Judo
Judo, Francesco Bruyere: “Il Master è forse più complicato di un’Olimpiade. Speriamo di inserire qualche giovane nelle categorie non qualificate”
La Nazionale italiana di judo è ormai pronta ad affrontare in Qatar il primo grande evento del 2021, riservato esclusivamente ai migliori 36 atleti del ranking mondiale in ciascuna categoria. Il Master di Doha metterà in palio la bellezza di 1800 punti (appena 200 in meno rispetto al Mondiale) a dir poco fondamentali anche in ottica qualificazione olimpica, per gli atleti ancora in lotta per il pass a cinque cerchi. Saranno dieci i judoka azzurri presenti in gara dall’11 al 13 gennaio: Manuel Lombardo (66), Fabio Basile (73), Giovanni Esposito (73), Christian Parlati (81), Antonio Esposito (81), Nicholas Mungai (90), Odette Giuffrida (52), Maria Centracchio (63), Edwige Gwend (63) e Alice Bellandi (70).
Francesco Bruyere, coach dello staff tecnico italiano, ha raccontato a OA Sport il percorso di preparazione della selezione tricolore al Master proiettandosi inoltre verso i prossimi mesi di avvicinamento al grande appuntamento olimpico di Tokyo.
A pochi giorni dal primo grande evento della stagione olimpica, quali sono le tue sensazioni dopo aver visto la squadra al lavoro in questi giorni di raduno al Centro Olimpico di Ostia?
“Le sensazioni sono ottime. Il lavoro è stato completato con qualche difficoltà perché ovviamente questa gara ha una data poco felice, alla luce delle festività e delle nostre problematiche legate ai lockdown e ai vari divieti. Abbiamo fatto un grosso lavoro di volume fino al 20 dicembre, poi abbiamo lasciato i ragazzi liberi per una decina di giorni ritrovandoli il 2 gennaio. In quest’ultimo raduno abbiamo svolto un lavoro di rifinitura in vista della competizione. Tutto sommato i ragazzi stanno bene e hanno voglia di gareggiare, dopo tanti mesi in cui non c’è stata la possibilità di disputare un buon numero di gare. Questa è la prima dopo l’Europeo ed in generale la seconda gara dopo la lunga sosta. Noi abbiamo Manuel Lombardo che alla fine ha gareggiato l’anno scorso al Master, poi ha fatto l’Europeo e adesso torna al Master, quindi lui ha fatto davvero una sola gara in un anno ed è a caccia di conferme“.
A Doha ci saranno davvero quasi tutti i migliori al mondo in ogni categoria, quindi il livello si preannuncia stellare. Cosa ci possiamo aspettare dai dieci azzurri invitati al Master?
“Sappiamo che tutti i ragazzi possono dimostrare il loro valore e possono ambire ad una medaglia. Ovviamente tutti quanti puntano alla vittoria, ma la gara è gara. A Doha ci sono tutti i migliori del mondo ed in alcune categorie mancano davvero solo una o due persone tra i primi 36 del ranking, quindi sarà una competizione di altissimo livello forse ancor più difficile rispetto all’Olimpiade. Ai Giochi ogni Paese avrà al massimo un’atleta per categoria, mentre al Master possono esserci per esempio quattro russi o due giapponesi in ogni tabellone. Per questo motivo è la gara più complicata in assoluto. L’anno scorso a dicembre (nel 2019, ndr) i ragazzi comunque avevano già fatto bene al Master: Manuel aveva vinto, Christian (Parlati, ndr) e Odette (Giuffrida, ndr) avevano fatto quinti. Sono fiducioso, perché loro mi danno sempre buone sensazioni e buone risposte. Sicuramente qualcosa di buono ne uscirà, perché sono pronti e stanno bene. Hanno veramente tanta voglia di fare e di combattere“.
Considerando i vari incidenti di percorso legati a Budapest, l’Italia arriva in Qatar con uno stato di forma complessivamente migliore rispetto all’Europeo di Praga?
“Secondo me è un crescendo. Dopo il primo lockdown siamo riusciti a ritrovarci a luglio, ma anche prima i ragazzi si sono sempre allenati come potevano nelle rispettive abitazioni. Chiaramente avevano perso un po’ di forma e l’obiettivo principale per noi era luglio/agosto scorso, come picco di condizione fisica. Da lì in poi abbiamo continuato a fare ritiri e a migliorare, lavorando su problematiche tecniche e sulla condizione. L’Europeo era uno dei punti fondamentali dell’anno scorso e quindi lo abbiamo preparato al meglio, qua in mezzo ci sono state le vacanze ma i ragazzi sono stati molto ligi e sono riusciti a lavorare nelle rispettive palestre o abitazioni. Io li ho ritrovati benissimo, quindi diciamo che sono in forma come all’Europeo“.
L’IJF ha pubblicato ufficialmente il calendario World Tour 2021 fino ai Giochi di Tokyo. Spicca sicuramente la presenza di 5 Grand Slam, degli Europei e del Mondiale di Budapest a inizio giugno: come giudichi la composizione di questo calendario?
“Io ne vedo tantissime di gare, per essere l’avvicinamento ad un’Olimpiade, quindi è chiaro che non le affronteremo tutte. Sarà un percorso individuale con gli atleti in base alle esigenze legate alla qualificazione olimpica, quindi per esempio Manuel e Odette non hanno bisogno di partecipare a tutte queste competizioni – occupando le prime posizioni della Ranking List – ma cercheremo di farli allenare al meglio per preparare le Olimpiadi. Per gli altri cercheremo di selezionare le gare migliori in base alla loro situazione nel ranking senza farli spremere. Io dubito che vengano disputate effettivamente tutte queste gare, ma l’IJF si è riservata la possibilità di mettere più gare possibili per poi poter avere in calendario qualche evento anche in caso di eventuali cancellazioni. D’ora in avanti comunque avremo una programmazione individualizzata sulla prima squadra, in base alle esigenze personali“.
Ad oggi l’Italia sarebbe qualificata all’Olimpiade in sei categorie di peso: ti sei posto in tal senso un obiettivo preciso da raggiungere come numero di atleti presenti in Giappone?
“No, poi chiaramente speriamo sempre di qualificare più persone possibili. Non c’è un obiettivo preciso, l’obiettivo sono le medaglie. È chiaro che se portiamo tanti atleti, aumentano anche le possibilità di vincere più medaglie. Il percorso è stato lungo e dopo quattro anni si è venuta a creare una fascia più competitiva che si riduce a quelle categorie, ma anche come storico in Italia non abbiamo omoni giganteschi come altre Nazioni e quindi le categorie più pesanti sono complicate per noi. In quattro anni abbiamo selezionato una squadra che ruota attorno a questi nomi, poi abbiamo perso per strada Medves perché ha cambiato categoria dopo il rinvio dei Giochi. Anche lui si sarebbe qualificato, poi chiaramente davanti a lui c’era Manuel in quella categoria“.
Nelle prossime gare di qualificazione olimpica pensate di ampliare almeno parzialmente la lista dei possibili convocati o vi concentrerete sempre sull’attuale gruppo nazionale senior?
“Ci piacerebbe se ci fossero davvero tutte queste gare, perché potremmo avere la possibilità di inserire altre categorie. Questo ci stimola a provare a lanciare qualche giovane, nelle categorie che non sono qualificate. L’idea è proprio quella di riuscire ad inserire qualche giovane meritevole e rampante che potrebbe dimostrare già all’Olimpiade di essere competitivo, come hanno dimostrato nel 2016 Basile e Manzi qualificandosi all’ultimo in cinque gare“.
Al momento ci sono tre categorie (73 e 81 kg maschili, 63 kg femminili) in cui due azzurri sono in lotta per il pass olimpico. In caso di doppia qualificazione nel medesimo evento, quale criterio di selezione utilizzerete per scegliere un judoka o l’altro?
“Facciamo sempre riferimento al ranking. Chiaramente verranno date ad entrambi gli atleti varie opportunità, perché tutti e sei hanno fatto il percorso insieme e si sono meritati il posto in squadra combattendo con il coltello tra i denti. Tra di loro c’è rivalità, ma in primis c’è amicizia. Il nostro interesse quindi è quello di dare pari opportunità a tutti e due, poi che vinca il migliore“.
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Foto: IJF