Biathlon

“Wierer è in difficoltà. Niente allarmismi, ma la favorita per la Coppa del Mondo è Öberg” ‘Bersaglio Mobile’ con Renè Laurent Vuillermoz

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La Coppa del Mondo di biathlon ha mandato in archivio anche la sua terza tappa stagionale, proseguendo a spron battuto. In campo femminile tre donne hanno preso vantaggio nella classifica generale e, tra di esse, mancano le italiane, le quali si trovano a inseguire. Fra gli uomini, invece, si nota un equilibrio incredibile, certificato dal fatto che le sei gare disputate sinora siano state vinte da altrettanti atleti differenti! Andiamo dunque ad analizzare le principali tematiche proposte dal massimo circuito in “Bersaglio Mobile”, la rubrica di approfondimento tenuta in compagnia di René Laurent Vuillermoz.

Partiamo dalle donne. Dopo tre tappe un terzetto composto da Marte Røiseland-Olsbu, Dzinara Alimbekava e Hanna Öberg ha guadagnato un piccolo margine in classifica generale. Quali sono i tuoi pensieri su di loro?
“Guarda, mi voglio sbilanciare. Secondo me, quest’anno, la Coppa del Mondo andrà a Öberg. È vero, ha dei piccoli passaggi a vuoto come nella sprint di venerdì, però si capisce che sono degli episodi. Lo scorso inverno si è giocata la Sfera di cristallo sino all’ultima tappa pur avendo dei periodi in cui ha sparato a farfalle. Adesso è sicuramente progredita al tiro e, se tanto mi da’ tanto, è lei la favorita numero uno. Anche più della Røiseland-Olsbu, soprattutto se quest’ultima dovesse saltare delle gare. Riguardo Alimbekava, sta facendo i numeri. Meglio così, perché è una ventata d’aria fresca al vertice e crea stimoli per tutte le altre”.

Ti pongo una domanda birichina, perché sicuramente non te la vuoi sentir fare. Secondo te, Alimbekava può reggere per tutta la stagione?
“Secondo me no. O meglio, è difficile. Però non si sa mai. Se dovesse tenere tutta la stagione, allora ‘Chapeau!’. Il salto di qualità che ha fatto è impressionante, perché è migliorata sia al poligono che sugli sci. Tuttavia, partire forte a dicembre è una cosa, mentre mantenere lo stesso livello fino a marzo è un altro paio di maniche. Personalmente la vedo più come la Fialkova di un paio di anni fa, quando partì a razzo e poi si spense progressivamente”.

Ecco, invece le italiane si trovano a inseguire. Negli ultimi due anni Dorothea Wierer era sempre stata oltremodo competitiva a dicembre, invece in questo momento sta correndo in difesa. In particolare, vederla portata a scuola da Öberg sull’ultimo poligono dell’inseguimento è stato sicuramente sorprendente. Quali sono le tue opinioni in merito?
“Sicuramente Dorothea non è in forma, fatica negli ultimi giri. Però, secondo me, questo dicembre è da prendere con le molle perché viviamo un momento molto particolare. Veniamo da nove mesi difficili, di cui tre chiusi in casa ad allenarci con i rulli. Ci sono situazioni che atleticamente e psicologicamente non siamo abituati a gestire. In tanti stanno pagando questa dinamica e dicembre potrebbe essere un viatico per uscirne. Da gennaio in poi si potrà vedere qualcosa di più chiaro. Quindi non creerei grossi allarmismi e aspetterei quantomeno la prima tappa di Oberhof per dire qualcosa di più. Comunque Dorothea è lì. Nell’inseguimento ha patito al tiro, ma quando sei in difficoltà dal punto di vista atletico fai più fatica anche al tiro, soprattutto nella gara in linea”.

Lisa Vittozzi, invece, ha palesato un discreto progresso rispetto a Kontiolahti. Come l’ha vista?
“Tranquilla. Deve digerire lo stop per il Covid. Se tiene di testa in questo momento, e credo che terrà, da Oberhof può tornare la Lisa del 2018-19 e togliersi tante soddisfazioni”.

Ti chiedo di esprimere un tuo pensiero anche sulle altre tre azzurre impegnate a Hochfilzen.
“Guarda, secondo me in questo momento ha senso tenere in Coppa del Mondo solo Irene. È vero, fa fatica sugli sci, ma nel suo caso necessita di avere punti di riferimento a livello assoluto per poter crescere. Quindi è bene farla gareggiare nel massimo circuito, in maniera tale da permetterle di salire di colpi. Riguardo Federica e Michela, c’è poco da dire. La prima ha disputato una più che discreta frazione in staffetta, ma non riterrei scandaloso di vederla retrocessa in Coppa Italia per avere un confronto con quelle dietro. In merito alla seconda, sappiamo quanto sia stata travagliata la sua preparazione a causa dei ripetuti problemi fisici, quindi è anche difficile per lei poter essere competitiva”.

Spostiamoci tra gli uomini. Sembra di assistere alla MotoGP, perché abbiamo un vincitore diverso in ogni gara! Merito, se così vogliamo dire, delle difficoltà di Johannes Bø, il quale ha instaurato una sorta di “cripto-supremazia”. Ha 50 punti di vantaggio nella classifica generale, ma ha conquistato un solo successo e soprattutto è apparso ancora più attaccabile rispetto di quanto non lo fosse a Kontiolahti. Cosa ne pensi?
“Sicuramente non è il Johannes degli altri anni. Rimango convinto di quanto detto nel pre-stagione, ovvero che secondo me il suo sarà un inverno di alti e bassi a causa dell’importante cambiamento familiare che ha dovuto affrontare negli ultimi mesi. Il vero Bø lo vedremo, forse, solo ai Mondiali. Se vogliamo, il dato inquietante è che fatica costantemente negli ultimi giri. Era successo già a Kontiolahti, ma la situazione si è ripetuta anche a Hochfilzen. D’accordo, nella sprint le condizioni sono cambiate e i pettorali alti si sono trovati su una pista dove era più difficile sciare, però la tendenza ad annaspare nei chilometri finali si è vista anche in staffetta. Tanto meglio per lo spettacolo oserei dire. Certo che se “fare fatica” vuol dire arrivare quarto, significa essere comunque superiori”.

Però la cripto-supremazia resterà tale, oppure qualcuno troverà la stessa costanza di rendimento di Johannes in maniera tale da sfidarlo? In tal senso a Hochfilzen i big francesi sono saliti prepotentemente di livello.
“Le carte si sono rimescolate come avevamo anticipato e i francesi hanno cambiato marcia rispetto a Kontiolahti. Sapevamo che Fillon Maillet avrebbe potuto provare a essere l’anti-Johannes. Se mi dicessero che non sarà Bø a vincere la Coppa del Mondo, allora il mio euro lo giocherei sicuramente su Quentin. Mi sembra il più pronto per una Sfera di cristallo fra tutti gli avversari del norvegese”.

Chiudiamo con l’Italia, dove abbiamo note liete e altre dolenti. I freddi risultati dicono che gli azzurri non hanno ancora incamerato neppure un piazzamento nella top-ten, eppure io penso che tre atleti escano bene da Hochfilzen. Mi riferisco a Hofer, Bormolini e Giacomel.
“Non sono d’accordo nel dire che Lukas stia facendo bene. Secondo me sta facendo benissimo! Sugli sci è davvero molto competitivo e gli manca poco per piazzare la zampata vera e propria. Ha solo bisogno di sparare con il 95-100% e allora sarebbe automaticamente da podio, perché la condizione atletica è ottima. Attenzione, perché l’exploit è dietro l’angolo. A Hochfilzen mi è piaciuto tanto anche Thomas e a mio modo di vedere non si tratta di una sorpresa, anzi. Sono convinto che possa crescere ulteriormente di livello se dovesse riuscire a limare 4/5 secondi al giro. Si tratta di un miglioramento che può arrivare anche grazie alla semplice fiducia, la quale si costruisce con prestazioni come quelle realizzate nell’inseguimento e in staffetta. Riguardo Bionaz, personalmente penso che sia stato bravissimo nell’inseguimento perché ha rischiato di entrare in zona punti nonostante cinque errori! Va bene così, il ragazzo deve continuare a fare esperienza e andare avanti su questa strada. Anche i giri di maturità servono per maturare e sicuramente quanto visto in Austria è molto incoraggiante.

Il rovescio della medaglia è rappresentato da Windisch e Braunhofer, i quali invece sono risultati quantomeno opachi.
“Windisch sicuramente paga lo stop forzato per il sospetto Covid. Sappiamo che lui è un diesel e ha sempre bisogno di qualche tappa per ingranare. Di certo essersi fermato proprio a fine novembre gli ha fatto male, perché è partito ancora più indietro rispetto alle abitudini. Speriamo riesca a tirare fuori qualcosa di buono dalla seconda settimana di Hochfilzen. Riguardo Braunhofer, penso che attualmente non abbia i ritmi per poter essere competitivo in Coppa del Mondo. Nel suo caso sarebbe meglio fare un passo indietro per ritrovare quella qualità sugli sci che ha, ma non riesce a esprimere. Il punto è che se fai una sola gara a settimana fatichi a trovare ritmo. Quindi scendere di un gradino non gli farebbe male. Il problema è che l’Ibu Cup non c’è, quindi l’unica alternativa sarebbe la Coppa Italia”.

Ultima domanda, quest’anno è pieno di double header. Cambia qualcosa nel restare due settimane di fila nello stesso posto?
“Può essere un bene o un male. È un bene se vai forte, perché sei in fiducia e quindi restare nello stesso posto ti da’ tranquillità. Invece se sei in difficoltà, inizi a subire perché, se ti va male una gara di solito guardi alla settimana dopo, sapendo che troverai un’altra pista e un’altra neve, dove si riparte tutti da zero. Se rimani nello stesso luogo può essere più complicato. Di sicuro deve essere pesante per tutti, perché ci sono restrizioni e tamponi da sostenere”.

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Foto: La Presse

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