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Tennis, Raffaella Reggi: “Serena Williams ha perso smalto, Iga Swiatek mi ha impressionato”

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Anno particolare per il tennis. Fra le donne, questo 2020 ha visto meno tornei di alto rango ma confermando la tendenza a non avere una vera e propria padrona del circuito. Sei vincitrici diverse nei sei tornei maggiori di questi dodici mesi tra Slam e Premier 5; ma che strada sta prendendo il tennis femminile? Ne parliamo con la giornalista di Sky ed ex professionista Raffaella Reggi.

Raffaella, partiamo da una domanda secca. Gli spunti più interessanti di questo 2020?

La vittoria di Iga Swiatek al Roland Garros senza perdere un set mi ha davvero impressionato. Ragazza giovane e con un tennis piuttosto vario, fuori dagli schemi abituali del tennis femminile che vede le migliori stare in campo tutte in maniera simile; oggi è difficile fare pronostici nei grandi tornei. Ce ne sono tante che possono puntare al successo, la Halep, la Osaka. Ma forse manca qualcosa, una rivalità reale per la vetta della classifica e per le finali importanti. In questo momento non c’è una vera numero 1 al mondo, tenendo conto che la Barty è stata lontana dai campi“.

E Serena Williams? Lo Slam numero 24 è un’utopia?

Lei ha perso un po’ di smalto fisico rispetto agli anni migliori. Ma se riesce a mettersi a posto può dire tranquillamente la sua. Già ad oggi non si può escludere dalla rosa delle favorite“.

Ad aggiudicarsi il titolo di Player of The Year è stata però Sofia Kenin.

L’americana può essere una delle top di cui parlavo precedentemente. Ha tanta grinta e ha fatto progressi enormi dal punto di vista tecnico, ma è sempre parte di quella categoria di gioco su cui viaggiano tante altre nel circuito. Oggi può fare tanta differenza chi ha più coraggio in determinati momenti della partita, più freddezza. E forse anche per questo la Swiatek ha colpito molto gli addetti ai lavori, me compresa. Non escludo da questo discorso la Barty, anche lei in possesso di un’impronta di gioco diversa: attacca molto a rete rispetto alla norma, ha numerose variazioni. Variazioni che mi piacerebbe vedere di più nel circuito femminile“.

La tennista-copertina di questa generazione può essere Naomi Osaka, per gioco e immagine?

Di sicuro. Lei attira molto, la Nike punta su di lei e il Giappone sembra molto sensibile da questo punto di vista. Io apprezzo questa sua presa di posizione per il Black Lives Matter. Il mondo del tennis in generale non rende molto noto il carattere e la personalità dei giocatori. È positivo che la Osaka abbia messo a nudo il suo essere, dimostrando di avere una testa pensante, di interessarsi anche di altro oltre al tennis, della vita e delle sue problematiche. Mi ha davvero colpito con il suo impegno extra-tennistico, senza dimenticarci poi delle sue doti con la racchetta in mano. Ha una grande personalità e forse qualcuna dovrebbe prendere esempio“.

Per una Osaka che, oltre all’extra-campo, conferma di essere dotata di tanto talento, ci sono tante tenniste che ottengono grandi risultati per poi non riuscire a confermarsi.

Non è solo una questione tennistica nel tennis femminile. Ci sono delle dinamiche al di fuori del campo, con allenatori con cui deve essere sereno. Noi donne siamo più emotive, perdiamo il bandolo della matassa. Prendo ad esempio la Muguruza che ha cambiato tanti allenatori nel corso degli anni. Probabilmente ha trovato un po’ di tranquillità con Conchita Martinez, può ritrovare la classifica che merita, intendo una top 5-10 al mondo. Un’altra è Sloane Stephens, che ha avuto problemi con il coach, si appagò troppo dopo la vittoria degli US Open quando avrebbe dovuto fare qualcosa in più. Ma sono giocatrici che possono rientrare nelle classifiche che contano, loro come altre: se hai stimoli e voglia e il tuo tennis è di alto livello, puoi risalire la china non essendoci una dominatrice nel tennis odierno“.

Le azzurre non vivono un gran momento. Come ti spieghi questa ‘disparità’ rispetto agli uomini che stanno vivendo una nuova età dell’oro?

Bisogna partire dalle basi: vedo che in generale ci sono molte meno ragazzine che giocano a tennis rispetto alla controparte maschile. Il grande errore è stato quello di non cavalcare l’onda di quando avevamo quattro mostri sacri nei piani altissimi del tennis come Francesca Schiavone, Flavia Pennetta, Roberta Vinci e Sara Errani. In quel momento addetti ai lavori e chi era a capo di determinate strutture doveva lavorare in quel senso, affiancando loro anche ragazze meno esperte, magari convocandole in Fed Cup. In questo modo i giovani talenti avrebbero potuto ‘annusare l’ambiente’, vivendo nuovi metodi di lavoro e di preparazione. Purtroppo non è successo e, assieme ad altre piccole mancanze, hanno creato il buco che viviamo oggi ed è veramente un peccato. Abbiamo sprecato un’opportunità“.

Il 2020 ci ha portato però qualcosa da cui ripartire: il gran Roland Garros di Martina Trevisan e il talento di Elisabetta Cocciaretto.

Martina ha davanti una strada difficile, quella della riconferma. Dopo un exploit come quello in Francia, ripetersi è la cosa più difficile. Berrettini è l’esempio lampante, con un 2020 sottotono; ma per ogni atleta la base deve essere guardare ai mostri sacri e alla loro evoluzione. Prendiamo i Federer, i Nadal, i Murray, i Djokovic, le Williams: ognuno di loro ha dovuto migliorare qualcosa nel corso del tempo. Quando ottieni dei risultati gli avversari ti prendono le misure e deve essere lì il momento in cui devi mettere qualcosa nel tuo bagaglio tecnico. Se non ci riesci il tuo buon risultato diventa fine a sé stesso. Martina ha però un tennis diverso da quello standard e può sfruttarlo a suo favore. Il suo essere mancina le può dare vantaggi, con diverse angolazioni che può trovare, si muove molto bene e anticipa al meglio la pallina. Il suo risultato è stato una sorpresa, ora deve essere brava a spingere per tutto quello che ha dovuto affrontare negli scorsi anni. Cocciaretto ha ancora da lavorare, nonostante un comparto mentale di prim’ordine e un dritto di qualità. Ci sono buone prospettive su di lei, ma il mio augurio per il futuro è un altro“.

Cioè?

Un movimento giovanile italiano, dai 14 ai 18 anni, che riesca a spingere sull’acceleratore, trovando tante ragazzine che possano intraprendere questo bellissimo sport“.

Foto: Lapresse

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