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Ciclismo, Fabio Jakobsen: “Vedevo solo sangue. Dopo l’incidente, il buio”

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Il 2020 per Fabio Jakobsen è stato un anno a dir poco complicato. Il ciclista della Deceuninck-QuickStep ha avuto un terribile incidente con Dylan Groenewegen nel finale di una tappa del Giro di Polonia. Una caduta tremenda che ha fatto temere tutti per la sua incolumità. A distanza di mesi da quel terribile giorno, Jakobsen per la prima volta ha deciso di raccontarsi in un’intervista rilasciata al Thijs Zonneveld.

Per la maggior parte dei ciclisti è stata la prima gara dopo la pausa legata alla pandemia. Conoscevo bene il tracciato, avevo corso la gara l’anno prima. A sinistra, a destra, poi dritto attraverso Katowice. Il traguardo era dove era sempre stato: in leggera discesa. Sono stato fino all’ultimo chilometro dietro ai miei compagni di squadra Davide Ballerini e Florian Sénéchal. Questa è l’ultima cosa che ricordo. Tutto quello che segue è vuoto“.

Si perchè la terribile caduta ha provocato un profondo trauma al povero Jakobsen:Il mio compagno di squadra Florian si è precipitato in mio aiuto. Mi ha visto sdraiato sull’asfalto, circondato da barriere crollate. C’era sangue ovunque. Le altre persone presenti non hanno fatto nulla: sono rimasti troppo scioccati da quello che mi era accaduto. Florian ha notato che stavo soffocando nel mio stesso sangue. Non riuscivo a muovermi, ha visto il panico nei miei occhi. Di riflesso mi sollevò un po ‘la testa, in modo che il sangue potesse scendere. È tutto quello che riesco a ricordare, la memoria si ferma qui“.

Un racconto veramente toccante quello del corridore della Deceuninck-QuickStep. Jakobsen nella sua intervista ha sottolineato, inoltre, di essere consapevole che le sue condizioni di salute erano estremamente delicate: “Nel mio terzo giorno in terapia intensiva ho capito che potevo farcela. È stato allora che ho pensato: se non ho ancora preso a calci il secchio, probabilmente non succederà. Mi ha anche aiutato il fatto che Yvan Vanmol sia venuto a trovarlo. Mi ha spiegato cosa era successo e come stavo andando. Era in piedi accanto al letto con le lacrime agli occhi. Potrei dire dallo sguardo nei suoi occhi quanto fosse brutto“.

I danni riportati dal 24enne nativo di Heukelum sono stati moltissimi: “Contusione cerebrale. Cranio fratturato. Naso rotto. Palato rotto e lacerato. Dieci denti andati. Parti della mia mascella superiore e inferiore sono scomparse. Tagli in faccia. Un grosso taglio nel mio padiglione auricolare. Pollice rotto. Contusione della spalla. Contusione polmonare. Il nervo della mia corda vocale ha preso un colpo. Glutei fortemente contusi. Il primo impatto è stato con la mia faccia, poi ho colpito quell’uomo con il sedere. Qual è stata la mia fortuna: ho un sedere piuttosto grosso. Questo è anche il punto in cui ho avuto grandi piaghe da decubito nella prima settimana in ospedale. Non sono stato in grado di stare seduto per quattro settimane“.

Guardando al futuro Jakobsen spera di poter ritrovare la migliore condizione fisica possibile: “Finora non è stato trovato nulla che possa limitare le mie prestazioni. Il mio corpo ha subito un duro colpo. C’è la possibilità che non sarò in grado di dare il 100%, ma non lo saprò finché non ci proverò. Il nervo della mia corda vocale sembra guarire bene. Questo è importante perché le corde vocali devono essere in grado di muoversi quando respiro. Ma cosa succede se guarisce solo per il 98% e non per il 100%? Non farà la differenza quando corri per diletto, ma cosa succede se sei impegnato in uno sprint nel WorldTour? Vedremo“.

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Foto: Sigrid Eggers | Deceuninck – Quick-Step Cycling Team

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