Ciclismo
Ciclismo, il 2020 dell’Italia: Filippo Ganna e Giacomo Nizzolo, trionfi di peso. Ma che penuria nelle corse a tappe…
Il 2020 dell’Italia del ciclismo su strada è stato indubbiamente un anno dal sapore agrodolce. Da un lato c’è stata la gioia per l’esplosione, anche in questo segmento del ciclismo, di Filippo Ganna, il quale ha vinto il titolo mondiale a cronometro e quattro tappe al giro, e per alcuni bei risultati nelle corse di un giorno, come il successo di Giacomo Nizzolo ai campionati Europei e il secondo posto di Matteo Trentin alla Gand-Wevelgem. Dall’altro, però, non può non saltare all’occhio il fatto che il Bel Paese abbia fatto la peggior annata della sua storia nei grandi giri. Nessun azzurro, infatti, è riuscito ad arrivare tra i primi cinque di una corsa a tappe di tre settimane.
Nella prima parte degli anni ’10, l’Italia ha vissuto un periodo particolarmente arido nelle corse di un giorno. Al contrario, nelle corse a tappe, con il faro Vincenzo Nibali e corridori come Fabio Aru, Domenico Pozzovivo e il compianto Michele Scarponi, è stata una presenza costante in cima alle classifiche generali. Con lo Squalo dello Stretto e Pozzovivo ormai giunti alla fase finale delle loro carriere e un Aru che, da qualche anno, pare essersi smarrito, il Bel Paese, ora, è rimasto senza atleti capaci di stare nei piani alti dei Grand Tours.
Fausto Masnada e Mattia Cattaneo, il primo al Giro d’Italia e il secondo alla Vuelta, hanno dimostrato di avere le qualità per giocarsi un posto in top-10 nelle corse a tappe di tre settimane, ma pare assai complesso, per loro, puntare a qualcosa in più. Damiano Caruso, invece, che è arrivato decimo al Tour de France, è un uomo di trentatré anni, il quale ha probabilmente raggiunto quest’anno il massimo risultato della sua carriera. Forse la notizia più bella, su questo versante, per il Bel Paese arriva dal Giro d’Italia U23, ove Kevin Colleoni, con il suo terzo posto finale, è stato il primo corridore nostrano ad arrivare sul podio della manifestazione da quando questa è rinata nel 2017.
Nelle gare in linea, invece, oltre ai sopraccitati Nizzolo e Trentin, l’Italia, nel 2020 l’Italia ha trovato ottimi risultati da Davide Formolo e Alberto Bettiol, ormai due certezze. Il veneto è arrivato secondo alla Strade Bianche, mentre il toscano si è piazzato al quarto posto sia nell’appena citata corsa senese che alla Gand-Wevelgem. Molto bene, infine, hanno fatto anche Giulio Ciccone, il quale ha colto la quinta piazza al Giro di Lombardia, Sonny Colbrelli, giunto quarto alla Freccia del Brabante, il giovanissimo Andrea Bagioli, che si è piazzato al quinto posto al Giro dell’Emilia e al settimo alla Freccia del Brabante e Alessandro Covi, anch’egli protagonista alla Freccia del Brabante con un nono posto, ma capace anche di arrivare secondo al Giro dell’Appennino.
La notizia più brutta per il pedale azzurro, però, è la miocardite di Diego Ulissi. Proprio non ci voleva un problema del genere per il corridore toscano che da un paio d’anni a questa parte aveva ulteriormente alzato il suo livello ed era diventato una costante nell’ordine d’arrivo delle gare di spessore. Nel 2020 Diego è arrivato secondo al Tour Down Under, nono allo UAE Tour, quinto al Giro di Polonia, secondo al Gran Piemonte, terzo al Giro dell’Emilia, primo al Giro del Lussemburgo e ha vinto due tappe al Giro d’Italia. Risultati, questi, che gli avevano permesso di essere l’unico azzurro in top-10 nel ranking UCI.
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Foto: Lapresse