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Luna Rossa non tramonta. Una scoppola salutare, ma l’America’s Cup è ancora lontana…

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Come la vogliamo definire? Una bella ripassata? Una sverniciata per dirla alla Guido Meda che commenta le regate su Sky (non l’ha detto)? Pronti via, nella regata inaugurale delle World Series che altro non sono che una prova generale della Prada Cup e dell’America’s Cup, Emirates Team New Zealand ha rifilato 3 minuti e spiccioli a Luna Rossa Prada Pirelli : chiamatela come volete, ma non rientra certo nelle prestazioni di cui andare fieri. Ma niente paura non è un colpo del KO, sicuramente i neozelandesi hanno una super barca, ma queste regate valgono come i test della Formula uno e della MotoGP, molte cose possono ancora cambiare.

Come si è visto dalle riprese tv Luna Rossa ha avuto qualche problema tecnico: appena è finita la regata si sono visti gli uomini dello shore team (i meccanici) salire a bordo con dei pezzi in mano. Basta un piccolo inghippo, tecnico o tecnologico, che questi scafi volanti vanno in affanno: i lunatici hanno dato l’impressione di navigare e manovrare meno bene che nelle regate di prova dei giorni scorsi, quando Team New Zealand era stato sempre davanti ma mai sopra il minuto. Va detto che nella giornata delle prime regate abbiamo visto tutta la prova, mentre nei giorni scorsi solo degli spezzoni; neppure sappiamo se la configurazione è la stessa (ci sono dei margini di modifica per foil flap e timone, che però non si possono sostituire un giorno con l’altro): tutto quello che vediamo è sperimentale. Ogni più piccolo particolare è studiato al computer, nel team progettuale c’è un analista delle performance che viene dalla MotoGP, per capire il livello. Barche a vela che raggiungono 50 nodi di velocità con neppure 20 nodi di vento vanno al di là di qualunque cosa si sia immaginata prima, con tutte le difficoltà di gestione e messa a punto del caso.

Una qualità indiscutibile Luna Rossa l’ha dimostrata: nelle partenze l’equipaggio è veramente forte. Se si parte mure a dritta (95 per cento dei casi) è Jimi Spithill che guida: un vero Killer. Partenza pari contro i padroni del campo di regata che però hanno difeso il lato sinistro dove hanno trovato un salto di vento che li ha avvantaggiati al primo incrocio quando le prestazioni delle due barche sembravano simili. Nella seconda regata contro gli inglesi, che poi si sono ritirati, la partenza di Luna Rossa è stata un capolavoro di tattica, non solo hanno fatto sedere gli avversari giù dai Foil, ma li hanno anche spinti fuori di confini del campo di regata obbligandoli a rimediare una penalità che li ha obbligati a stare fermi e ripartire solo nel momento in cui la barca italiana fosse stata a cinquanta metri di distanza.
Insomma è troppo presto per lasciarsi andare al pessimismo e fare pronostici definitivi. Anche perché l’ultima regata della giornata ha dimostrato che i neozelandesi non sono imbattibili, che anche la loro barca non è infallibile e indistruttibile. Dean Barker al timone di American Magic ha lasciato a terra gli avversari alla partenza (anche per i kiwi a volte qualcosa non funziona) e hanno sempre navigato dalla parte giusta del campo di regata mantenendo un buon vantaggio. Quando i neozelandesi si sono avvicinati (velocità e bordeggio imperfetto degli americani nell’ultima bolina) sono però incorsi nella penalità che gli ha impedito di consolidare il vantaggio. Ancora una volta nella discesa verso l’arrivo gli americani hanno tenuto duro. La prua davanti per 12 secondi è abbastanza per essere felici e di sponda rilanciare le ambizioni della barca italiana che ha sempre battuto gli americani nelle scorse regate informali. Il doppio incontro di domani tra Luna Rossa Prada Pirelli e American Magic promette emozioni.

Oggi c’è stato un bel vento, condizioni ideali, che ne momento di massima intensità si è avvicinato al limite dei 20 nodi. A gennaio, ma soprattutto a marzo, le condizioni dovrebbero essere più dolci: anche questo è un elemento di cui tenere conto nel valutare le prestazioni del primo giorno di regate ufficiali. Da lunedì i neozelandesi tornano a navigare in solitaria, mentre la Prada Cup sarà fondamentale per l’evoluzione. Insomma i kiwi non sono ancora su Marte.

Una riflessione finale riguarda gli inglesi, sulla carta i più ricchi con i loro 120milioni di sterline di budget (ma non credo che gli altri siano lontani) praticamente hanno passato più tempo giù da foil che volando e alla fine si sono dovuti ritirare dicendo che non sono sicuri di poter essere in mare per il secondo giorno di regate. Ma nessuno pensi di darli per finiti, anche non dovessero più navigare fino a domenica. Il problema che li ha costretti al ritiro è legato a un componente one design (uguale per tutti) che viene costruito dai neozelandesi. Sir Ben Ainslie ha detto in conferenza stampa: attenzione perché può succedere a tutti e bisogna pensare che in casi del genere il comitato di regata debba trovare una sorta di rimedio come far ripetere la regata, dare un giorno di recupero. Senza dimenticare che qualcuno potrebbe avanzare qualche dubbio sulla bontà del lavoro realizzato in Nuova Zelanda. Un fatto che apre scenari imprevedibili. Anche questo fa parte della Coppa America. Non si finisce mai di imparare, ma c’è sempre da divertirsi.

Stefano Vegliani

Foto: Luna Rossa Press

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