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America’s Cup, gli AC75 sono barche sicure. Luna Rossa ha sbagliato tattica
“High Drama at Hauraki gulf”, come piace dire ai commentatori inglesi. Un’ esclamazione usata tante volte per uno spinnaker scoppiato, ma questa volta American Magic ha rischiato grosso alla Prada Cup, ci sono volute un paio d’ore per mettere in sicurezza la barca del New York Yacht dopo una scuffia spettacolare in una giornata di condizioni difficilissime.
Due scuffie in una settimana, prima Emirates Team New Zealand nei test e poi, appunto, questa degli americani. Conseguenze ben diverse soprattutto perché le condizioni erano ben diverse. I neozelandesi hanno infilato la prua nell‘onda e si sono caricati, quasi dolcemente. Un tiro di gommone e la barca si è raddrizzata senza danni. Vento a raffiche al limite superiore dei 21 nodi, mare formato sono state le cause della scuffia e dei danni alla barca americana. Appena prima di virare per la boa che li avrebbe lanciati verso una vittoria oramai sicura contro Luna Rossa, Paul Goodison, il flight controller, esperto di barche che volano essendo tra i più forti velisti del mondo sul singolo Moth, aveva avvisato (si è sentito nell’audio della diretta) che la manovra che volevano fare (virata e poi immediata poggiata) poteva essere complicata, probabilmente non pensava tanto complicata.
Non è la prima volta che Patriot si impenna in questa maniera, era successo proprio nella prima uscita appena varata la barca in Nuova Zelanda. La ricaduta violenta sull’acqua, dopo che la prua potrebbe essere arrivata a un’altezza non lontana dai 10 metri, ha provocato un danno importante, di cui però si è realizzata l’entità solo quando lo scafo è stato raddrizzato e la prua è rimasta semi sommersa avendo imbarcato una quantità d’acqua incredibile. In soccorso sono arrivati per primi i neozelandesi che erano fuori ad allenarsi. Peter Burling ha aiutato a recuperare le vele. La solidarietà tra la gente di mare è un valore importante. Velocemente tutti i team hanno mandato mezzi in appoggio a quelli di guardia costiera e pompieri. Per mettere la barca in sicurezza, insomma evitare che affondasse (scena già vista a San Diego nel 1995) sono stati usati dei grossi galleggianti. Potenti idrovore hanno svuotato l’acqua e solo alle 11 di sera la barca è rientrata alla base. Il campo di regata era a 11 miglia dal porto: un viaggio al traino sorretto dai galleggianti ad appena tre nodi di velocità. I danni sono severi sia allo scafo che all’elettronica. Dalle ultime foto realizzate quando in Nuova Zelanda era già notte e la barca è stata sollevata con la gru della base si vede un’enorme falla poco davanti al foil di sinistra: potrebbe essere causa di una batteria che si è sganciata dal suo alloggiamento ed è andata sfondare lo scafo. Solo domani sapremo se c’è il tempo di essere pronti per il terzo e quarto round robin del prossimo fine settimana, o se gli americani torneranno direttamente per le semifinali in programma dal 29 gennaio al 2 febbraio.
Quanto è successo fa riflettere anche sulla sicurezza di queste barche. Le immagini hanno mostrato come tutto l’equipaggio sul lato sinistro della barca sia rimasto sotto la randa, non propriamente una cosa piacevole in una giornata di maltempo. I pozzetti dove stanno i grinder però offrono un’eccellente protezione, quando è successo ai catamarani di rovesciarsi (non si coricano ma si impuntano con effetto leva prua poppa) parte dell’equipaggio è stato lanciato in mare a mo’ di donna cannone. Nel 2013 a San Francisco, quando il catamarano di Artemis si spezzò in due, Anrdrew Barth Simpson, un oro e un argento olimpico, è annegato impigliato sott’acqua. Oggi i sistemi di sicurezza sono importanti e molto curati: tutti i velisti hanno il casco e un giubbotto di protezione oltre che di galleggiamento che ospita una piccola bombola di ossigeno e un erogatore. Insomma possiamo tirare un sospiro di sollievo perché nessuno si è fatto male, ma anche dire che nonostante le velocità folli questi AC75 sono sicuri. Ricordiamo che il limite di vento massimo per le regate della Prada Cup è di 21 nodi (forse oggi qualche raffica ha spinto di più) e di 23 per la Coppa America di marzo. Condizioni dure.
Una volta che Luna Rossa ha visto il disastro degli avversari si è presa tutta la tranquillità necessaria per arrivare a prendere un punto che possiamo considerare regalato. Cosa si può dire di quello che ha dimostrato oggi Luna Rossa? Sicuramente è in grado di performare, ma come ha detto Max Sirena bisogna fare sempre un errore in meno degli altri, perché nella Coppa America vince chi sbaglia di meno. Solo in poppa, nella regata persa dalla barca del Circolo Vela Sicilia per 18 secondi, gli inglesi hanno dimostrato di avere effettivamente qualcosa in più, ma il sorpasso è stato frutto delle scelte tattiche più indovinate da Ben Ainslie e i suoi. Francesco Bruni e James Spithill forse potevano controllare meglio gli avversari invece che puntare a scorrazzare per il campo a caccia di pressione e vento buono che poi non hanno trovato, si dice in questi casi che hanno navigato in contro fase. Nella regata che ha visto American Magic finire a gambe all’aria, oltre a diversi problemi di comunicazione sulle informazioni relative a confini e boe, sulla barca italiana è andata fuori uso una delle console che Pietro Sibello, il flight controller che usa per manovrare i foil. Sibello infatti non si è più mosso ad ogni manovra. In queste condizioni navigare in modo ottimale ed efficiente è impossibile. Per poter avere la certezza di accedere direttamente alla finale Prada Cup nelle regate del prossimo weekend ci vogliono due vittorie contro gli inglesi per finire a pari punti. In caso di parità vince chi ha l’ultimo successo temporale.
Stefano Vegliani
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Foto: Luna Rossa Press