Sci Alpino
Sci alpino, Kitzbühel 2021: la Streif chiama Dominik Paris in discesa, ma gli americani…
“La pista con i passaggi più pericolosi e spettacolari, non quella più difficile in assoluto“, la definiva così Mario Cotelli, il grande guru della Valanga Azzurra scomparso troppo presto. Non tutti sono d’accordo con tale affermazione, ma resta il fatto che almeno dagli anni ’70 (prima non era così) la Streif di Kitzbühel rimane associata a sinonimo di discesa per eccellenza e l’evento in Tirolo resta il più importante weekend della Coppa del Mondo di sci, per quello che smuove, in assoluto. Ebbene, il calendario 2021 prevede due discese libere (venerdì 22, sabato 23) e un superG (domenica 24) nella località-mito del circuito maggiore. La prima libera recupera quella cancellata a Wengen una settimana fa. La pista austriaca è stata un feudo casalingo soprattutto negli anni ’70 e all’inizio dei 2000, ma numerosi campioni stranieri sono riusciti a domarla, e più volte. Tra questi, ovviamente, c’è l’altoatesino Dominik Paris, che sulla Streif ha trionfato 4 volte, tre in discesa e una in superG, nettamente l’azzurro più vincente da quelle parti, oltre a Kristian Ghedina e Peter Fill, primi una volta a testa in libera.
La Streif è la discesa che dal 1931 è diventata la pietra angolare della tradizione agonistica e, per il Tirolo e l’Austria, un rito di popolo: 860 metri di dislivello e 3.200 m di percorso e oltre 50 mila spettatori, quando possibile. Purtroppo non nel 2021. La speranza è che comunque possa tramutarsi in un trampolino di lancio verso i Mondiali di Cortina 2021 per una squadra maschile italiana a corto di successi ancora in stagione in Coppa del Mondo. La prima prova cronometrata disputata ieri, mercoledì 20 gennaio, ha svelata già quanto ben noto, e cioè che gli americani restano in forma smagliante, in stagione, anche se “dominare” nei training non significa certo farlo in gara, visto che per ora il raccolto USA in discesa parla di un “solo” podio, con Cochran-Siegle in Val Gardena, un secondo posto. E quella sulla Streif sarà la quarta libera stagionale, seguita poi dalla quinta sabato.
Ciò detto, gli americani restano i principali favoriti della mitica prova tirolese, seguiti a ruota da austriaci (Matthias Mayer è stato l’ultimo a trionfare a Kitzbühel, nel 2020, Reichelt si è dimostrato subito performante in prova), dallo svizzero Feuz (ben quattro volte secondo qui, in tre casi dietro italiani, che sia l’anno buono per lui?), ricordando che anche i tedeschi vantano una buona tradizione da quelle parti, pur non potendo contare su Dressen, vincitore nel 2018. La prima prova, però, confonde sempre un po’ le idee, per cui non lasciamoci allarmare, in casa Italia, dal 37° posto di Dominik Paris a 2″36, in quanto la Stelvio di Bormio ha confermato la bontà del suo recupero al vertice (un 4° posto incoraggiante, a soli 13 centesimi dalla vittoria) e solitamente Dominik preferisce studiare bene neve e passaggi nel primo training. Per ora gli italiani sono indietro (e attendono Innerhofer), ma non è detto che lo siano anche in gara. In superG il campo dei papabili protagonisti si allarga e sarà un peccato non vedere in azione l’infortunato Kilde, 2° qui un anno fa, mai troppo a suo agio in discesa a Kitzbühel, ma ben più performante nella disciplina specifica. Kriechmayr, Jansrud, Caviezel e, ci auguriamo, Paris e Innerhofer saranno pronti a rendere spettacolare anche la gara di domenica.
PISTA
Il tracciato è ben noto. Una picchiata lunga e ghiacciata, con passaggi storici e difficili, ma anche una lunga stradina dove spesso si decide la gara. La Mausfalle, “trappola per topi”, è il biglietto d’ingresso alla Streif che prende alla gola. Un baratro al 75% di pendenza che diventa un volo nella leggenda. Dal gabbiotto della partenza, oltre la settantina di metri dello Startschuss, non la si vede nemmeno perché viene ingoiata dal vuoto. Un pezzo mozzafiato che dà molto allo spettacolo più che alla tecnica pura. Subito dopo si è inghiottiti dalla Steilhang, il passaggio supremo del discesimo, il concentrato massimo di difficoltà per esaltare il meglio della tecnica e dell’intelligenza tattica. È un muro di pendenza costante attorno al 60% sul quale viene disegnata una “Esse”: Sono però da includere nella valutazione di insieme del passaggio sia la curva tornante che la precede sia l’imbocco del Bruckenschuss (la stradina) che lo segue. Questo muro severo non è mai cambiato negli anni, i punti di riferimento sono sempre quelli, e le porte sembrano cresciute lì, fisse come alberi, eppure ogni anno la concentrazione e lo studio accurato del percorso devono essere grandi per interpretare al meglio un terreno aspro come questo.
Dopo i primi 30 terribili secondi di gara la stradina concede attimi di riposo ma il pensiero corre già agli ostacoli che attendono ancora gli atleti. L’imbocco della stradina è un pertugio buio tra gli alberi largo non più di 8 metri. In TV non non ci si può rendere conto. Con gli sci ai piedi si ha perfettamente l’idea di un treno lanciato a velocità pazzesca che debba infilare la cruna dell’ago. Se ne esce letteralmente con un curvone accentuato a sinistra che immette sulla «Geschossweise», un tratto dove riprende la pendenza che porta sulla traversa ripida (45%) e insidiosa dell’«Alte Schneise». La zona intermedia della Streif si conclude, prima del gran finale, con il «Seidlalmsprung», ma subito si deve lavorare duro di lamine per tenere l’accentuata curva a sinistra che immette sul «Larchenschuss». E poi arriva l’altro passaggio ineguagliabile della Streif: l’ «Hausbergkante», leggendaria anticamera del traguardo, diagonale in contro pendenza stretta e ripidissima, penultimo ostacolo prima dello spettacolare salto finale, decisamente smussato dopo il drammatico incidente occorso a Daniel Albrecht nel 2009.
Auguri. E buon divertimento, a tutti.
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Foto: Lapresse