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Sci di fondo, Francesco De Fabiani cerca risposte a Davos in vista di un Tour de Ski da protagonista

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Sarà strana, Davos, così come sarà strana Dresda e così come inizia già a essere strano il Tour de Ski. La Norvegia ha già rinunciato a tutti e tre gli appuntamenti, Finlandia e Svezia sono fuori dai primi due e si esprimeranno in un paio di giorni sul terzo, e anche la Russia (almeno per l’evento a tappe) sembra osservare la situazione con interesse.

Saranno in tanti a voler ottenere risultati improvvisamente migliori di quelli che si sarebbero potuti ottenere con l’intero plotone scandinavo, che fa spesso e volentieri il suo nel dominare la Coppa del Mondo. Tra questi c’è Francesco De Fabiani, che ha lanciato dei segnali di buon livello nell’unica settimana finora disputata, quella di Ruka, dov’è giunto 12° nella 15 km a tecnica classica con partenza a intervalli e 20° nell’inseguimento, un rendimento che quantomeno sembra scongiurare i bassi della stagione 2019-2020, in cui è risultato in evidente difficoltà.

De Fabiani, però, non ha mai particolarmente brillato in quel della tappa svizzera. Il suo miglior risultato è il 7° posto nella 15 km a tecnica libera del 2018, seguito dal 16° della sprint. Solo un’altra volta è andato a punti, e cioè nel 2014, sempre sulla lunga distanza con il 24° posto. Questa volta, però, un vantaggio potrebbe arrivare dal fatto che gli azzurri, “Defa” compreso, a Davos sono arrivati con un largo anticipo disputando anche alcuni test di allenamento con gli illustri colleghi, nei quali a sprint ha brillato Federico Pellegrino.

L’obiettivo di De Fabiani (Mondiali a parte) è dichiarato, ed è il Tour de Ski, nel quale, complici anche le vicende che stanno coinvolgendo altri, potrebbe fare anche meglio del nono posto raggiunto in due occasioni. Anzi, il dato più interessante che si può ricavare è che, vista l’incerta situazione attuale, dovesse ritrovare la forma del 2016 e del 2019 ci troveremmo improvvisamente di fronte a uno dei più accreditati a fare molto bene al Tour de Ski, dal momento che è stato il migliore dei non norvegesi e non russi nella seconda occasione e, nella prima, degli “extra” gli fu davanti solo il kazako Alexey Poltoranin, che proprio nel 2019 fu scoperto con le mani nel sacco del doping, da lui stesso ammesso con una certa rapidità.

Quel che è certo è che il ventisettenne nativo di Aosta si ritrova con diversi punti disponibili a seguito di vicende che non dipendono da lui. Se da un lato è evidente che avrebbe senz’altro preferito avere tutti i suoi grandi avversari di fianco, da Klaebo in giù, per misurare il suo effettivo valore, dall’altro una situazione del genere andrà a vantaggio, in termini puramente sportivi e di punti da conquistare, suo e di molti altri che cercheranno inevitabilmente di accaparrarsi i posti al sole lasciati vuoti.

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federico.rossini@oasport.it

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Foto: LaPresse

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