Salto con gli sci

Salto con gli sci, 10 anni fa moriva Simona Senoner. Una vita stroncata all’improvviso e troppo presto

Pubblicato

il

Quest’oggi, 7 gennaio 2021, ricorre il decimo anniversario della tragica scomparsa di Simona Senoner. Il nome non dirà granché a chi ha cominciato a seguire gli sport invernali in tempi recenti, ma aprirà sicuramente un cassetto nella memoria degli appassionati di lungo corso. Parliamo di una giovane saltatrice italiana, morta giovanissima in maniera improvvisa e assurda. Nel nostro Paese il dramma ebbe un’incredibile risonanza mediatica, al punto tale da essere trattato persino dai principali telegiornali nazionali in un’epoca in cui il salto con gli sci femminile non era sport olimpico e non aveva neppure un proprio circuito di Coppa del Mondo. A distanza di un decennio da quel giorno, la versione “rosa” della disciplina ha fatto passi da gigante, diventando a tutti gli effetti parte integrante del programma dei Giochi olimpici, assegnando una Sfera di cristallo e conferendo tante medaglie iridate quante quelle del settore maschile. Proprio per questo viene da chiedersi quali connotati avrebbe assunto la carriera di “Samo”, se la sua vita non fosse stata inopinatamente stroncata a soli 17 anni.

Classe 1993 e originaria di Santa Cristina Valgardena, Simona nasce in una famiglia di sportivi. Il padre Oswald è maestro di sci, mentre il fratello di mamma Brigitte è Peter Runggaldier, indimenticato esponente dell’Italjet degli anni ’90, in quanto capace di arpionare la medaglia d’argento in discesa libera ai Mondiali di Saalbach 1991 e di diventare, nell’inverno 1994-95, il primo azzurro a vincere la Coppa del Mondo di specialità in Super-G. Naturale, quindi, che Samo si dedichi a sua volta allo sci sin da giovanissima, preferendo però quello di fondo. La “conversione” al salto avviene nel 2005 e la sua carriera internazionale comincia con il botto grazie a un 10° posto ai Mondiali junior di Zakopane 2008. Nel guardare alla top-ten di quella gara, si trovano atlete che successivamente scriveranno (e in alcuni casi stanno ancora scrivendo) importanti paragrafi di storia della disciplina: Jacqueline Seifriedsberger, Juliane Seyfarth, Elena Runggaldier, Evelyn Insam e Melanie Faißt. Addirittura, alle spalle di Senoner, si leggono i nomi Sarah Hendrickson e Yuki Ito, solamente di pochi mesi più giovani rispetto all’azzurra.

Una partenza sgargiante a cui fa seguito un percorso agonistico in cui riesce a galleggiare costantemente attorno alla trentesima posizione in Continental Cup (Coc), all’epoca massimo circuito del salto femminile. La gardenese diventa un punto fermo della squadra italiana ed è proprio durante un impegno di carattere internazionale che si compie il suo destino. All’inizio di gennaio 2011 è prevista una tappa di Coc a Schonach im Schwarzwald, rinomata stazione sciistica situata nel sud-ovest della Germania. La sera del 5, Simona accusa qualche linea di febbre. Niente di preoccupante, si pensa a una banale influenza. Invece la mattina dell’Epifania si materializza l’inconcepibile. Poco dopo essersi svegliata, Samo perde conoscenza. Tutti i soccorsi si rivelano inutili e la sua esistenza terrena termina nel pomeriggio del 7 gennaio, quando, constata la morte cerebrale, si decide di spegnere il macchinario che la teneva in vita. Inizialmente si sparge la voce che sia un caso di meningite fulminante, ma l’ipotesi viene rapidamente smentita. Il primo referto autoptico riconduce il decesso a una non meglio specificata “grave infezione virale”, ma successivamente si parlerà di morte cardiaca improvvisa.

Qualunque sia stata la causa della dipartita di Simona, nella sua terra d’origine il ricordo non è mai venuto meno. A Santa Cristina le è stato intitolato uno dei due trampolini costruiti sul Monte Pana. Inoltre lo Sci Club Gardena ha istituito il “Memorial Simona Senoner”, una competizione giovanile di salto e combinata nordica dedicata agli under 14. Chissà che proprio la combinata nordica non avrebbe potuto essere l’attuale attività di una ragazza che, oggi, avrebbe 27 anni. Dopotutto, come abbiamo detto, aveva cominciato praticando proprio sci di fondo e di questi tempi la compagna d’avventure Veronica Gianmoena è una delle dieci combinatiste più forti del mondo. Si tratta però solo di una delle infinite possibilità che avrebbero potuto caratterizzare l’esistenza di una ragazza strappata prematuramente alla vita e della quale è giusto onorare la memoria in questa triste ricorrenza.

Foto di Jose Conejo Saenz da Pixabay

Tu cosa ne pensi?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Exit mobile version