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Perché Italia alle Olimpiadi senza bandiera e inno? Imminente la sanzione del CIO: le leggi violate

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La scadenza si avvicina e il 27 gennaio l’Esecutivo del CIO prenderà una decisione in merito al Coni e al mancato rispetto della Carta Olimpica. Il Comitato Olimpico Internazionale, infatti, potrebbe decidere di avviare un iter di sospensione del Comitato nostrano, perché non conforme a quanto previsto, una sorta di ‘Magna Carta’ composta da 6 capitoli e 61 articoli che contiene le regole e le linee guida per come si organizzano i Giochi e la governance del movimento a Cinque Cerchi. Questo è quanto rivela Repubblica che parla di documento di sospensione pronto che porterebbe il nostro Paese a non essere rappresentato dalla propria bandiera e senza il suo inno ai prossimi Giochi Olimpici di Tokyo.

Allo stato attuale delle cose, il Coni viola due norme della Carta Olimpica menzionata:

– il paragrafo 5: “Le organizzazioni sportive aderenti al Movimento olimpico devono essere politicamente neutrali”.

– articolo 27 del paragrafo 7: “I Noc (Comitati olimpici nazionali) devono preservare la propria autonomia e resistere a pressioni di qualsiasi tipo, incluse quelle politiche, giuridiche, religiose o economiche che potrebbero impedire loro di adempiere alla Carta Olimpica“.

In questo senso, come riportato da agi.it, c’è la menzione della possibile sospensione: “Se la Costituzione, la legge o altre norme in vigore nella Nazione in questione, siano ostacolo all’attività o alla libera espressione del Noc stesso”. In una lettera dell’agosto 2019, il CIO ha analizzato i punti che stridono con la Carta Olimpica: “Il Coni non dovrebbe essere ‘riorganizzato’ mediante decisioni unilaterali da parte del Governo. La sua governance interna e le sue attività devono essere stabilite e decise nell’ambito del proprio statuto, e la legge non dovrebbe avere per obiettivo un ‘micromanaging’ della sua organizzazione interna e delle sue attività”;

“le entità che compongono il Coni dovrebbero rimanere vincolate agli statuti del Coni, della Carta Olimpica e agli statuti delle organizzazioni sportive internazionali alle quali sono affiliate, e dovrebbero completamente rendere conto al Coni per ogni specifica assistenza finanziaria e tecnica che possono ricevere dal Coni (proprio come loro stesse devono rendere conto nei confronti delle relative autorità di Governo per fondi pubblici che possono ricevere dal Governo, ma ciò non significa che il Governo possa avere un ‘controllo’ specifico sulle stesse)”.

Nessuno si augura sanzioni, sarebbe un danno di immagine spaventoso. Pensate alla Russia, paese top e non solo per lo sport, che non potrà partecipare con la propria bandiera né alle Olimpiadi di Tokyo né ai Giochi di Pechino. Non so se vi rendete conto della pesantezza della decisione, anche per i rapporti con Giappone e Cina. Ci auguriamo che chi ha l’onere e la responsabilità di trovare la soluzione quanto meno mantenga la parola perché ormai tutti sanno perfettamente il rischio che corriamo”, così si era espresso alcune settimane fa su Rai Radio 1 Giovanni Malagò.

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Foto: Lapresse

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