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Rugby: commozioni cerebrali, molti ex campioni pronti a fare causa

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Una causa legale che rischia di sconvolgere il rugby. È quella che, secondo voci che giungono dalla Gran Bretagna, sono pronti a fare un gruppo di ex giocatori, alcuni dei quali di altissimo livello, nei confronti di World Rugby, il governo mondiale della palla ovale, della Federazione inglese e quella gallese.

L’accusa, secondo una settantina di ex rugbisti, è che il rugby mondiale e le federazioni non hanno garantito la sicurezza dei giocatori, con molti di loro alle prese con malattie neurodegenerative causate dalle tante commozioni cerebrali subite durante la loro carriera. A guidare la causa è Steve Thompson, quarantadue anni, ex tallonatore e campione del mondo nel 2003 con l’Inghilterra.

A Thompson è stata diagnosticata una forma di demenza precoce con probabile encefalopatia traumatica cronica e l’ex tallonatore ha raccontato alla stampa di non ricordare nulla della finale giocata in Australia 17 anni fa. “Nelle immagini della premiazione, ci vedete alzare al cielo la Coppa del Mondo, io stesso posso vedermi li che salto dalla gioia. Ma non riesco a ricordarlo. Vorrei solo avere una vita normale” ha detto. Ma il campione del mondo non è l’unico. Con lui sarebbero almeno una settantina gli ex giocatori pronti a chiedere un risarcimento danni, accusando World Rugby, RFU e WRU di non aver saputo rispondere agli studi che da anni dimostrano una correlazione tra il rugby, le commozioni cerebrali e i danni permanenti al cervello.

Tra i giocatori che sarebbero pronti a fare causa c’è anche una ex leggenda degli All Blacks, il pilone Carl Hayman (nella foto), 41 anni compiuti da poco, 45 caps con la Nuova Zelanda. Ma secondo l’avvocato Richard Boardman, che sta seguendo la causa, a questi nomi importanti si aggiungeranno decine, se non centinaia, di ex rugbisti con malattie neurodegenerative e con un’età tra i 40 e i 50 anni.

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Foto: LaPresse

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