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Ciclismo

Fabio Aru e il ritorno al ciclocross. Una disciplina dalla quale provengono sempre più fenomeni su strada

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Negli ultimi dieci giorni Fabio Aru ha effettuato il suo ritorno nel ciclocross, a nove anni di distanza delle sue ultime apparizioni nella disciplina che si snoda tra fango, sabbia e prati. Il sardo ha preso parte a tre gare, una ad Ancona, una a San Fior e una a Cremona, e ha ottenuto dei discreti risultati. Nulla di esaltante, sia chiaro. Il livello del sardo, al momento, è ben lontano da quello dei migliori crossisti italiani, Gioele Bertolini e Jakob Dorigoni, e letteralmente non paragonabile a quello dei grandi di questo segmento del pedale.

Tuttavia, il ritorno del Cavaliere dei Quattro Mori alla disciplina, se non resterà un caso isolato di quest’ultima settimana, può fare molto bene al ciclocross italiano. Fabio Aru è uno sportivo con un seguito importante e la sua presenza sui circuiti da cross genera interesse. Le manifestazioni a cui ha preso parte, da un giorno all’altro, si sono ritrovate ad avere un’esposizione mediatica che mai avrebbero immaginato. Più il sardo correrà e più questo magnifico sport avrà visibilità.

E poi il ritorno di Aru può portare all’inversione del trend che vede molti ragazzi italiani validi sia su strada che nel fuoristrada venire sostanzialmente convinti a mollare il cross. I successi di van der Poel, Van Aert, Pidcock, Merlier e anche Stybar, che ricordiamo aver vinto l’ultimo Mondiale quando era ormai uno stradista a tempo pieno, nel 2014, hanno chiaramente dimostrato come fare ambedue le discipline sia tutto fuorché controproducente. Tuttavia, ancora oggi, in Italia, molti tecnici sono convinti del contrario. Negli ultimi vent’anni diversi ragazzi che potevano avere un futuro anche più brillante rispetto ad Aru nel ciclocross, su tutti è eclatante l’esempio di Davide Malacarne, campione del Mondo juniores nel 2005, sono stati convinti a concentrarsi su un solo segmento del pedale.

Il cross continua a sfornare fuoriclasse e in Italia dobbiamo imparare a guardare questa disciplina con occhio diverso. Fare cross è propedeutico anche in ottica strada e dobbiamo appoggiare i nostri ragazzi che voglio seguire la via tracciata da van der Poel e Van Aert e non ostacolarli. Da questo punto di vista, vedere un corridore del rango di Fabio Aru riscoprire il cross, peraltro nel momento più buio della sua carriera, non può che far riflettere. Se può essere utile al Cavaliere dei Quattro Mori per tornare a buoni livelli, allora può essere utile anche a tanti ragazzi giovani che voglio affermarsi in più segmenti del pedale.

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Foto: Matteo’s Photo

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