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Formula 1

F1, perché la Ferrari non vince più ed ha perso prestigio, posizioni e peso politico

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Per la terza volta nella storia la Ferrari ha concluso una stagione di F1 non andando mai in testa (i precedenti erano state le annate 1973 e 1992). Si parte da questo dato (Michele Merlino, Sky Sport) per commentare un campionato del mondo di F1 molto negativo per la Rossa. Il 12° e 13° posto a Yas Marina (Abu Dhabi) del monegasco Charles Leclerc e del tedesco Sebastian Vettel (all’ultima gara coi colori di Maranello) sono stati l’emblema di un anno da cancellare non solo per il Covid-19. Il sesto posto nella classifica dei costruttori, alle spalle di Mercedes, Red Bull, McLaren, Racing Point e Renault, ha descritto in maniera chiara quello che non è andato.

Un 2020 da incubo e umiliante, con le macchine spesso doppiate e i piloti costretti ai numeri da circo per ottenere dei risultati al di fuori della “confort zone“. Vengono in mente soprattutto le prestazioni di Leclerc, in grado di stupire nel time-attack, ma non premiato per il suo essere sempre molto aggressivo in gara per via di qualche errore di troppo. Del resto, il comportamento di Charles, eccessivo in alcuni casi, era senza dubbio indotto da una monoposto che di chance per eccellere non ne dava e quindi ogni occasione poteva essere buona per far qualcosa di meglio. L’ottavo posto del monegasco (98 punti) e il 13° di Seb (33 punti) nella classifica piloti pongono ulteriormente l’accento su questa disfatta.

Una situazione figlia di un progetto sbagliato (macchina) e di una gestione del Reparto Corse che mai ha convinto. La SF1000, ovviamente, è il principale problema. Una macchina lenta per un motore “depotenziato” rispetto al 2019 e una capacità di generare carico aerodinamico inesistente. In sostanza, se la SF90 era nata come una monoposto in grado di vincere solo sui tracciati super veloci, questa era una versione di quella dell’anno scorso senza le incredibili qualità del propulsore. Pertanto, un pacchetto tecnico inefficiente, che gli attuali regolamenti non hanno permesso e non permetteranno nel 2021 di modificare completamente. Ricordiamo infatti che alcune parti essenziali, come il telaio, rimarranno tali anche l’anno venturo, e la Rossa non potrà fare altro che puntare le proprie fiches su un nuovo motore e un nuova aerodinamica, abbinati a un retrotreno profondamente rivisto (nuovo cambio).

Il secondo aspetto è a livello dirigenziale. Mattia Binotto non pare dare quelle certezze nel ruolo di Team Principal, soprattutto dal punto di vista caratteriale. Non è un caso che la riorganizzazione che si sta conducendo (modello verticale e l’addio di Simone Resta) sia all’insegna del budget cup, vedi anche l’addio di Vettel in favore dell’arrivo di Carlos Sainz, e della semplificazione di certi ruoli. Tuttavia, la sensazione è che qualcuno di grande esperienza e carisma manchi e l’uscita di scena di Louis Camilleri (amministratore delegato) renderà necessari alcuni pensieri a riguardo per non ripetere il disastro di questa stagione a livello sportivo.

In questo senso, le dichiarazioni dello stesso Binotto relative alla monoposto 2021 non promettono nulla di buono, parlando di aspirazione “terzo posto” nella graduatoria dei marchi. Questione, quindi, di mentalità perdente? Forse un po’ sì.

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Foto: Lapresse

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