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Prada Cup, Luna Rossa non deve temere nessuno. Ineos non penalizzata: mistero sulla giuria

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Tra quattro giorni si ricomincia. Luna Rossa torna in mare per le semifinali della Prada Cup contro American Magic rattoppata, ma pronta a combattere. Si può essere soddisfatti di quello che Luna Rossa ha fatto fino ad ora? Su piano dei risultati ovvio che no. Troppe occasioni sprecate che non si possono compensare dalla fortuna di aver vinto una regata persa causa la scuffia americana. Anche perché tutti avremmo fatto volentieri a meno di vedere quel disastro.

Però, come diceva Francesco De Angelis: “I conti si fanno alla fine”. Se un mese fa c’era la certezza che vincere il round robin e passare direttamente alla finale sarebbe stato un sicuro vantaggio, oggi molti osservatori pensano che qualche regata in più non possa che essere un modo migliore, non tanto per sviluppare la barca, ma per mettere a punto quelle piccole sbavature nella gestione della tattica e delle manovre che, anche se solo in modo episodico, sono state la causa di più di una sconfitta.

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Quindi sotto con la sfida con gli americani. Passa chi vince quattro regate e questo è importante perché cambia completamente il modo di regatare rispetto ai punti da conquistare in un girone all’italiana. Regatare sempre contro lo stesso avversario ti permettere di prendere le sue misure giorno dopo giorno. Non c’è dubbio alcuno che l’equipaggio italiano sia sulla carta più forte, perché è più giovane, perché Dean Barker, neozelandese, che doveva essere l’erede di Russel Coutts, che oggi tiene tra le mani il timone stelle e strisce, ha più volte dimostrato di non avere la tenuta psicologica del grande match racer. James Spithill è stato il timoniere che nel 2013 ha vinto contro Barker 8 regate consecutive per il più grande come back della storia dello sport. Si spera nel vento non troppo irruento che come si dice dall’inizio mette il team italiano in difficoltà, anche se in realtà nell’ultima regata persa contro Ineos Luna Rossa ha dimostrato un eccellente miglioramento con vento sopra i 16 nodi e quando gli americani si sono ribaltati gli italiani avevano navigato con tutta la strumentazione in tilt. Insomma non un confronto che possa avere un significato. Come ha confermato Silvio Arrivabene, design product manager di American Magic, la barca sarà in acqua mercoledì pomeriggio e quindi avrà un giorno a mezzo di training per vedere se tutto funziona a dovere dopo le riparazioni. A proposito del supporto neozelandese agli americani di cui si è parlato, Arrivabene ha confermato che alcuni lavori non si potevano fare in autonomia all’interno della base, dopo aver interpellato diversi cantieri si sono rivolti a quello che ha costruito gli scafi di Emirates Team New Zealand. Seguirà regolare fattura. Insomma nessun aiuto losco.

In giro si legge di tutto, lo consentono i social, anche con temi molto più seri della Coppa America. Qualcuno ha inventato il termine “velologi”: oggi sono tutti velologi, ma questo è uno sport complesso e se si vuole capirlo bisogna dar retta a chi lo conosce molto bene. Se posso permettermi un consiglio ai lettori, state attenti alle analisi che fanno Gabriele Bruni (il fratello di Checco), Tommaso Chieffi e Luca Devoti. Attenti, lucidi, mai banali. Scrivono suoi loro profili, intervengono nei dibattiti, sono spesso intervistati.

Comunque speriamo nel vento più dolce perché quello è il playground preferito dalla barca del Circolo Vela Sicilia che non deve temere nessuno. Non abbiamo lo zaino pieno di medaglie d’oro come gli inglesi, ma negli anni Novanta Ben Ainslie andava a Palermo ad allenarsi con Francesco Bruni che è stato campione del mondo Laser proprio per scoprire i suoi segreti nella sua visione del campo di regata. In fondo queste barche che volano a quasi 100 all’ora assomigliano nel modo in cui si deve navigare molto a una deriva di quelle olimpiche, molto di più di quelle di una volta, per quello sono affollate di medagliati.

L’importante è non farsi prendere dallo sconforto per le sconfitte, mantenere alto il carattere, ma sono convinto sia un consiglio superfluo. Sicuramente poter approfittare della prima giornata per due belle vittorie, approfittando di un po’ di ruggine americana per non aver navigato una settimana, potrebbe cambiare l’approccio psicologico della semifinale. Insomma la strada è ancora lunga, ma non è detto che sia in salita.

Si è discusso molto delle tre proteste italiane contro gli inglesi, soprattutto dell’ultima, quella che avrebbe cambiato l’esito della regata quando in poppa Luna Rossa, mure a dritta, quindi con diritto di precedenza, ha di fatto modificato la rotta per evitare la collisone. In molti hanno criticato la scelta dei giudici che non hanno penalizzato Ben Ainslie, ma per quanto si tratti di una sorta di miniprocesso volante, non è prevista la pubblicazione della sentenza e quindi difficile sapere il perché della scelta. Vale però il principio che se il voto è in parità tra i giudici il verdetto è di assoluzione: bandiera verde. Però sugli inglesi incombe un’altra scure. Dopo aver attrezzato un sistema di regolazione della randa non permesso, ma non particolarmente vantaggioso in termini di performance della barca, Ineos team Uk ha ricevuto un warning, sostanzialmente un cartellino giallo, e una multa di 5000 dollari americani. Alla prossima infrazione anche lieve può scattare la squalifica, e così potrebbe perdere una regata a tavolino, magari quella decisiva della Prada Cup. Ben Ailslie si è augurato che questo non succeda e Bruni gli ha risposto che è meglio vincere in mare. Vorrei vedere l’atteggiamento inglese a parti invertite, ricordiamo che alla barca italiana è stato impedito di navigare senza volanti. La Coppa America è un gioco senza esclusione di colpi. Aspettiamoci di tutto! E’ già stato detto?

Stefano Vegliani

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Foto: Luna Rossa Press

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