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Ciclismo, Letizia Paternoster: “Il 2020 è stato l’anno più brutto della mia vita sportiva. Penso alle Olimpiadi di Tokyo e alla vittoria”

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Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta“, con questa parole si riesce a identificare un club calcistico in Italia tanto seguito. Ci si riferisce alla Juventus. Ma la vittoria cosa rappresenta per un atleta? La sublimazione dei propri sacrifici e ciò che dà un senso alla propria attività agonistica. Una risposta del genere arriva da chi sogna di diventare la numero uno nel ciclismo e considerati il talento e la giovane età si può ben sperare. Il pensiero va a Letizia Paternoster, classe ’99, che che sicuramente quest’anno lo vorrà dimenticare per tanti motivi.

Il rinvio di un anno delle Olimpiadi di Tokyo per via della pandemia è stato un’opportunità per lei e per le sue compagne di squadra in termini di tempo di crescita. Lei, argento nell’Omnium e doppio bronzo nel quartetto e nell’Americana, però tanti guai ha dovuto passarne: “L’anno più brutto della mia vita d’atleta. Torno dalle vacanze, finisco sotto una macchina e mi rompo un polso. Per fortuna riesco a correre i Mondiali: argento nell’Omnium e bronzo nella Madison con Elisa Balsamo. Torno, il lockdown. Subito devo fermarmi per un dolore al ginocchio sinistro. Altri due mesi senza bici, con troppi discorsi strani, cattiverie. Le persone parlano senza sapere. Dicevano: ecco, vedi è finita, sparita. Io facevo fatica anche ad andare a fare la spesa, mi faceva male pure camminare“, le parole di Letizia, intervistata da La Gazzetta dello Sport.

Niente vacanze, dunque, per Paternoster: “Adesso voglio solo pedalare“. Momenti difficili però che le hanno dato qualcosa: “Ho le spalle più larghe. Devo ringraziare Dario Broccardo, ha sempre creduto in me. E Dino Savoldi, che mi sta dando una forza incredibile, ci stiamo allenando bene a Montichiari. Io, intanto, pensavo in quei momenti alle grandi atlete che si sono dovute rialzare, a Deborah Compagnoni e Lindsay Vonn. Inutile dire quanto ci tengo a queste Olimpiadi, soprattutto dopo aver rischiato di perderla. Dal 9 gennaio vado in ritiro in Spagna con la Trek-Segafredo, poi due settimane con la Nazionale sull’Etna. Ho già un programma in corse su strada, ma l’obiettivo ovviamente la pista. Voglio farmi trovare pronta per tutte le tre specialità: Omnium, Madison e quartetto. Poi deciderà il CT. Il sogno? Andare sul gradino più alto del podio. Lo sogno davvero, non solo a occhi aperti. E’ bellissimo. Ma è anche un tormento perché a un certo punto mi sveglio“.

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Foto: LaPresse

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