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MotoGP, Davide Brivio: “Si chiude un 2020 splendido per Suzuki, ho iniziato a credere al titolo dopo Aragon 1”

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Siamo ormai giunti alle ultime battute del 2020, un anno che, per quel che riguarda la MotoGP, ci ha regalato la clamorosa affermazione di Joan Mir. Lo spagnolo della Suzuki ha fatto suo il titolo della classe regina con Marc Marquez in contumacia, ma con pienissimo merito. Sarebbe stato sufficiente questo per delineare l’annata in maniera storica, se non avesse deciso di metterci il suo zampino anche la pandemia, che ha stravolto completamente calendario e piani.

“L’avvicinamento alla stagione è stato completamente diverso, dato che tutti eravamo in lock-down – spiega Davide Brivio, team principal di Suzuki –  Dopo i test in Qatar siamo dovuti rimanere tutti a casa. Ma devo dire che i nostri ingegneri non hanno mai smesso di lavorare. Anche durante il blocco, hanno tenuto riunioni, sviluppato componenti, analizzato i dati… Non si sono mai fermati. Poi abbiamo solo cercato di essere pronti per la ripartenza”.

Un campionato che ha preso il via il 19 luglio a Jerez, in vista di 4 mesi intensissimi. “Forse l’aspetto più difficile è stato che spesso abbiamo disputato tre gare di fila. Va bene, ci mancherebbe visti i presupposti, ma è complicato. Anche il fatto che abbiamo corso per due fine settimana di fila sulla stessa pista, penso che sia stato un vantaggio per i nostri avversari. Noi siamo abbastanza veloci quando si tratta di trovare l’assetto su un nuovo tracciato. Ma nel secondo fine settimana i rivali si sono sempre avvicinati e ci hanno reso la vita più difficile”.

Nonostante queste difficoltà è arrivato un trionfo splendido in una stagione che ha segnato diversi traguardi importanti per la casa nipponica. “Sapevamo che fosse il centesimo anniversario di Suzuki ed il sessantesimo anno nelle corse, ma abbiamo continuato a lavorare normalmente. Ecco perché non abbiamo sentito una pressione differente”.

Davide Brivio racconta quando ha iniziato sul serio a credere nel titolo, che mancava ormai dal lontano 2000 con Kenny Roberts Jr. “Personalmente, ho iniziato a pensare al Mondiale quando Joan Mir improvvisamente è salito in testa alla classifica dopo il primo GP di Aragon. Allora mi sono detto: Ok, ora non possiamo più nasconderci. Ora siamo sulla pista da ballo, e dobbiamo ballare anche noi”.

La concorrenza ha particolarmente elogiato la GSX-RR, la moto da battere? “Non so se sia una perfetta, ma penso che sia molto bilanciata in tutte le aree: ha un buon motore, un buon telaio e vanta un buon comportamento con le gomme. Ad ogni modo penso sia una combinazione tra mezzo e pilota. Perché i piloti imparano: Alex Rins era già molto bravo e Joan ha imparato a gestire le gomme, a guidare al meglio. La perfezione non esiste, ma abbiamo sicuramente un pacchetto buono ed equilibrato “.

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Foto: Lapresee

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