovendo fare da prima riserva, mentre dal 2005 al 2008, nei supermassimi, si è spesso dovuto scontrare, senza successo, contro Roberto Cammarelle. Ad ogni modo, è stato campione UE nel 2004 nei massimi e campione d’Europa nel 2008 nei supermassimi.

Passato professionista nel 2009, ha iniziato in quella che sarebbe diventata la sua terra d’adozione, almeno a livello pugilistico, la Germania, in cui ha combattuto in 21 delle 29 occasioni in cui è finora salito sul ring. Il primo avversario è il rumeno Florian Benche, che non dura nemmeno due riprese (KOT). In due anni sono arrivati dieci ingressi sul ring vittoriosi: particolari quello con il russo Evgeny Orlov, squalificato per quello che in inglese si chiama “rabbit punch” (letteralmente pugno del coniglio, in pratica un pugno dietro la testa, molto pericoloso) e l’ultima del 2010, contro Paolo Vidoz, ex bronzo olimpico a Sydney 2000 e autore poi di una buona carriera da pro.

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La prima grande occasione l’ha avuta al 14° combattimento, quello con l’americano Travis Walker a Ludwigsburg. In palio il titolo Internazionale IBF dei massimi, vinto per decisione unanime dei giudici. La scalata è stata rapida con le cinque difese del titolo, cui si aggiunge, con il tedesco (nato in Ucraina) Alexander Dimitrenko, anche la cintura di Campione d’Europa. La sfida, ormai lanciata, aveva un nome e un cognome: Wladimir Klitschko.

All’O2 World di Amburgo, però, per Pulev decisamente non è stata la giornata giusta, quella del 15 novembre 2014. Troppo più forte il leggendario pugile ucraino, uno dei più acclamati dell’intera storia della Nobile Arte: gli sono bastate cinque riprese per mandare al tappeto il bulgaro, in un combattimento di cui, in Germania, la RTL, prendendone i diritti, ne ha ricavato un’audience televisiva di ben oltre dieci milioni. Quella è rimasta, per lungo tempo, l’unica chance di combattere per il titolo mondiale, in questo caso IBF.

Dopo l’interruzione della striscia di 20 successi in fila, Pulev si è ripresentato sul ring a quasi un anno di distanza, tornando ad arrivare nel giro di un anno alla vittoria del titolo europeo e poi di quello Intercontinentale WBA, stavolta nella sua Armeec Arena a Sofia. Lo scontro con Anthony Joshua si sarebbe dovuto tenere già nel 2017, ma un infortunio a una spalla di Pulev ha impedito che questo si realizzasse già tre anni fa (al termine, peraltro, di una serie di intricate vicende sorte in particolare con il ritiro di Klitschko). Passato un anno e mezzo è tornato, battendo il britannico Hughie Fury ancora a Sofia, poi il rumeno Bogdan Dinu e l’americano Rydell Booker negli States. E ora, stavolta per davvero, la sfida con Joshua, prima rinviata dal Covid-19 e ora definitivamente in scena tra due giorni.

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federico.rossini@oasport.it

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Foto: Belish / Shutterstock.com

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