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Perché l’Italia rischia di andare alle Olimpiadi di Tokyo senza inno e bandiera? I motivi
“Nessuno si augura sanzioni, sarebbe un danno di immagine spaventoso. Pensate alla Russia, paese top e non solo per lo sport, che non potrà partecipare con la propria bandiera né alle Olimpiadi di Tokyo né ai Giochi di Pechino. Non so se vi rendete conto della pesantezza della decisione, anche per i rapporti con Giappone e Cina. Ci auguriamo che chi ha l’onere e la responsabilità di trovare la soluzione quanto meno mantenga la parola perché ormai tutti sanno perfettamente il rischio che corriamo”.
Con queste parole il presidente del Coni Giovanni Malagò, nel corso di un’intervista concessa a Rai Radio 1, ha espresso tutta la sua preoccupazione circa il rischio molto concreto che l’Italia possa prendere parte alle prossime Olimpiadi di Tokyo nel 2021 senza inno e bandiera. La questione è decisamente ingarbugliata e riguarda l’autonomia del Comitato Olimpico Nazionale Italiano nella legge delega dello Sport.
Il Cio, infatti, potrebbe decidere di avviare un iter di sospensione del Comitato nostrano perché non conforme alla Carta Olimpica, una sorta di ‘Magna Carta’ composta da 6 capitoli e 61 articoli che contiene le regole e le linee guida per come si organizzano i Giochi e la governance del movimento a Cinque Cerchi.
Ebbene, allo stato attuale delle cose, il Coni viola due norme della Carta Olimpica citata:
– il paragrafo 5: “Le organizzazioni sportive aderenti al Movimento olimpico devono essere politicamente neutrali”.
– articolo 27 del paragrafo 7: “I Noc (Comitati olimpici nazionali) devono preservare la propria autonomia e resistere a pressioni di qualsiasi tipo, incluse quelle politiche, giuridiche, religiose o economiche che potrebbero impedire loro di adempiere alla Carta Olimpica“.
In una lettera dell’agosto 2019, il Comitato Olimpico Internazionale ha analizzato i punti che stridono con la Carta Olimpica: “Il Coni non dovrebbe essere ‘riorganizzato’ mediante decisioni unilaterali da parte del Governo. La sua governance interna e le sue attività devono essere stabilite e decise nell’ambito del proprio statuto, e la legge non dovrebbe avere per obiettivo un ‘micromanaging’ della sua organizzazione interna e delle sue attività”;
“le entità che compongono il Coni dovrebbero rimanere vincolate agli statuti del Coni, della Carta Olimpica e agli statuti delle organizzazioni sportive internazionali alle quali sono affiliate, e dovrebbero completamente rendere conto al Coni per ogni specifica assistenza finanziaria e tecnica che possono ricevere dal Coni (proprio come loro stesse devono rendere conto nei confronti delle relative autorità di Governo per fondi pubblici che possono ricevere dal Governo, ma ciò non significa che il Governo possa avere un ‘controllo’ specifico sulle stesse)”.
In questo senso, come riportato da agi.it, c’è la menzione della possibile sospensione “Se la Costituzione, la legge o altre norme in vigore nella Nazione in questione, siano ostacolo all’attività o alla libera espressione del Noc stesso”. Il presidente del Coni Thomas Bach a più riprese ha manifestato preoccupazione e una decisione verrà presa dall’Esecutivo del CIO il prossimo 27 gennaio.
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Foto: LaPresse