Formula 1

F1, quando tornerà a vincere la Ferrari? Instabilità societaria e mancanza di un progetto: i tempi si prospettano lunghi…

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A Maranello regna il caos. Sono state ore tempestose quelle per il Cavallino Rampante, alla vigilia del weekend dell’ultimo round del Mondiale 2020 di F1 ad Abu Dhabi. La notizia più importante delle ultime ore è la seguente: le dimissioni di Louis Camilleri con effetto immediato dal ruolo di amministratore delegato e membro del CdA di Ferrari. Un annuncio arrivato dalla stessa Casa di Maranello, con il presidente esecutivo John Elkann che: “Prendendo atto con dispiacere di tale decisione, ha annunciato che assumerà la carica di amministratore delegato ad interim, mentre il Consiglio di Amministrazione della Ferrari gestirà il processo già avviato di identificazione del successore di Camilleri“.

Secondo quanto riportano le cronache, Camilleri avrebbe contratto il Covid-19, costretto al ricovero in ospedale (secondo Andrew Benson della BBC). Fortunatamente, ora è a New York e la situazione sembrerebbe essere migliorata. In questo contesto in evoluzione, il manager ha voluto sottolineare quanto sia stato un privilegio lavorare per la Rossa: “La mia ammirazione per gli straordinari uomini e donne di Maranello, per la passione e la dedizione che mettono in tutto ciò che fanno è illimitata. Sono orgoglioso dei numerosi risultati raggiunti dalla società dal 2018 e so che gli anni migliori della Ferrari devono ancora venire“.

E ora? La situazione non è di facile risoluzione e in vista del 2021 sono tanti i tasselli del puzzle da mettere al loro posto. In primis, oltre all’addio di Camilleri, sono da rimarcare le partenze del tecnico Simone Resta (direzione Haas) e del pilota tedesco Sebastian Vettel (direzione Aston Martin). Le uscite di scena dei due ultimi citati sono strettamente legate alla necessità di Ferrari di risparmiare, aderendo a quello che sarà uno dei tratti caratterizzanti del prossimo campionato: il “Budget cup“, ovvero il tetto di spesa.

La scuderia di Maranello, però, viene da un’annata che definire negativa è poco e questi cambiamenti pongono l’accento sulle criticità interne alla scuderia. In primis, c’è da chiedersi che cosa accadrà a Mattia Binotto, vista la carica di amministratore delegato vacante. Giova precisare che il ruolo citato ha rilevanza sicuramente nella parte sportiva, ma ancor di più nella produzione di un’azienda quotata in borsa. Il presidente Elkann ha assunto ad interim tale posizione, ma si tratta di una soluzione transitoria. E quindi i nomi che si sono fatti sono i seguenti:

Davide Grosso – Ex amministratore delegato di Converse, figura di riferimento del gruppo Nike, e già personaggio conosciuto per il mondo FCA grazie al ruolo di Chief operating officer (COO) in Maserati. In tanti lo vorrebbero ai vertici del Cavallino, come figura già inserita in FCA, per dare continuità a un progetto che, dopo la scomparsa di Sergio Marchionne, ha fatto fatica ad avere una chiara identità.

Alfredo Altavilla – Assunto alla Fiat nel 1990, rimase nel gruppo FCA fino a luglio del 2018, quando diede le dimissioni subito dopo la morte di Marchionne. All’inizio del 2020 è stato nominato presidente di Recordati, casa farmaceutica milanese, ma le improvvise dimissioni di Camilleri potrebbero riportarlo in FCA.

La terza opzione, merita un discorso a parte, ed è proprio rappresentata da Binotto. Come sappiamo, il Team Principal della Rossa in fretta e furia ha fatto ritorno in Italia, lasciando Abu Dhabi, per problemi di salute non legati al Covid-19. Da parte del Direttore Sportivo Laurent Mekies è arrivata una secca smentita che questa situazione sia in relazione con le dimissioni di Camilleri. Tuttavia, non è da escludere a priori che il menzionato Binotto possa essere tra i candidati, viste le sue capacità in termini organizzativi e le difficoltà invece nella figura da “racer” puro che invece il ruolo da Team Principal richiede.

In buona sostanza, c’è confusione e va trovata al più presto una via d’uscita perché, se la Ferrari vuol tornare competitiva, ha bisogno di stabilità. Le qualifiche di oggi ad Abu Dhabi sono state la rappresentazione di quanto ci si trovi a remare controvento e senza un asset societario stabile si fa davvero tanta fatica a intravedere la luce in fondo al tunnel.

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Foto: LaPresse

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