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Tennis, Viktor Troicki: “In Australia è un caos totale, non sarei venuto se l’avessi saputo”
L’Australian Open 2021 aprirà i battenti il prossimo 8 febbraio, ma nel nuovo mondo non si sta vivendo un momento così fortunato. 72 tennisti sono in questo momento bloccati nelle proprie camere d’albergo in quarantena per via di alcuni casi di Covid-19 nei voli che li portavano in Oceania ed in tanti si stanno lamentando di come gli organizzatori abbiano gestito questa situazione al limite. Tra di loro c’è anche Viktor Troicki, che torna a disputare un torneo del Grande Slam dopo due anni esatti (quando perse in Australia da Stefanos Tsitsipas nel secondo turno del 2019); la felicità di essere rientrati nel tabellone di uno dei più grandi tornei al mondo è stata spazzata in breve tempo e il serbo non fa nulla per nasconderlo in un’intervista concessa allo Sportski Zurnal: “Se l’avessi saputo prima, non sarei venuto”.
Troicki, che sarà il capitano della Serbia di Novak Djokovic nella prossima ATP Cup, è stato assai critico su come vengono gestiti i tennisti che hanno avuto la sfortuna di sedersi sullo stesso aereo di una persona poi risultata positiva al virus, senza nemmeno aver avuto un contatto con la stessa: “Quello che sto vivendo è un caos totale, un orrore. Devo stare chiuso in stanza per 14 giorni, senza nemmeno potermi allenare. La mia preparazione per il torneo dello Slam è rovinata. Non posso prepararmi a giocare cinque set chiuso in una stanza. Non ci era stato detto che se uno sul nostro volo fosse risultato positivo, avremmo tutti dovuto fare una quarantena più rigida. Ci è stato detto che l’operatore sanitario avrebbe determinato se c’è stato effettivamente uno stretto contatto con il positivo e allora avrebbe deciso se isolare tutti o meno. Ci vorrà un mese e mezzo per tornare in forma. Tutto questo sta rovinando la mia carriera”. Un malcontento palpabile, con Troicki che ne è soltanto l’ultimo esempio: sono tanti i tennisti che non stanno vivendo al meglio lo scenario creatosi e che spinge a riflettere su come l’organizzazione dell’Australian Open abbia voluto arginare il problema.
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Foto: Lapresse