Salto con gli sci
Salto con gli sci, 69ma Tournée 4 Trampolini: Kamil Stoch autore di un crescendo rossiniano. Granerud è il grande sconfitto
La 69ma edizione della Tournèe dei 4 trampolini è appena passata agli archivi, diventando immediatamente un instant classic. Non tanto per il fatto di essere stata la prima (e si spera fortemente unica) ad andare in scena a porte chiuse, quanto perché vinta da un atleta che inizialmente era stato escluso insieme a tutta la sua nazione. Non bisogna infatti dimenticare come a Kamil Stoch (e all’intera Polonia) fosse stato proibito di gareggiare a Oberstdorf a causa della positività al Covid-19 di Klemens Muranka, poi rivelatosi negativo alle “controanalisi” (se così possono essere definiti il secondo e il terzo tampone effettuati). In questo modo non solo l’intero movimento polacco è stato riammesso in extremis, ma ha cominciato un’autentica cavalcata trionfale che ha portato a un tripudio senza precedenti, come testimonia il fatto di aver piazzato quattro atleti tra i primi sei della graduatoria finale, compreso il vincitore e il terzo classificato!
Su Stoch c’è davvero poco da dire, se non che ha saltato in maniera sopraffina in un crescendo rossiniano. Aveva dato interessanti segnali già a Engelberg, prima di Natale, dopodiché tra Oberstdorf e Bischosfhofen è salito progressivamente di colpi, sino a rasentare la perfezione. Il trentatreenne di Zakopane ha ribadito per l’ennesima volta di essere uno dei più grandi di tutti i tempi, anche perché la sua longevità agonistica è impressionante. Dal 2011 al 2021 non è passato anno solare senza che lui non abbia vinto almeno una gara, conquistando nel frattempo qualcosa come 3 ori olimpici, 3 Vierschanzentournée e 2 Coppe del Mondo. Parliamo di un fuoriclasse assoluto, che quando è al top della forma (come lo è stato negli ultimi giorni) rappresenta l’essenza stessa del salto con gli sci.
Il grande battuto di questa Tournée è indubbiamente Halvor Egner Granerud. Il norvegese si presentava ai nastri di partenza della manifestazione come l’indiscusso favorito per il successo finale e, in effetti, comandava la classifica generale dopo le tappe tedesche. Invece a Innsbruck si è verificato un improvviso e inaspettato cortocircuito, sia tecnico che mentale (come dimostrato dalle improvvide dichiarazioni rilasciate nel dopo-gara). Alfine lo scandinavo, che prima dell’inizio della Tournée aveva inanellato 5 vittorie consecutive, ha addirittura chiuso fuori dal podio. Una debacle inopinata e ancora più incredibile se si pensa a come sul Bergiselschanze avesse dominato la qualificazione prima di implodere in gara, subendo una cocente sconfitta. Delusi anche i tedeschi, ma se a Karl Geiger va concesso l’onore delle armi (al di là di un grosso errore e un paio di sbavature, sarebbe stato difficile battere questo Stoch), Markus Eisenbichler è stato impalpabile, eccezion fatta per un unico salto all’altezza delle aspettative. Mastica amaro lo sloveno Anze Lanisek, perché ha raccolto letteralmente le briciole in relazione all’altissimo potenziale mostrato. Dal canto loro gli austriaci si leccano le ferite, perché al di là dei tanti problemi avuti in questo inizio di stagione, hanno raccolto meno di quanto speravano.
In casa Italia il bilancio può essere definito discreto. Giovanni Bresadola ha superato due qualificazioni su quattro (tenendo in considerazione anche quella annullata a Oberstdorf), mostrando sprazzi di classe. Certo, commette ancora diversi errori e non è stabile tecnicamente, ma i suoi picchi di rendimento in condizioni amiche sono molto interessanti. La speranza è che il teenager trentino possa essere accompagnato a dovere nella sua crescita agonistica, il che può essere fatto valorizzando al meglio le sue qualità innate in fase di volo, lavorando al contempo sugli aspetti dove attualmente paga ancora dazio rispetto agli standard della disciplina (in primis la forza nelle gambe per migliorare la spinta). Il tutto, però, dovrà essere fatto in maniera tale che il diciannovenne azzurro possa effettivamente crescere di rendimento, evitando a tutti i costi il rischio di snaturarlo e di farlo finire in un fosso dal quale sarebbe difficile uscire.
Come dicevano i latini, “errare humanum est, perseverare autem diabolicum”. In tal senso, in tempi recenti l’Italia ha una triste tradizione di talenti naturali snaturati. L’ultimo esempio è proprio quell’Alex Insam che attualmente rappresenta la seconda forza del movimento. Il gardenese è stato schierato esclusivamente nelle tappe austriache, dove non ha mai superato la qualificazione, dando l’impressione di essere un saltatore in piena ricostruzione. C’è veramente poco, per non dire nulla, dell’atleta che non più tardi di quattro anni fa era capace di ottenere risultati di ottimo livello in ambito internazionale. Ai tecnici il compito di risollevare le sorti del ventitreenne altoatesino e di tutelare il piccolo Bresadola. Sotto questo punto di vista, il fatto che l’allenatore responsabile del team azzurro sia Andrea Morassi lascia ben sperare, in quanto l’oggi trentaduenne friulano è il principale esempio di saltatore rivoltato come un calzino nel corso del tempo, al punto tale da fargli perdere completamente il senso dell’orientamento sul piano tecnico e di affossarne la carriera.
Proprio alla luce di quanto appena esposto, l’augurio è che gli errori del passato possano rappresentare un monito grazie al quale si possa impostare un percorso che permetta a Bresadola di proseguire nella sua crescita e a Insam di ritrovare sé stesso. L’Italia del salto con gli sci non si può permettere di perdere per strada altri atleti, perché altrimenti – alla luce dell’attuale stato del movimento – sparirebbe definitivamente dalla geografia della disciplina, con il rischio di non tornarvi mai più.
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Foto: La Presse