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Il miglior sportivo italiano del 2020 è…Filippo Ganna! OSCAR OA Sport: la top10 degli azzurri

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La pandemia ha stravolto il mondo in questo 2020 che ormai volge al termine. L’emergenza sanitaria ha cambiato le nostre vite e naturalmente i lockdown imposti dai vari Governi in questo anno così particolare hanno rivoluzionato anche l’universo sportivo, portando a una serie di cancellazioni e rinvii dei vari eventi. Su tutti, le Olimpiadi di Tokyo 2020 sono state posticipate di dodici mesi (si disputeranno dal 23 luglio all’8 agosto 2021). In un modo o nell’altro, però, alcune competizioni sono andate regolarmente in scena e gli italiani che hanno partecipato alle varie manifestazioni internazionali sono riusciti a mettersi in mostra.

Il miglior sportivo italiano del 2020, una perla degli Oscar di OA Sport, va pescato tra le discipline estive: un giovane fuoriclasse destinato a restare a lungo ai vertici e a farci sognare in grande. Tanti azzurri hanno ottenuto risultati di prestigio ed ecco che abbiamo selezionato una top-10, ovvero i migliori 10 azzurri di questa particolare stagione, prendendo in considerazione tutti gli sport (come nostra consuetudine). La graduatoria è in formato “combined”, ovvero comprende uomini e donne. Gustiamoci la nostra classifica tutti insieme sotto l’albero.

OSCAR OA SPORT 2020 – LO SPORTIVO ITALIANO DELL’ANNO (TOP-10):

DECIMO POSTO: ROLAND FISCHNALLER

La carta d’identità è un mero documento che traccia l’età anagrafica, non quella mentale e biologica. I numeri su un foglio bianco più o meno ingiallito sono dei banali segni, rune dimenticate nei meandri della psiche di chi è un sempreverde nel pieno del suo splendore, anche se a rigore di logica dovrebbe essere sul Viale del Tramonto.

E invece arriva l’Alba di una nuova era, proprio quando meno te la aspetti. Una seconda (o addirittura terza) giovinezza sportiva per un pilastro granitico, un colosso immarcescibile, una colonna portante dello snowboard italiano. Lo chiamano veterano o maestro, un esempio encomiabile di caparbietà, classe, tecnica, forza atletica che non si scalfisce col passare degli anni.

Perché Roland Fischnaller aveva 39 anni suonati quando la scorsa primavera alzò al cielo la Coppa del Mondo per la prima volta in carriera. Lo snowboard alpino era totalmente ai piedi dell’azzurro, al termine di una stagione da urlo in cui è stato il padrone indiscusso di questa specialità: vittorie a Bannoye, Cortina d’Ampezzo, PyeongChang e i secondi posti a Piancavallo e Rogla per imporsi nella classifica generale (PGS+PSL).

Il Campione del Mondo 2015 ha completato così l’agognato inseguimento alla Sfera di Cristallo, incurante degli inverni che passano in maniera ineluttabile. La motivazione di un ragazzino lo fa andare avanti e lui non molla, tanto che ha incominciato la nuova stagione a 40 anni e ha subito vinto a Cortina d’Ampezzo. Highlander cosmico.

NONO POSTO: GIACOMO NIZZOLO

Il fulmine a ciel sereno in una notte di mezza estate, l’uomo che si illumina di immenso dopo anni bui, l’atleta che riemerge e si inebria di gloria imperitura quando meno te lo aspetti. Il fuoriclasse che si inventa 72 ore da sogno, tre giorni da favola, il momento prolungato che vale una carriera intera. Lo fa dopo aver scollinato Ferragosto, nell’estate più surreale delle nostre vite, nell’anno più complicato, nel frangente più duro della storia del ciclismo.

Giacomo Nizzolo riesce in qualcosa di celestiale. Probabilmente si sarebbe fatto una grossa risata se glielo avessero detto a inizio stagione. Si allena duramente, nella sua testa inizia a balenare qualcosa di surreale ma bello, in sordina ci vuole provare: sa che è quasi impossibile, ma in quella settimana ha un motorino al posto delle gambe, ha una macchina chirurgica in sostituzione a una testa solida e fa centro, riscrivendo il palmares con due perle d’autore che segnano indelebilmente il 2020 del pedale azzurro.

Giacomo Nizzolo vince i Campionati Italiani il 23 agosto con una superlativa volata sul traguardo di Cittadella, riuscendo a regolare Davide Ballerini e Sonny Colbrelli. Si veste magnificamente di tricolore, ma non saprà che quella maglia non la indosserà mai più in gara. Già, perché tre giorni dopo si fa pilotare a meraviglia da un treno costruito su misura dal CT Davide Cassani e, in uno sprint al fulmicotone, si laureerà Campione d’Europa, riuscendo a sconfiggere Arnaud Démare: sì, in quel testa a testa davvero al cardiopalma, il ciclista più vincente al mondo nel 2020 si arrende al nostro portacolori.

Farà suonare l’Inno di Mameli per la terza volta consecutiva in ambito continentale, conquisterà la maglia blu-stellata e si distinguerà in gruppo al primo colpo d’occhio. E peccato per lo sprint d’apertura del Tour de France: indossare anche la maglia gialla sarebbe stato qualcosa di superlativo e avrebbe trasformato tutto in una Settimana da Dio. Il 31enne brianzolo è comunque entrato in una nuova dimensione e ci farà divertire, gli obiettivi già fissati per il 2021 sono particolarmente interessanti e l’asticella è fissata sempre più in alto dopo una doppia stoccata di questo calibro.

OTTAVO POSTO: JANNIK SINNER

È nata una Stella. Polare. Fissa. Luminosissima. Dalla potenza catarifrangente che supera i limiti massimi di qualsiasi parametro. Dall’impatto visivo inebriante, capace di avvolgere le retine dei nostri occhi e di offrire visioni paradisiache. Gesta sportive degne di un concorso di bellezza, colpi con una silhouette mozzafiato che creano quel senso di spaesamento misto ad appagamento. Stoccate funamboliche di un repertorio sconfinato e che non conosce limiti, in grado di catturare il cuore e di fare sognare la mente, spingendola verso lidi inesplorati, orizzonti impensati, mari insolcati.

Jannik Sinner ci ha riportato indietro nel tempo. Ha soltanto 19 anni ma, con giusto qualche spruzzata di un talento cristallino, ci ha fatto immaginare nuove epopee degne di giganti impareggiabili che hanno fatto la storia quasi mezzo secolo fa. L’Italia sembra avere davvero trovato il suo Messia del Tennis, invocato e aspettato per una vita intera. Forse lo scrigno pieno di lingotti d’oro sull’isola misteriosa è stato scovato dopo decenni di infruttuosa caccia al tesoro. A detta di tutti i big del circuito internazionale, l’altoatesino sembra essere un predestinato e in futuro potrebbe diventare numero 1 al mondo. Potrebbe essere lui l’uomo tanto desiderato per riportare uno Slam alle nostre latitudini.

L’allievo di Riccardo Piatti si rende protagonista di una meravigliosa cavalcata al Roland Garros, eliminando due big del calibro di David Goffin e Alexander Zverev. Arriva ai quarti di finale, dove tiene addirittura testa al padrone indiscusso della terra rossa di Parigi: serve addirittura per vincere il primo set contro Rafael Nadal, poi lo mette in difficoltà nel secondo parziale e si arrende a testa altissima, avendo spaventato il fenomeno spagnolo (poi scontato trionfatore del torneo).

Vincerà poi il torneo ATP 250 di Sofia, portando così a casa il suo primo trofeo nel massimo circuito internazionale. Numero 37 del ranking ATP, il futuro è tutto dalla parte di questo portento dalla classe sopraffina e dal cuore grande, sempre più amato dal grande pubblico e sempre più social, anche al di fuori dei campi da tennis.

SETTIMO POSTO: ELISA BALSAMO

Nell’anno più difficile della storia contemporanea, la piemontese esplode definitivamente e ribadisce di essere un autentico portento in sella alla sua bicicletta. Stiamo parlando di un prospetto dal futuro cristallino, ma che è già un fulmine nel presente e che ha già regalato gioie di lusso sopraffino a tutta l’Italia. Ha soltanto 22 anni e di fronte a sé ha diverse stagioni a disposizione in cui fare saltare il banco, portando sempre più in alto il tricolore. Elisa Balsamo può già fare affidamento su due gambe dinamitarde, grazie alle quale ha messo al tappeto in più occasioni il meglio del ciclismo internazionale e ha fatto suonare in più occasioni il sempre amato Inno di Mameli.

L’azzurra ha incominciato la stagione col botto ai Mondiali di ciclismo su pista dove, in coppia con l’affiatata compagna di squadra Letizia Paternoster, è riuscita a conquistare una pregevole medaglia di bronzo nella sempre affascinante Madison. E va ricordato che la ribattezzata Americana sarà presente alle Olimpiadi di Tokyo, dove Elisa Balsamo cercherà di essere assoluta protagonista la prossima estate. L’emergenza sanitaria ha stravolto la stagione e ha rimescolato l’intero calendario internazionale, limitando il numero di eventi in programma, ma l’azzurra ha subito togliersi altre soddisfazioni con la Nazionale dopo il lockdown.

Ha vinto gli Europei Under 23 su strada e poi, agli Europei Assoluti su pista che hanno chiuso quest’anno tormentato, si è esaltata letteralmente e si è messa al collo due medaglie d’oro. A Plovdiv, in terra bulgara, la 22enne ha dominato l’Omnium e poi, con un’esaltante rimonta, si è imposta anche nella Madison in coppia con Vittoria Guazzini. Se il buongiorno si vede dal mattino…

SESTO POSTO: ODETTE GIUFFRIDA

È come una cuoca che cucina una pietanza di cui non ricordavamo più il sapore, rimasto sopito nei meandri della nostra mente e di cui probabilmente non ricordavamo nemmeno l’esistenza. La laziale si mette ai fornelli, sceglie gli ingredienti giusti, li assembla alla perfezione, costruisce con cura un piatto magistrale e lo serve bello caldo a tutti gli appassionati di judo, pronto per essere gustato in tutta la sua prelibatezza.

Odette Giuffrida è stata una encomiabile chef stellata sul tatami di Praga, nella capitale della Repubblica Ceca si è laureata Campionessa d’Europa tra le 52 kg e ha così riportato il tricolore sul pennone più alto a livello continentale dopo addirittura 12 anni di assenza a livello femminile. Era dal 2008 che un’azzurra non trionfava in questa kermesse, bisogna tornare indietro fino ai tempi di Ylenia Scapin per ritrovare un sigillo di una nostra portacolori.

L’Inno di Mameli risuona per mano della 26enne che, dopo l’argento conquistato alle Olimpiadi di Rio 2016, sale per la prima volta sul podio continentale e si lancia con grande entusiasmo verso i Giochi a cinque cerchi della prossima estate. Indiscussa Imperatrice d’Europa al termine di una cavalcata spettacolare andata in scena il 19 novembre: ippon in apertura contro la polacca Karolina Pienkowska, poi waza-ari sulla svizzera Fabienne Kocher, maestoso ippon in semifinale sulla spagnola Estrella Lopez Sheriff e poi il vincente waza-ari contro la sempre ostica rumena Andrea Chitu in un tiratissimo atto conclusivo.

A tutto questo aggiungiamo anche il secondo posto nel Grand Slam di Parigi (8 febbraio), prima della lunga sosta forzata dovuta all’arrivo di un killer silenzioso che ha cambiato le nostre vite. Tokyo la sta aspettando e tra sette mesi si cercherà qualcosa di ben più sostanzioso rispetto all’argento di quattro anni fa. Odette Giuffrida è ormai entrata in una nuova dimensione e ora sogna sempre in grande, con la sua perentoria lucidità e una grinta inscalfibile.

QUINTO POSTO: ENEA BASTIANINI

L’uomo che permette all’Italia di vincere un titolo iridato nei motori anche in questa stagione. Campione del Mondo della Moto2 al termine di un’annata esaltante, durante la quale ha compiuto un deciso salto di qualità e ha mostrato tutta la sua qualità di guida. Al secondo anno nella categoria si è consacrato con grande maestria, risultando il migliore in un 2020 così complicato e particolare: la lunga sosta forzata dovuta al lockdown, poi la ripartenza in estate, un ritmo serrato e le gare soltanto in Europa, praticamente senza pubblico.

L’alfiere dell’Italtrans Racing è stato impeccabile: i tre Gran Premi vinti (Andalusia, Repubblica Ceca, Emilia Romagna), accompagnati da altri quattro podi (un secondo posto e tre terzi) e da una serie di piazzamenti positivi a punti gli hanno permesso di alzare le braccia al cielo e di cingersi la testa con la corona più attesa dopo una serratissima battaglia con Luca Marini, Sam Lowes e Marco Bezzecchi durata per tutte le 15 gare in programma.

Il romagnolo spegnerà 23 candeline il prossimo 30 dicembre, ma il suo regalo di compleanno è già arrivato da qualche mese con la firma sul contratto della Ducati per il passaggio in MotoGP nel 2021: il salto di categoria è giunto in maniera repentina, ora bisognerà confermarsi anche tra i grandi e mostrare tutta la sua qualità tecnica. Dopo i sigilli di Franco Morbidelli nel 2017 e di Francesco Bagnaia nel 2018, la categoria di mezzo torna ad avere un padrone tricolore.

QUARTO POSTO: MICHELA MOIOLI

Uno dei talenti sportivi più cristallini che si vedono alle nostre latitudini, una ragazza che nel giro di brevissimo tempo è diventata la perfetta incarnazione dello sportivo moderno: fortissima in pista, come dimostrano i suoi risultati di lusso ottenuti in serie, simpaticissima nella vita di tutti i giorni, con una personalità trascinante e travolgente, il tutto accompagnato da una lucidità tecnica e dalla voglia continua di migliorarsi. Un autentico portento di rara bellezza agonistica e non.

L’anno di Michela Moioli è incominciato col botto perché ha vinto la Coppa del Mondo di snowboardcross al termine di una stagione dominata in lungo e in largo. La terza Sfera di Cristallo di una carriera già divina è arrivata grazie a tre vittorie (Cervinia, Big White, Veysonnaz) e tre secondi posti. La Campionessa Olimpica ha alzato al cielo il trofeo dopo le affermazioni del 2016 e del 2018, umiliando tecnicamente tutte le sue avversarie più quotate.

Il 2020, però, è purtroppo proseguito con le lacrime. La provincia di Bergamo è stata quella più colpita dalla prima ondata della pandemia e Michela ha purtroppo dovuto salutare per sempre la sua amata nonna, senza purtroppo riuscire a salutarla per un’ultima volta. Un autentico dramma per la 25enne, che deve ancora iniziare la nuova stagione visto che le gare di snowboardcross non inizieranno prima di gennaio (ci sarà anche una prova cittadina a Bergamo, dove vorrà trionfare in casa).

TERZO POSTO: DOROTHEA WIERER

Da pioniera immarcescibile e rivoluzionaria a Regina di Cuori. Una ragazza meravigliosa che passo dopo passo, colpo dopo colpo, vittoria dopo vittoria è riuscita a fare sfondare il biathlon alle nostre latitudini e a portarlo in nuova dimensione. Fino a pochi anni fa era uno sport oggettivamente poco conosciuto in Italia, poi è arrivata una Cenerentola Bionda dall’immenso talento e dalla bellezza folgorante. Tutto è cambiato nel volgere di poco tempo, per merito di una vera e propria gigante sportiva: tiratrice impeccabile e magistrale con la sua perentoria rapidità al poligono e una precisione chimica nel coprire i bersagli; tonica sciatrice, con una grinta e una tigna decisamente fuori dal comune.

Il suo 2020 è stato da incorniciare, proprio come lo era stato il 2019. Se vincere è difficile, ripetersi lo è ancora di più. Non per Dorothea Wierer, la donna delle missioni impossibili. È ancora lei a vincere la Coppa del Mondo generale, per la seconda volta consecutiva: era da i tempi della svedese Magdalena Forsberg (sei sigilli tra il 1997 e il 2002) che una ragazza non riusciva a infilare una doppietta. La gloria della 30enne è però giunta in particolar modo ai Mondiali casalinghi, quelli nella sua Anterselva: per la prima volta nella storia, un biathleta (uomo o donna non fa la differenza) è riuscito a trionfare nel luogo in cui è agonisticamente nato e cresciuto, a pochi passi da casa.

L’altoatesina è stata la protagonista indiscussa di quella rassegna iridata, facendo esplodere l’Arena ed espandendo la musica del biathlon in ogni dove. Trionfa nell’inseguimento con una prestazione leggendaria, fa trasalire con una magia dorata nell’individuale, sfiora un clamoroso tris nella mass start dove soltanto uno sfortunato finale le impedisce di salire sul gradino più alto del podio (sarà d’argento). E la nuova stagione è ripartita ancora col botto, con l’affermazione nell’individuale di Kontiolahti, anche se qualche risultato al top non nelle gare successive la costringe ora a inseguire in classifica generale. Ha la fame di una cannibale e vuole continuare a stupire con il talento di una predestinata capace di aprire il libro dei sogni e di scrivere le più belle favole della buona notte.

SECONDO POSTO: FEDERICA BRIGNONE

Il gusto della prima volta. Quel fascino indelebile di chi compie un’impresa al di fuori della realtà ed entra per sempre nel mito. L’imperscrutabile tocco fatato di una ragazza capace di sublimarsi in una nuova dimensione, di diventare Regina delle Nevi, di spalancarsi le porte dell’immortalità sportiva. Basta una semplice frase per comprendere appieno l’aura di grandezza che avvolge la valdostana da qualche mese: la prima italiana a conquistare la Coppa del Mondo generale di sci alpino.

La Sfera di Cristallo “overall” sembrava essere un enorme tabù alle nostre latitudini, qualcosa di inafferrabile per un’azzurra, un premio troppo grande per poter essere acciuffato da una nostra connazionale. Federica Brignone ha semplicemente riscritto la storia dello sport alle nostre latitudini, lo ha fatto nella specialità invernale più praticata e più seguita, quella con il maggior impatto a livello mediatico. Neanche Deborah Compagnoni e i mostri sacri erano riusciti in un’impresa del genera. In passato soltanto Gustav Thoeni (1971, 1972, 1973, 1975), Piero Gros (1974) e Alberto Tomba (1995) si spinsero tanto in alto.

Ci ha pensato Federica Brignone a 29 anni (le trenta candeline le avrebbe poi spente in estate) in una stagione da incorniciare. Cinque gare vinte (tra cui il gigante del Sestriere a cui teneva tantissimo), cinque secondi posti, una terza piazza e Coppa del Mondo generale in tasca insieme anche a quelle di gigante e di combinata. Semplicemente memorabile per l’eternità.

PRIMO POSTO: FILIPPO GANNA

Il Dio del Tempo, Crono impersonificato, l’uomo che padroneggia una delle più grandi variabili della vita umana. Il padrone indiscusso delle lancette, un Albatros capace di volare a velocità stratosferiche e di regalare emozioni imperiture e immortali. Immortali come la sua concentrazione, la sua caparbietà, la sua capacità di migliorarsi, la sua classe in bicicletta, il suo talento innato nel gestire con maestria uno degli sforzi più ancestrali del pedale, quello della sfida contro se stesso e quel tempo. Dannato tempo che fugge e non torna più, ma che un fenomeno inimitabile è riuscito a fare suo, impossessandone in una stagione da incorniciare ed entrando per sempre nel mito del pedale alle nostre latitudini.

Filippo Ganna si è laureato Campione del Mondo a cronometro in quel di Imola, portando per la prima volta in Italia il titolo iridato di specialità, annichilendo una concorrenza di lusso che è stata incapace di tenere testa alle drenate del piemontese. Indossando la maglia arcobaleno è riuscito conquistare la cronometro d’apertura al Giro d’Italia, ha vestito la maglia rosa ed è stato immenso protagonista nella Corsa Rosa, vincendo ben quattro tappe: non soltanto le tre prove contro il tempo, ma anche una frazione in linea con addirittura una salita impegnativa, riuscendo a trovare la fuga da lontano per imporsi in solitaria a Camigliatello Silano. E non è soltanto un individualista sopraffino, ma è anche un eccellente uomo squadra, perché ha contribuito a guidare Tao Geoghegan Hart verso la conquista del Trofeo Senza Fine.

Se in strada è un provetto, è la pista ad avere dato i natali a questo gigante buono di 24 anni. Top Ganna, ribattezzato in questo modo per ricordare il film cult degli anni ’80, si è laureato Campione del Mondo nell’inseguimento individuale per la quarta volta in carriera: dopo le apoteosi del 2016, 2018, 2019 è riuscito a piazzare il sigillo anche a Berlino, poco prima del lockdown. Lo ha fatto col nuovo record del mondo sui quattro chilometri, ovvero l’esorbitante 4:01.934.

Soltanto il dannato Covid-19 gli ha impedito di concludere l’anno col botto, togliendogli la possibilità di partecipare agli Europei su pista: c’erano tutti i crismi per ritoccare quel primato, mettere in bacheca nuove medaglie e avvicinare il muro dei 4 minuti. Tutto rimandato a un prossimo futuro, nel 2021 ci sono le Olimpiadi nel mirino. E il Record dell’Ora non è soltanto una fantasia, come non lo è la possibilità di lottare per un risultato importante in una grande corsa a tappe…

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Foto: Lapresse

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