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Tennis, Matteo Berrettini ancora top10 dopo un 2020 di difficile assestamento. I margini di crescita restano ampi

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La cosa positiva del 2020 che rimane a Matteo Berrettini è la permanenza nei primi dieci giocatori del mondo, dovuta in larga parte al congelamento a metà del ranking ATP. I suoi risultati, infatti, non sono stati all’altezza di un 2019 spettacolare per la scalata vertiginosa effettuata.

Sono molteplici le motivazioni alla base dell’annata no del romano: la prima si ritrova certamente negli infortuni che l’hanno condizionato nella prima parte dell’anno e, a lungo andare, anche nella seconda. Dopo gli Australian Open, finiti al secondo turno con l’americano Tennys Sandgren, non ha più giocato fino allo stop per pandemia di Covid-19, e quando avrebbe potuto farlo a Indian Wells tutto è stato fermato.

Sono in particolare tre i risultati che hanno lasciato a Berrettini una sensazione di 2020 contrariato e contrariante: il vistoso calo dopo il primo set degli ottavi di finale degli US Open contro il russo Andrey Rublev (rivelatosi, ad ogni modo, il giocatore più caldo dell’anno per larghi tratti), la beffarda conclusione del quarto di finale al Foro Italico di Roma contro il norvegese Casper Ruud e, soprattutto, la sconfitta al terzo turno del Roland Garros con il tedesco Daniel Altmaier.

Quest’ultima, in particolare, ha di fatto cancellato per settimane l’allievo di Vincenzo Santopadre dalla faccia del tennis mondiale, visto che fino a Parigi-Bercy non ha più partecipato ad alcun torneo, e anche le poche speranze che c’erano di agguantare un posto alle ultime ATP Finals versione Londra se ne sono andate in un match serale sul campo 1, quello che ricorda piuttosto da vicino un hangar, con l’americano Marcos Giron. Tutte le incertezze di Berrettini si sono chiaramente viste in campo, a testimonianza della fiducia davvero ai minimi termini in quel momento.

Il lavoro da fare, più che tecnico, in questo caso è psicologico: il semifinalista degli US Open 2019 si è trovato, dopo un’annata fantastica, a doverne vivere una in sofferenza, forse figlia dell’esser arrivato a obiettivi di altissimo livello ben prima delle attese. Il numero 1 d’Italia, per cercare di accumulare vittorie che danno punti e fiducia, ha deciso di ripartire dal veloce di Antalya, in Turchia, dove di azzurri ne troverà altri cinque, tra cui Fabio Fognini e Jannik Sinner. Un torneo, il 250 turco, dove partirà da testa di serie numero 1.

Il tempo di rodare il suo tennis sarà dato, oltre che da Antalya (e da un doppio tutto da scoprire con Sinner), dalle due settimane di allenamenti a Melbourne, all’interno della bolla, dove nella prima di esse avrà in Felix Auger-Aliassime il collega con cui dividere il campo; con il canadese è già legato a doppio filo dalla vittoria in finale a Stoccarda nel 2019.

Alla base di qualsiasi analisi da effettuare sul giocatore, va sempre messo in chiaro un punto: Matteo di anni ne ha 24. Questo significa, col tennis di oggi e con la sua longevità, che almeno altre otto-nove stagioni ad alto livello le può tranquillamente avere, e non è di certo un anno particolare a far dubitare di quel che c’è a metà tra realtà e potenziale nel braccio destro dell’azzurro.

Vanno sottolineate, inoltre, le parole di Vincenzo Santopadre al Tennis Italiano di un paio di settimane fa. L’allenatore storico di Berrettini ha affermato come i dieci giorni a Londra da prima riserva siano serviti come chance per allenamenti a 360°, con preparazione sul piano tennistico e su quello fisico. Nella fase di prestagione, a Montecarlo, si è allenato con diversi professionisti di alto livello, tra cui lo stesso Sinner, Stan Wawrinka, David Goffin, Fognini, oltre a suo fratello Jacopo.

Voglia di riemergere, dunque, per l’azzurro: quel che ci si aspetta è un 2021 nel quale ribadire ulteriormente il merito dello status di top ten. La cosa più importante, però, è avere un anno senza problemi di natura fisica, perché quando Berrettini è a posto, per tutti è molto difficile batterlo.

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Foto: LaPresse

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