Biathlon
Biathlon, il mancato dominio di Johannes Bø spiegato da una moltiplicazione a 3 fattori
Johannes Bø è il protagonista di una delle situazioni meno attese della prima parte della Coppa del Mondo di biathlon, ovvero il fatto di aver vinto molto meno di quanto ci si aspettasse. Il norvegese ha infatti raccolto “solo” una vittoria in nove gare. Si tratta di un dato davvero anomalo per lo scandinavo, che negli ultimi anni era abituato ad arpionare successi a raffica. Certo, il ventisettenne di Stryn è comunque leader della classifica generale con 55 punti di margine sul connazionale Sturla Holm Lægreid, autore di una sorprendente fase iniziale dell’inverno, e 84 lunghezze di vantaggio sullo svedese Sebastian Samuelsson, finalmente sbocciato ai massimi livelli dopo un biennio sottotono. Il francese Quentin Fillon Maillet, nel mese di novembre considerato il rivale più accreditato di Bø nella corsa alla Sfera di cristallo, è staccato di 89 punti. L’impressione è che, a meno di malanni, Johannes metterà comunque le mani sulla Coppa del Mondo. Tuttavia potrebbe fare più fatica del previsto e la parte iniziale della stagione ci ha consegnato una dinamica inaspettata che merita di essere analizzata.
Innanzitutto balzano all’occhio i risultati del norvegese nelle ultime sette gare disputate. Dopo la sprint vinta a Kontiolahti, lo scandinavo ha raccolto quattro terzi, due quarti e un settimo posto. In altre parole, ha inanellato una sequenza di sette competizioni consecutive senza classificarsi in prima o seconda piazza. Il dato è clamoroso, perché per trovare una serie senza affermazioni comparabile si deve tornare indietro alla fine della stagione 2017-18, quando dopo l’oro olimpico della 20 km di Pyeongchang, Bø ebbe una sequenza di nove prove senza successi, conclusasi nella seconda gara dell’annata 2018-19. Cionondimeno, durante quelle nove competizioni si attestò due volte alla piazza d’onore. Dunque, per trovare una sequenza negativa comparabile a quella attualmente in corso, bisogna risalire al 2016-17, quando tra l’inseguimento di Pokljuka e l’individuale di Anterselva, Johannes non salì mai sul podio. Insomma, si tratta di un balzo indietro di diversi anni e sconosciuto al norvegese da quando ha strappato lo scettro di Re del circuito a Martin Fourcade.
Proprio il francese, o meglio la sua assenza, potrebbe essere una delle chiavi di lettura per comprendere l’inaspettato calo di rendimento dello scandinavo. Bø ha recentemente dichiarato che la consapevolezza di avere tra gli avversari un fuoriclasse come il transalpino lo spronava a tenere altissima l’asticella e, in un certo senso, lo deresponsabilizzava, perché sapeva che i riflettori erano puntati sulla sfida tra lui e Fourcade, ma non su uno dei due in particolare. Al contrario, ora che Martin ha appeso sci e carabina al chiodo, tutta l’attenzione mediatica è focalizzata su Johannes, che fa notizia se non vince. Il norvegese sostiene di patire questa situazione di “uomo solo al comando” e di non essere ancora pronto a gestirla. Al tempo stesso, l’ammissione implicita più plausibile riguarda proprio il fatto che il ritiro di Fourcade lo abbia spinto a “mollare la presa” in fase di preparazione, concedendosi qualche distrazione in più rispetto alle abitudini durante l’estate. Peraltro, il fatto di essere recentemente diventato padre, unita alla certezza di non avere più il francese come principale avversario, ha probabilmente contribuito a seguire una disciplina meno ferrea del solito.
In ogni caso, c’è anche un altro fattore da prendere in considerazione. Dal giorno del suo primo successo in Coppa del Mondo, datato 14 dicembre 2013, sino al 15 febbraio 2020, Johannes Bø è stato l’atleta più giovane in attività ad aver vinto una gara di primo livello. Il ruolo gli è stato strappato, dopo ben sei anni e due mesi, da Emilien Jacquelin (classe 1995) nell’inseguimento iridato di Anterselva. Dopodiché, in più della metà delle competizioni disputate in questo primo scorcio di stagione 2020-21, si sono imposti biathleti nati nel 1997. Non uno, ma addirittura tre, ovvero Sturla Holm Lægreid, Sebastian Samuelsson e Johannes Dale, i quali peraltro occupano rispettivamente la seconda, la terza e la quarta posizione nella classifica generale. In altre parole, sta sbocciando una nuova generazione di ragazzi, che per ovvie questioni anagrafiche sta crescendo di rendimento. Di conseguenza, non solo Bø si è leggermente rilassato durante l’estate, ma al tempo stesso si trova a fronteggiare una serie di giovani rampanti che lo vedono come il punto di riferimento assoluto.
Infine c’è anche un terzo fattore da aggiungere alla moltiplicazione, ovvero il peggioramento della precisione al poligono. Premesso che Johannes non è stato devastante come d’abitudine sugli sci, va anche rimarcato come in piazzola stia sbagliando molto più del recente passato. Nelle gare individuali, in tutto il 2019-20 il norvegese ha mancato solo 22 bersagli, mentre ha già commesso 17 errori nelle prove del 2020-21 andate in scena sinora! In altre parole, la sua precisione è scesa dal 92,1% al 87,9%. Un calo del 4% abbondante che, moltiplicato agli altri due fattori citati in precedenza, ha prodotto l’annacquamento del suo dominio.
Adesso sarà interessante vedere quale versione di Johannes Bø ammireremo a Oberhof. La località della Turingia non gli ha mai detto granché bene, anzi diciamo pure che si tratta di uno dei pochi contesti di gara storicamente indigesti. Le due settimane di pausa dopo Hochfilzen potrebbero averlo aiutato a schiarirsi le idee e a rasserenarsi, nel qual caso aspettiamoci di rivederlo dominante, a patto di ritrovare la miglior condizione atletica sugli sci (sotto questo punto di vista c’è stata già una crescita tra Kontiolahti e Hochfilzen) e, al tempo stesso, percentuali al poligono quantomeno nell’ordine del 90%.
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Foto: La Presse