Sci di fondo

“Questo Erik Valnes rischia di essere un altro grosso problema per Federico Pellegrino” ‘L’ululato del Bubo” con Fulvio Valbusa

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La Coppa del Mondo di sci di fondo è cominciata da Kuusamo (Finlandia) con i fuochi d’artificio. In campo maschile Johannes Høsflot Klæbo e Alexander Bolshunov si sono subito presi a sberle, con il norvegese a uscire vincitore dallo scontro fra titani. Eppure, lo scandinavo ha subito un’inopinata sconfitta nella sprint. Fra le donne, Therese Johaug ha ribadito di essere la più forte, ma la nouvelle vague è sempre più vicina. In casa Italia c’è poco da festeggiare, ma per analizzare al meglio quanto accaduto sulle nevi finlandesi abbiamo sentito Fulvio Valbusa, che torna a sua volta in azione con la rubrica “L’ululato del Bubo”, dalla quale saremo accompagnati per tutto l’inverno.

Bubo, partiamo dalla sfida tra Klæbo e Bolshunov. Primo round al norvegese, che per di più ha messo al tappeto il russo nella prova distance. Cosa ci dici su questo duello?
“Grandissimo spettacolo sin dalla prima gara e credo che andranno avanti per tutta la stagione. Klæbo è stato quasi una sfinge, nel senso che ha sempre mantenuto un’espressione limpida e sicura di sé. Ha palesato un’intelligenza tattica seconda a nessuno. Sinceramente mi sembra cambiato, perché ha lavorato tanto per migliorare nelle gare distance e lo ha dimostrato ampiamente nella 15 km di sabato. Domenica, nella prova a skating in linea, Bolshunov e Iversen non gli hanno regalato assolutamente niente, ma lui ha vinto comunque. Mi sembra che il norge non abbia digerito l’esito della passata stagione e sia intenzionato a rifarsi con gli interessi”.

Nessuno può provare a infastidirli? Sarà un dualismo chiuso?
“Sai, magari di tanto in tanto si può inserire l’Iversen, il Chervotkin o il Melnichenko di turno come avvenuto a Kuusamo. Però Klæbo e Bolshunov sono una spanna sopra tutti gli altri, quindi alla lunga usciranno sempre loro. Comunque la Russia ha dimostrato di essere uno squadrone, in grado di sfidare ad armi pari la Norvegia. Si sono permessi di lasciare a casa Sergey Ustiugov, ma hanno raccolto comunque parecchio. Poi sai, bisognerà vedere quanto gareggeranno. Klæbo per esempio ha già detto che non sarà a Davos e Dresda. Poi cosa farà? Lo scopriremo a breve”.  

Klæbo avrà anche vinto la guerra con Bolshunov, ma ha inaspettatamente perso nella sprint, la sua specialità, da Erik Valnes. Non è una sorpresa in senso assoluto, perché lo annunciavamo da tempo, però comunque il risultato ha fatto scalpore. Qual è la tua analisi in merito?
“Klæbo sta andando fortissimo, ma Valnes è andato ancora più forte! Scherzi a parte, Valnes è uno specialista delle sprint e ha dimostrato di non avere paura di nessuno. Sai cosa ti dico? Klæbo lo ha sottovalutato, perché poche settimane fa a Beitostolen l’aveva staccato sulla salita finale. Secondo me Johannes era convinto di avere margine e di poterlo rimontare negli ultimi 100 metri. Ecco perché non ha imboccato davanti il salitone conclusivo. È stato un errore strategico, perché Valnes ha colto al volo l’occasione. La mia opinione è che Klæbo si sia stato a sua volta sorpreso dalla forza del connazionale. Ho l’impressione che loro due nelle sprint possano fare veramente il vuoto. Dunque questo Valnes rappresenta un altro grosso problema per Federico Pellegrino”.

A proposito di Pellegrino, cosa ci puoi dire su di lui? Sicuramente l’eliminazione in batteria nella sprint è stata una delusione, ma nelle prove distance ha dimostrato di essere in forma. Cosa gli è mancato nella “sua” gara?
“Guarda, Ruka è una pista del piffero, perché per vincere devi essere veloce e al tempo stesso devi avere degli sci perfetti. Secondo me Federico ha scelto di sacrificare un po’ di grip per avere sci più veloci, ma ha pagato questo fatto. Chicco avrebbe dovuta avere un grip ottimo per restare nel binario e fare la differenza. Appena è uscito dal binario e ha aperto, salendo a spina di pesce, su quel tipo di neve è risultato più penalizzato rispetto ad altri. Quindi la sua eliminazione è dipesa da come le caratteristiche dell’atleta (non) si siano sposate con le condizioni della pista. La forma comunque c’è e lo si è visto nelle gare distance, dove Pellegrino ha fatto anche più del suo”.   

Cosa possiamo dire degli altri italiani?
“Francesco De Fabiani ha messo in scena un copione già visto, nel senso che non riesce proprio a trovare costanza. Venerdì è andato male nella sprint, però poi sabato ha fatto benissimo nella 15 km in tecnica classica. Certo, è stato a ruota di Klæbo, ma per stare nella sua scia, significa che devi averne! Domenica poi è partito bene, restando con il gruppo dei forti, dopodiché è imploso. Si è scaricato completamente sino a quando Pellegrino non lo ha raggiunto e, a quel punto, si è ripreso. Insomma, tanti alti e bassi incomprensibili nell’arco non solo di pochi giorni, ma anche della stessa gara.  È quella situazione già vista che resta illeggibile. Da Giandomenico Salvadori e Maicol Rastelli, invece, ci si aspettava di più e credo anche che anche loro non siano soddisfatti di quanto ottenuto”.

Passiamo al settore femminile, dove abbiamo subito visto ciò che ci aspettavamo, ovvero un duello tra l’ormai navigata Therese Johaug e le tre giovani che si candidano alla sua successione. La regina, però, non sembrerebbe intenzionata a mollare lo scettro con facilità. Cosa mi dici di Theresina?
“Che ha recitato la parte della leonessa, come al solito! Sarà ancora una volta la donna da battere. Ha dimostrato di godere già di un’ottima condizione e di essere molto pimpante. L’ho vista sciare con i ritmi dei tempi migliori e ha dimostrato di poter andare già a tutta. In particolare ha impressionato nella giornata di domenica. L’anno scorso è stata battuta solo se ha avuto qualche problema e anche quest’inverno si rischia di vedere lo stesso film”.

Però la concorrenza non le mancherà, che impressioni ti hanno dato le tre principesse? Scegli tu quella da cui partire.
“Cominciamo da Frida Karlsson. La conoscevamo già e abbiamo già visto cosa può fare, soprattutto in tecnica classica, dove è estremamente competitiva. Essendo longilinea, sfrutta perfettamente le sue grandi leve e fa molta strada grazie alla sua falcata. Però deve stare attenta a gestire lo sforzo, in quanto è molto esile e sotto questo aspetto ha ancora qualcosa da imparare. Non può andare sempre a tutta, altrimenti rischia di bruciarsi e restare per strada. Sotto questo aspetto, ha ancora bisogno di fare esperienza per capire al meglio il proprio organismo”.

Passiamo allora a Helene Marie Fossesholm, che personalmente mi ha impressionato nella giornata di domenica. Le tue opinioni?
“È una forza della natura! Non sarà bellissima dal punto di vista tecnico, però può tenere a lungo dei ritmi stellari perché il fisico la supporta. Domenica è stata sconvolgente. Ha corso da sola, proprio come Johaug, e ha fatto praticamente lo stesso tempo di Therese! A skating fa già paura, mentre deve ancora migliorare in classico, anche perché sotto questo aspetto sconta un piccolo gap fisico, visto quanto è tracagnotta. Però ci sta e non si può avere tutto subito”.

Concludiamo con Ebba Andersson, la quale sta assumendo i contorni dell’oggetto di culto. Siamo a 17 podi senza vittorie.
“Ecco, lei mi sembra la nuova Charlotte Kalla, nel senso che è molto ben impostata tecnicamente. Non ha il fisico della Karlsson, né la potenza della Fossesholm, ma ha una sciata fantastica. Sfrutta ogni parte del tracciato e fa scorrere benissimo l’attrezzo. La vittoria, prima o poi, arriverà. Però, Francesco, io aggiungerei una quarta principessa all’elenco”.

Fammi indovinare… Linn Svahn?
“Sì! Sarà anche nata sprinter, però guardate come scia. È impressionante perché rimane sempre composta, è dritta con la schiena e tiene un passo bello da vedere. Spesso sembra quasi ferma, da quanto è composta. Invece viaggia, eccome se viaggia. Secondo me ha veramente tanto margine e se lavora nelle distance, allora le sfidanti per Johaug diventeranno quattro”.

Però Kuusamo non è stato solo Scandinavia. La russa Tatiana Sorina è stata la grande sorpresa del Nordic Opening, ottenendo un clamoroso secondo posto, risultato incredibile per una ventiseienne che sinora non aveva mai raccolto granchè. Come te lo spieghi?
“Si dice che una rondine non faccia primavera, ma secondo me non sarà una meteora. Ha un grandissimo fisico ed è ancora un po’ grezza. Deve affinarsi, però ho l’ho vista tenere ritmi altissimi. A inizio stagione gli stati di forma fanno la differenza e lei è in assoluto quella che sta meglio assieme a Johaug e Fossesholm. Teniamola d’occhio, in passato ha gareggiato alle Universiadi, quindi questo vuol dire che forse ha avuto una carriera universitaria e solo di recente si è dedicata al 100% allo sport”.

Passiamo alle italiane. Personalmente, spezzerei una lancia in favore di Lucia Scardoni. Le altre due azzurre, invece, sono rimandate.
“Concordo, Lucia non mi è dispiaciuta. Probabilmente era ancora ingolfata perché le mancavano gare nelle gambe, però ha reagito. Ha fatto fatica, si è impegnata e ha buttato il cuore oltre l’ostacolo. È lontana dalla condizione migliore, però è partita con il piede giusto, perché ha affrontato le gare con il piglio giusto, portandosi a casa peraltro punti anche nella prova distance di domenica. Anna Comarella sta diventando un oggetto misterioso. Una volta andava meglio in classico che a skating, mentre adesso ha cambiato caratteristiche. Al di là di questo, mi sembra che non riesca a trovare regolarità, anche all’interno di una singola gara. Parte bene, poi si spegne, poi si riprende e così via. Non capisco quale sia il problema, forse la testa? Non riesce a essere sempre convinta? Dovrebbe esserlo, perché le potenzialità ce le ha. Infine, su Greta Laurent, è sempre la solita storia. Si qualifica molto bene, però poi si perde subito in batteria, dove non riesce a tenersi davanti. Purtroppo non vedo cattiveria agonistica al momento giusto e se non si tira qualche spallatina, nel corpo a corpo delle sprint si finisce per soccombere”.

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Foto: Davide Glatz

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