Judo
Judo, Odette Giuffrida: “Sono maturata. Ho bisogno di affrontare la Abe prima delle Olimpiadi”
Odette Giuffrida è da diverse stagioni la punta di diamante del judo italiano, almeno per quanto riguarda il settore femminile, ma nell’ultimo biennio l’azzurra è diventata definitivamente una solida realtà anche a livello globale nella categoria fino a 52 kg. Dopo la splendida medaglia d’argento alle Olimpiadi di Rio 2016 e 16 podi complessivi ottenuti nel World Tour (tra Grand Prix, Grand Slam e World Masters), lo scorso 19 novembre è arrivato anche il primo titolo europeo senior in quel di Praga. Quarta nel ranking mondiale dei 52 kg e ormai certa della qualificazione olimpica a Tokyo, la 26enne judoka romana del Centro Sportivo Olimpico dell’Esercito ha raccontato a OA Sport il percorso che l’ha portata sul gradino più alto del podio continentale, in attesa di affrontare tra un paio di settimane (per l’esattezza l’11 gennaio) il World Masters 2021 a Doha.
Odette, il tuo 2020 agonistico si è concluso lo scorso 19 novembre con la storica medaglia d’oro europea ottenuta a Praga. A poco più di un mese di distanza, qual è la prima immagine che ti viene in mente ripensando a quella giornata?
“La prima immagine è quando sono scesa dal tatami dopo la finale, perché in quel momento mi è passato davanti agli occhi tutto quello che era successo in precedenza. Ho sentito proprio l’orgoglio di avercela fatta, dopo averlo dichiarato apertamente a tutti e a me stessa soprattutto“.
L’Europeo è stato il coronamento di una stagione molto complicata e stravolta a causa della pandemia, in cui hai disputato solo due gare a livello internazionale. Come ti senti rispetto a 12 mesi fa, dal punto di vista fisico e mentale?
“In questo periodo siamo in preparazione per il Master, che si disputerà ai primi di gennaio, ma purtroppo anche in questa gara il percorso di avvicinamento è un po’ difficile. Le palestre adesso sono chiuse, dobbiamo fare il peso e ci sono le feste, quindi ci stiamo allenando come quando eravamo in quarantena all’inizio della pandemia. Stiamo cercando di stringere ancora di più il regime alimentare per fare il peso, poi dal 2 siamo in ritiro e possiamo allenarci di nuovo insieme. Dopo cinque giorni però partiamo per la gara, quindi sarà un Master preparato non in modo normale. Fisicamente agli Europei ho sentito il fatto di aver riposato un po’ di più, perché le mie spalle stavano bene. Quando passi un anno normale, dove fai ogni due settimane una gara, ovviamente il fisico ne risente di più. Con la quarantena e la pandemia, magari sono riuscita a calmare qualche problema fisico. Mentalmente mi sento maturata, perché il riposo forzato mi ha portato comunque a riflettere molto e a farmi tante domande, oltre a vivere esperienze mai vissute prima anche in termini di preparazione di una gara. Quest’Europeo l’abbiamo preparato molto di testa, perché ci siamo dovuti allenare ben poco visto quello che era successo a Budapest e vista la quarantena obbligatoria che abbiamo dovuto fare. Non abbiamo potuto avere nemmeno un partner, eravamo cinque donne e potevamo allenarci solo tra di noi, quindi in un momento ti chiedi anche come puoi andare a fare così un Europeo. Poi in realtà mentalmente arriva quel momento in cui ti dici che ce la devi fare, perché te lo meriti e perché continuavamo a crederci nonostante tutto. Ho visto che quando lo vuoi tanto e ti alleni come vuoi, anche se in condizioni non ottimali, poi le cose arrivano. In conclusione, sono cresciuta molto mentalmente e fisicamente sto bene. Sto aspettando questo 2021“.
A Praga hai avuto la possibilità di gareggiare per la prima volta in una bolla con le nuove norme IJF Anti-Covid. Che esperienza è stata per te da quel punto di vista?
“Noi eravamo ancora un po’ traumatizzati da Budapest, quindi la paura di ripetere quell’incubo era alta, però personalmente ero molto tranquilla. Purtroppo è diventata la normalità, quindi non ho sentito particolari problemi. Ovviamente però è stato strano, anche per il fatto che il giorno dopo non potevamo andare a tifare per i nostri compagni. Anche quando uscivi dalla gara, durante il tuo giorno, dovevi ritornare in albergo e non potevi rimanere a guardare la fine della competizione. Tutti dovevano indossare la mascherina e potevi toglierla solo durante il riscaldamento, poi era assolutamente vietato uscire dall’albergo. Insomma, eravamo davvero molto controllati. All’inizio addirittura ci avevano detto di mangiare tutti i giorni pranzo e cena nella nostra camera, poi fortunatamente hanno fatto in modo che ci fosse a disposizione un ristorante sempre con tutte le attenzioni del caso. È stato strano, ma era l’ultimo dei miei pensieri in quei giorni“.
Tornando a Budapest e all’esclusione della squadra azzurra dalla gara (per quattro casi positivi al Covid nel team italiano registrati all’arrivo in Ungheria), quanto tempo hai impiegato per smaltire quella terribile delusione?
“Io mi sono sempre ritenuta un’atleta molto forte mentalmente, ma questa gara stranamente mi è pesata davvero molto. Non riuscivo proprio a levarmela dalla testa, anche perché l’aspettavo da così tanto tempo… Ero prontissima ed è stato brutto tornare a casa, lasciare i miei compagni là e stare di nuovo chiusi ad Ostia fino alla partenza per l’Europeo. È stato tutto assurdo e per me è stato molto difficile. Poi un giorno sono riuscita a sbloccarmi e mi sono concentrata solo su me stessa, eliminando qualsiasi distrazione che mi potesse riportare magari a quel giorno o che mi potesse togliere delle energie. Da quel momento in poi sono stata meglio“.
Dal secondo posto di Parigi al trionfo di Praga sono passati ben nove mesi. Quali sono state le tue primissime sensazioni in gara all’Europeo dopo un periodo così lungo di stop dalle competizioni?
“In realtà pensavo che mi pesasse di più. Pensavo di sentire di più quell’emozione, quando stai per combattere dopo tanto tempo e magari hai paura di un possibile blocco emotivo, invece è come se non fossero mai passati tutti quei mesi. Era come se fosse stato due settimane dopo Parigi, non ho sentito nessun tipo di ansia o di pensiero che mi ricordasse appunto di tutti quei mesi lontani dal tatami in una gara“.
Adesso il prossimo obiettivo è il Masters di Doha, dove sei stata invitata grazie al tuo 4° posto nel ranking mondiale dei 52 kg. Quali sono le tue aspettative in vista del primo grande evento della prossima stagione?
“Ovviamente vado lì per vincere. Sono felice perché in questo momento vado ad ogni gara per vincere, ma sento di dovermi confrontare con alcune atlete prima dell’Olimpiade. Vorrei combattere con la giapponese Abe, ma penso che anche questa volta loro non verranno. Ho lavorato molto su determinate cose con altre avversarie, quindi vado lì per vincere e spero di affrontare le più forti, in modo da vedere se il lavoro che sto facendo in vista di Tokyo sia giusto“.
Considerando la tua ottima posizione nel ranking, adesso puoi permetterti di selezionare le gare con maggiore serenità. In attesa di capire la composizione definitiva del calendario World Tour 2021, come pensi di impostare il tuo percorso agonistico di avvicinamento a Tokyo?
“Se ad esempio ai primi di gennaio al posto del Masters ci fosse stato un Grand Slam, personalmente non avrei partecipato. La preparazione non è ottimale, quindi se fosse stato un altro tipo di gara non sarei stata presente. Fortunatamente ho questa possibilità di decidere, grazie al ranking. Comunque io mi fido molto degli allenatori della Nazionale, quindi vedranno loro cos’è più giusto per me. Io sono sempre alla ricerca di incontrare determinate atlete, quindi per la prossima gara aspetto di vedere dove parteciperà Abe e ci vado anch’io (ride, ndr)“.
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Foto: IJF