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Basket
Basket: è morto Gianfranco “Dado” Lombardi, istituzione della pallacanestro italiana
Il basket italiano piange la scomparsa di una delle sue colonne portanti, sia come giocatore che come allenatore. Gianfranco Lombardi, per tutti Dado, ci ha lasciati proprio mentre stava per tagliare il traguardo degli 80 anni, a Cocquio Trevisago, in provincia di Varese, dove abitava.
Nato a Livorno il 20 marzo 1941, fu scoperto come giocatore da un altro grande nome di questo sport, Vittorio Tracuzzi. Per dodici anni alla Virtus Bologna, non riuscì a donarle nessuno scudetto (era l’epoca delle lombarde, e in quel periodo era spesso secondo o terzo posto per le V nere), ma ne è diventato simbolo e giocatore tra i più importanti di sempre. Dal 1970 al 1972 militò nella Fortitudo, che allora si stava imponendo sempre di più come seconda squadra della città, date le alterne vicende del Gira. Chiuse con il campo in quel di Rieti, quella stessa Rieti che lo vide poi iniziare ad allenare. In Serie A (che, a inizio Anni ’60, si chiamava Elette) fu miglior marcatore nelle stagioni 1963-1964 e 1966-1967. Disputò 316 partite, segnando 5470 punti.
La sua parabola fu tale che fu considerato tra i migliori giocatori dell’epoca, come dimostravano le sue ripetute chiamate in Nazionale. Nel suo ruolino di marcia ci sono state tre Olimpiadi (tra cui Roma ’60), due Europei, due Mondiali e la vittoria ai Giochi del Mediterraneo di Napoli nel 1963. In azzurro disputò 113 partite con 1408 punti realizzati. Non riuscì mai a tornare in azzurro come tecnico, ma nel 1999 ebbe l’onore di commentare, assieme a Franco Lauro, la seconda vittoria dell’Italia agli Europei, in quel di Parigi nel 1999. E chissà se, nell’accoglierlo da qualche parte in un altro mondo, lo storico telecronista della Rai gli avrà ricordato quei momenti.
Come allenatore, Lombardi non dimostrò meno valore. Fu lui a portare Rieti in A e a dare alla Sebastiani rilevanza nazionale, prima dell’era Pentassuglia-Sojourner coronata dalla Coppa Korac 1980. Dopo anni tra Trieste e Forlì, due promozioni in A1 con i giuliani e una stagione a Treviso, ne passò tre a Reggio Emilia, dove colse la sua terza scalata nel massimo campionato e due successive salvezze. Dopo un’annata sfortunata a Rimini, scese in B per sposare il progetto di Verona, che in due stagioni salì prima in A2 e poi nella poule promozione mista A1-A2, dove solo una sconfitta a Roma impedì alla Glaxo di salire al piano superiore. A Siena, invece, la doppia promozione B1-A2 e A2-A1 gli riuscì, all’inizio degli Anni ’90.
Seguì il ritorno nella sua terra, Livorno, che tentò vanamente di fondere Libertas e Pallacanestro: Lombardi fu esonerato a metà stagione 1993-1994, la società saltò poco dopo per via di una fidejussione falsa presentata alla FIP. Chiamato a Cantù, dove le acque in quegli anni erano piuttosto agitate, la riportò in A1 nel 1996. A Reggio Emilia, nel 1998, fu protagonista di un autentico miracolo sportivo: eliminò prima Milano e poi, in cinque gare, Treviso per raggiungere una clamorosa semifinale scudetto. Era la squadra di Gianluca Basile, Marcelo Damiao, Maurizio “Riccio” Ragazzi e Mike Mitchell, tutti personaggi a pieno titolo nella storia del basket tricolore. Poi le ultime esperienze a Varese (2000-2001), Napoli (brevemente nel 2001) e, da general manager, alla Virtus Bologna (2002-2003, stagione che si chiuse con la radiazione a causa del lodo Becirovic). Tecnico dalla spiccata vocazione difensiva, ma dotato anche di un grande carisma, è entrato a far parte della Hall of Fame italiana nel 2006, all’atto della sua fondazione, insieme a Francesco Percuoco, Dino Meneghin, Sandro Riminucci, Paolo Vittori e Cesare Rubini.
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Credit: Ciamillo