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Sci di fondo, la Norvegia si ritira dalla Coppa del Mondo fino a febbraio? Paura del Covid-19 o mossa politica?

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Nella serata di ieri la testata norvegese Dagbladet ha riportato un’indiscrezione che, al momento, non trova conferme, ma che se dovesse rivelarsi veritiera rappresenterebbe un’autentica mannaia pronta ad abbattersi sullo sci di fondo. Secondo Dagbladet, la Norvegia potrebbe disertare tutte le gare di Coppa del Mondo da qui a febbraio, ripresentandosi a livello internazionale solo ai Mondiali di Oberstdorf 2021!

Stando a quanto riportato dal quotidiano scandinavo, l’eventuale decisione avrebbe una doppia radice. In primo luogo vi sarebbero gli intoppi di natura burocratica relativi ai rigidi protocolli di quarantena previsti dalla legge norvegese. Se si torna in patria dopo aver effettuato un viaggio in un “Paese rosso”, si viene automaticamente sottoposti a una quarantena di dieci giorni, durante i quali è praticamente impossibile allenarsi. Considerando che in questo momento tutta Europa è considerata zona rossa (eccezion fatta per alcune regioni della Finlandia), è evidente come qualsiasi viaggio all’estero comporterebbe un lungo stop forzato per gli atleti al rientro in Norvegia.

Al tempo stesso vi sarebbero le paure dei medesimi fondisti, preoccupati per le conseguenze che il Covid-19 potrebbe avere sui polmoni di chi pratica sport di resistenza. In particolare, molti si sarebbero allarmati per quanto rivelato da Sergey Ustiugov su Instagram. Il russo ha ammesso di aver contratto il coronavirus in Val Senales a ottobre e di non essersi ancora completamente ripreso. Pertanto, visti i disagi causati da eventuali pause obbligate nell’attività agonistica, uniti al timore di veder compromessa la propria stagione a causa del virus, si starebbe valutando l’ipotesi di uscire dalla Norvegia solo per disputare i Mondiali di Oberstdorf, gareggiando nel frattempo solo in patria.

In ogni caso c’è qualcosa che non torna. I fondisti sono gli unici a paventare un auto-isolamento, mentre tutte le altre discipline gareggiano regolarmente a livello internazionale. In particolare il biathlon e la combinata nordica sono sport che prevedono a loro volta lo sci di fondo, ma in questi due ambiti nessuno parla di disertare la Coppa del Mondo. Forse i polmoni di un biathleta o di un combinatista sono organicamente più resistenti di quelli di un fondista? Oppure il Covid-19 è meno pericoloso se, oltre a usare gli sci stretti, si utilizza anche una carabina o si salta dal trampolino? A proposito di salto, i saltatori hanno cominciato la stagione alla grande (Halvor Granerud indossa il pettorale giallo ed è tra i favoriti per vincere i Mondiali di volo in programma questa settimana), ma non sono spaventati dalla possibilità di contrarre il morbo nonostante nell’ambiente si siano già registrati 14 casi in tre settimane (di cui almeno dieci riconducibili alla squadra austriaca, ma questo è un altro discorso).

Insomma, perché i fondisti sarebbero terrorizzati dall’uscire dalla Norvegia, mentre tutti gli altri atleti degli sport invernali no? Sinceramente, il sospetto è che qui si stia giocando una partita ben più grande, ovvero quella relativa alla gestione dello sci di fondo. Nei giorni scorsi Therese Johaug si era fatta portavoce dell’ipotesi di modificare il programma del Tour de Ski, riducendo tappe e spostamenti. La dirigenza Fis ha però risposto picche, confermando che la prova multi stage andrà in scena come programmato nella scorsa primavera. Davvero nello sci di fondo il problema principale è il Covid-19, oppure c’è in ballo anche una questione politica?

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