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Sci di fondo, Lucia Scardoni unica nota lieta di un’Italia femminile dal bilancio in profondo rosso

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La Coppa del Mondo di sci di fondo ha concluso la parte iniziale della stagione 2020-21, nella quale si è però potuta ammirare una sola tappa con tutte le migliori atlete al via, ovvero quella di Kuusamo. Infatti le competizioni di Davos e Dresda si sono disputate senza Norvegia, Svezia e Finlandia. Tale dinamica, le ha rese vere e proprie gare di “Serie B”, in quanto prive di quasi tutte le protagoniste più attese. Cionondimeno, l’Italia ha partecipato a qualsiasi appuntamento ed è dunque possibile pesare il borsino dicembrino della squadra femminile. Orbene, alla luce di quanto visto sinora, non si può certo sorridere.

Una delle poche note liete è Lucia Scardoni, che nelle tre sprint disputate si è issata per due volte in semifinale e in un caso è giunta sino alla finale, sfruttando al meglio l’assenza delle nordiche in quel di Dresda. Complessivamente, la ventinovenne veronese si sta esprimendo vicina al limite delle proprie potenzialità e può essere piuttosto soddisfatta del suo rendimento. Va ritenuto quantomeno incoraggiante quanto mostrato da Francesca Franchi nella 10 km di Davos, dove è risultata la migliore delle azzurre, battendo una serie di connazionali decisamente più quotate. L’impressione è che la ventitreenne delle Fiamme Gialle sia un’atleta dai limiti ancora da scoprire, considerando come negli ultimi mesi sia stata parecchio impegnata a livello accademico, in particolare dal fatto di dover scrivere la tesi in vista della laurea conseguita in autunno. Potendosi concentrare maggiormente sull’agonismo, la sua competitività futura non potrà che innalzarsi.

Per il resto, il piatto piange disperatamente. Greta Laurent sta diventando un caso clinico, in quanto appare incatenata in un autentico loop degno del film “Groundhog Day” (in italiano “Ricomincio da capo”) magistralmente interpretato da Bill Murray. Cambiano i tracciati di gara, la tecnica e il livello delle avversarie, ma la ventottenne valdostana manda in scena sempre lo stesso copione, ovvero realizza uno dei migliori tempi in qualificazione per poi venire malamente eliminata in batteria. Si tratta di una situazione incredibile, se si pensa che il risultato è sempre il medesimo a dispetto degli enormi cambiamenti del contesto che la circonda. Il problema dell’azzurra è il fatto di correre in maniera troppo remissiva, facendosi schiacciare dalla spregiudicatezza delle avversarie. Fino a quando Greta non abbatterà lo steccato mentale che le impedisce di essere più spavalda quando si corre gomito a gomito, allora il copione sarà destinato a ripetersi all’infinito, salvo qualche fortunata casualità. Sarebbe un vero peccato non riuscire a spezzare questa sorta di eterno remake fatto di buone qualificazioni ed eliminazioni subitanee, perché proprio le qualificazioni testimoniano come Laurent abbia qualità ancora inespresse nelle sprint vere e proprie.

Anna Comarella è invece la principale delusione azzurra della prima fase di stagione, poiché sino a questo momento ha tenuto un rendimento ben al di sotto delle aspettative della vigilia. Considerando come solo poche settimane orsono avesse dichiarato di sentirsi meglio rispetto allo scorso anno, è evidente come ci sia qualcosa che non torna. Sappiamo che ha la tendenza a essere un diesel e, forse, la cancellazione della tappa di Coppa del Mondo di Lillehammer non l’ha aiutata a ingranare. Sarebbe perentorio parlare di “bocciatura”, ma di sicuro la ventitreenne cortinese viene rimandata al Tour de Ski, dove potrebbe davvero cominciare al sua annata 2021, seppur con un mese di ritardo. Ci si poteva aspettare qualcosa di più anche dalla sempreverde Elisa Brocard in quel di Davos, ma la veterana valdostana ha faticato molto più del previsto.

Oltre alle cinque ragazze appena citate, la situazione è disastrosa. Non basta certo qualche punticino ottenuto da Ilaria Debertolis o Alice Canclini, atlete peraltro già navigate, in contesti facilitatati dall’assenza di tutte le nordiche a salvare un bilancio in profondo rosso. Il ricambio generazionale, per il momento, non esiste e c’è poco da stare allegri, perché all’orizzonte si vede poco o nulla. L’unica speranza è che lanciare qualche giovane determinata in Coppa del Mondo possa consentire alla ragazza in questione di alzare il proprio livello grazie a punti di riferimento assoluti e, al tempo stesso, stimoli l’ambiente a risvegliarsi da un torpore che salvo occasionali exploit dura ormai da oltre un decennio, in maniera tale da scacciare lo spettro dell’abituarsi alla mediocrità.

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Foto: La Presse

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