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Christmas Race: tra spionaggio e soluzioni nascoste. Test per Luna Rossa verso l’America’s Cup

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Dal 17 al 20 dicembre Auckland ospiterà la prima e unica regata ufficiale prima dell’inizio della Prada Cup dal 15 gennaio e che selezionerà lo sfidante alla Coppa America numero 36 in programma nel Marzo 2021. Le World Series originariamente prevedevano tre appuntamenti, ma quelli di Cagliari e Southampton in Inghilterra sono stati cancellati per la pandemia.

La Christmas race sarà dunque l’unica vera occasione ufficiale per vedere le prestazioni delle quattro barche: Luna Rossa Prada Pirelli, Ineos GB, Magic America ed Emirates Team New Zealand che poi tornerà in regata solo per difendere la coppa dal 6 al 21 marzo.
Nei giorni scorsi, però, qualcosa si è già visto perché per provare le procedure di partenza, il posizionamento delle boe, le riprese televisive c’è stata qualche incontro ravvicinato tra i team. Prove generali, non possiamo definirle regate. Al massimo sono stati fatti due lati, una bolina e una poppa. Si è visto qualcosa di eclatante. Qualche commento è stato feroce.

Va detto che questi 75 piedi volanti sono macchine molto complesse e la messa a punto sarà continua fino all’ultima regata, anche se qualcuno può aver nascosto tutte le sue potenzialità, forse nessuno si aspettava tante difficoltà dal parte della flotta degli sfidanti e tanta sicurezza da parte del defender neozelandese.
Emirates Team New Zealand è stato l’ultimo sindacato a varare la seconda barca, ma ha dimostrato una superiorità stupefacente. La barca nuova kiwi si chiama Te Reuthai che nella lingua Maori significa “L’essenza dell’oceano fortifica la nostra forza e determinazione“. Una barca che ha sorpreso per le sue linee molto particolari. Essendo barche volanti molta importanza ha l’aerodinamicità e soprattutto la possibilità di sfruttare le turbolenze che si creano tra lo scafo e la superficie dell’acqua. Dalle prime immagini è apparso chiaro che il team progettuale si è focalizzato sulla necessità di creare una sorta di effetto suolo (quando il suolo è la superficie del mare) per tenere sì la barca fuori dall’acqua grazie ai foil che si immergono e al timone a T che sostiene lo scafo, ma tenendo l’imbarcazione più vicina al mare pure senza toccarlo. Anche il disegno della coperta è particolare, tra i due pozzetti dove è sistemato l’equipaggio (sembrano su un bob) la coperta ha un canale che secondo qualche osservatore aiuterebbe ad aumentare la potenza.

Questi Ac75 sono barche nuove, studiate apposta per la Coppa America numero 36. Quindi tutte da scoprire ma soprattutto da inventare. In circa un anno, dalla messa in acqua della prima barca da parte di tutti i team si sono viste molte evoluzioni. Se in barca vanno solo 11 velisti, per progettare, anche se molto del lavoro viene fatto al computer, ci sono equipe che possono superare le 40 persone. I neozelandesi sono storicamente conosciuti per avere avuto nella storia della vela idee spesso geniali e controcorrente. Anche questa volta hanno mescolato un po’ le carte. Sono stati gli ultimi a presentare la barca e sembra che abbiano preso qualcosa un po’ da tutti gli altri team. In realtà progettazione e costruzione sono processi lunghi e quindi non è praticamente possibile che abbiano veramente copiato, ma può benissimo essere che siano arrivati da soli a mettere insieme le idee più valide di tutti gli avversari, facendo meglio di tutti gli altri.

Luna Rossa Prada Pirelli è sicuramente l’unica barca che non ha stravolto l’idea iniziale del progetto. Evidentemente le scelte di barca uno sono state considerate valide e quindi si è proseguito su una strada considerata convincente. Certo dopo le prime prove contro i neozelandesi sui social Max Sirena ha scritto “dobbiamo lavorare duro per migliorarci: quindi testa bassa!”. Bisogna poi tenere conto, lo specifica sempre lo skipper, che non è importante solo quello che si vede, ma molte soluzioni sono nascoste, difficilmente visibili anche allo spione più attento. E lo spionaggio è uno degli aspetti più curiosi della Coppa America moderna. Basti pensare che quando Luna Rossa Prada Pirelli si allenava a Cagliari era quotidianamente seguita almeno da un gommone con persone armate di tele obiettivo. Una coppia di ragazzi, apparentemente turisti curiosi è stata preso individuata come coppia di emissari neozelandesi.
Max Sirena ha più volte ricordato che molte idee studiate per migliorare le performance della barca non sono ancora state applicate. Se c’è chi ipotizza che questi mostri volanti potranno arrivare anche a 60 nodi, 115 all’ora, quelli di Luna Rossa sono convinti che la partita si giocherà molto sulla manovrabilità e sulla velocità in cui la barca si alzerà dall’acqua.

Come detto nei primi allenamenti in cui è stato permesso ai team di confrontarsi, anche per provare la disposizione del campo di regata e testare le riprese televisive i neozelandesi sono sempre sembrati più veloci, ma si è vista una differenza importante nelle vele: i padroni di casa avevano sempre vele (soprattutto il fiocco) più grandi. Ci sono quindi due ipotesi: la prima è che la scelta di Luna Rossa sia voluta, la seconda che i padroni di casa abbiano informazioni meteo più accurate sui campi di regata davanti a Auckland. Le previsioni metereologiche dettagliate sulla piccola area dove è posto il campo di regata hanno giocato un ruolo importante negli ultimi vent’anni di Coppa America. Già ai tempi della prima Luna Rossa il team meteo era in grado (non sempre ci azzeccava) di prevedere dove sarebbe stato il primo salto di vento: questo determinava la strategia nella partenza.
Perché nella Coppa America, nella sua storia, la tecnologia non è solo nella costruzione delle barche, nel loro progetto, nella realizzazione delle vele. Ogni ambito ha il suo sviluppo continuo.

Poi c’è tutto l’aspetto psicologico, le schermaglie, continue, che agitano i team fuori dall’acqua. In questi mesi di scontri se ne sono visti tanti. Una volta italiani e neozelandesi erano amici, Luna Rossa Prada Pirelli ha contribuito allo sviluppo del catamarano che nel 2017 ha vinto le regate a Bermuda, ma oggi volano stracci. Più di una volta è stato richiesto l’intervento del Panel, una sorta di tribunale sportivo tutto dedicato alle questioni che ruotano attorno alle regate. Per esempio l’autorità portuale di Auckland aveva vietato di usare i campi di regata più vicini alla costa durante la Prada Cup perché sulla rotta delle navi commerciali. In pratica riservandoli prima agli allenamenti dei Kiwi e poi solo alla Coppa America vera e propria di Marzo. Italiani, Inglesi e americani hanno contestato questa decisone e alla fine l’hanno avuta vinta. Quei campi di regata saranno usati anche nella Prada Cup.

Ma continuiamo la carrellata sugli sfidanti. American Magic è il team che fa capo allo storico New York yacht Club, quello che ha conservato nelle sue stanze sulla trentaquattresima strada di New York la coppa per 132 anni, dal 1851 al 1983, ma che non si presenta sul campo di regata della Coppa dal 2000 quando una delle due barche si spezzo a metà. Non è sostenuto da un grande sponsor, ma finanziato da un gruppo di soci che vincendo vorrebbero riportare la Coppa al suo spirito inziale più legato alla sfida tra club e meno commerciale. Lo skipper Terry Hutcinson è una vecchia conoscenza della Coppa America: ha cominciato nel 2000 con gli americani, nel 2007 era tattico di Team New Zealand e nel 2013 skipper degli svedesi di Artemis. Ha 52 anni e si ostina ad andare a bordo, probabilmente sarà il più anziano tra i velisti in gara. Al timone Dean Barker, neozelandese: nel 2000 prese il timone nella quinta regata di Blak Magic contro Luna Rossa. Poi però ha perso sia la Coppa 2003 contro Alinghi che quella 2013 facendosi rimontare da Oracle da 8 a 1 a 9 a 8.

La seconda barca di American Magic (si chiama Patriot) è molto diversa dalla prima. Alla progettazione hanno contribuito gli ingegneri della Airbus che è uno dei pochi sponsor sulle vele. Sono stati il primo team sfidante ad arrivare ad Auckland, si sono fatti notare per alcune soluzioni tecniche originali, come una vela che ricorda nel profilo l’ala di un pipistrello. Dopo le prime uscite di prova le sue potenzialità restano misteriose. A fine novembre la barca è rimasta a lungo in cantiere, ma come spesso accade non è facile capire quali modifiche siano state apportate. Però al di là di come finisca la coppa numero 36 gli uomini di New York pare stiano già pensando alla numero 37. Nei giorni scorsi hanno organizzato una grande riunione (su zoom naturalmente) con 30 personaggi, tra velisti, sponsor, addetti ai lavori per cominciare a porre le basi per una regata che possa ritrovare gli antichi splendori.

La prima cosa che salta all’occhio del team britannico, che lancia la sfida per il Royal Yacht Squadron, proprio quello che mise in palio la coppa quando ancora non si chiamava ancora America nel 1851, è lo sponsor: Ineos. Chi non lo conosce: nello sport vince molto, a cominciare dalla McLaren per continuare con il ciclismo. Nell’atletica ha sponsorizzato il tentativo di Kipchoege (riuscito) di correre la distanza della maratona sotto le due ore, anche se il record non poteva essere omologato non essendo stato ottenuto in una gara.
Ma l’altro punto forte del team è lo skipper sir Ben Ainslie, il velista olimpico più vincente con un argento nel 1996 seguito da 4 ori consecutivi. Ben Anslie è gia stato skipper del team britannico nel 2017 a Bermuda. Una sfida non particolarmente fortunata, viziata da evidenti errori progettuali. Benché questa volta ci sia la collaborazione con la McLaren non sembra che le cose stiano andando particolarmente bene. La prima barca costruita era insolita e originale con soluzioni che hanno lasciato molti a bocca aperta, ma a quando pare le prestazioni non sono state all’altezza delle aspettative e così la seconda (che si chiama Britannia, contenendo nel nome Rita che è stato sempre il nome degli scafi con cui Ben Ainslie ha vinto le medaglie olimpiche) è completamente diversa, ma già prima delle regate di allenamento la barca ha avuto dei problemi: non ha partecipato ai primi test sulle partenze, tornando ad allenarsi cinque giorni più tardi. Perché bisogna ricordare che la tecnologia più è sofisticata più è fragile. E questo sarà uno dei tempi delle prossime regate, non solo quelle della Christmas Cup, ma anche della Prada Cup e poi dell’America’s Cup. In Inghilterra intanto cominciano ad affiorare critiche feroci nei confronti del team e della sua gestione: una delle accuse più dure è di essersi lasciati scappare Jimi Spithill, il velista australiano che è su Luna Rossa Prada Pirelli (era già stato timoniere nel 2007a Valencia) e che proprio con Ben Anslie era stato protagonista del come back, la rimonta, di Oracle contro Team New Zealand nel 2013 a San Francisco.

Sicuramente sarà un inverno a velisticamente eccitante, anche se da questa edizione molti vorrebbero vedere rinascere una Coppa America nuovamente popolare. Al via ci sono tre sfìdanti e un defender fortissimi, il meglio che si possa avere, ma è come se al via del campionato di Formula Uno ci fossero solo Mercedes, Ferrari, RedBull e Renault. Chi sarebbe veramente contento? Ogni team ha le sue idee da applicare in caso di vittoria, il problema principale resta la riduzione dei costi che questa volta ha superato ogni limite. Nessuno lo riconoscerà mai, ma si parla di budget non lontani dai 150milioni di dollari. Il clima in Nuova Zelanda è caldo, soprattutto dopo le regate di prova cui abbiamo accennato, la stampa è scatenata a favore dei beniamini di casa. Va detto che dei tre sfidanti l’unico considerato veramente all’altezza è proprio Luna Rossa Prada Pirelli, ma ogni pronostico per ora è fantasioso.
Tutte le regate in italia si potranno vedere in diretta su Rai2 e su Sky che dedicherà un canale all’evento. Ma OA Sport non sarà impreparata!

Stefano Vegliani

Foto: ufficio stampa Luna Rossa

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