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MotoGP, la nuova avventura di Valentino Rossi alla Yamaha Petronas. Un team che può assecondare le richieste del n.46

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No, il momento del sipario non è ancora arrivato. Valentino Rossi l’anno venturo ci sarà per capire se ne varrà ancora la pena perché il capitolo finale della sua storia non è ancora stato scritto.

Sempre in sella a una M1 ufficiale (Team Petronas) il “Dottore” andrà in cerca di qualcosa di grande, perché il sogno del 10° titolo vive ancora dentro di lui. Sarà davvero possibile? Il partito degli scettici vanta sempre più iscrizioni e il 2020 ha rafforzato le argomentazioni della fazione citata. Un 15° posto finale a una vita dal campione del mondo Joan Mir rappresenta la cartina di tornasole di un’annata in cui il Covid-19 è stato il vero protagonista e anche lo stesso Valentino ne ha pagato le conseguenze, ricordando il doppio forfait ad Aragon (Spagna).

Si va dunque in nuovo team per trovare nuovi stimoli e capire se si è in grado di dar seguito al film, oppure se è meglio pensare ai titoli di coda. Le motivazioni per far bene ci sono, ma è chiaro che la convinzione nei propri mezzi si alimenta coi risultati. In questo momento in Yamaha c’è una situazione un po’ confusa. Non è un caso che il migliore della truppa di Iwata sia stato Franco Morbidelli, giunto secondo in campionato, il centauro su cui la scuderia giapponese ha creduto meno, tenuto conto del materiale a sua disposizione.

Ecco che il connubio tra il “Morbido” e Valentino potrebbe essere fruttuoso per entrambi: da un lato Rossi avrà uno stimolo di non poco conto come riferimento in pista; dall’altro Franco potrà giovare della grande esperienza del nuovo team-mate, forte dell’ottimo rapporto che hanno al di fuori della pista. E che secondo tempo sia allora, augurandoci che arrivino gli applausi nel momento in cui si metterà davvero la parola fine.

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Foto: LaPresse

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