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Vincenzo Nibali: “Il Tour ideale per preparare le Olimpiadi. Nel 2020 sbagliato l’approccio. Ritiro? Nessuna scadenza”

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Vincenzo Nibali si sta preparando per l’inizio della nuova stagione agonistica. Lo Squalo vuole tornare a ruggire dopo un 2020 difficile, condizionato dall’emergenza sanitaria e in cui non è riuscito a ottenere i risultati sperati. Il siciliano ha ufficialmente deciso il suo programma per quest’anno e lo ha ribadito nella giornata odierna: “La mia stagione avrà un avvicinamento improntato al Giro d’Italia. Guercilena è venuto a casa mia e, insieme alla squadra, abbiamo deciso di andare al Tour per preparare le Olimpiadi. Ci sembra la scelta migliore. Anche se non fai la classifica, ti può dare qualcosa in più per una corsa di un giorno, lo abbiamo visto nel 2020 con i Mondiali di Imola“.

L’alfiere della Trek-Segafredo è tornato a parlare anche dell’ultima annata un po’ sottotono rispetto ai suoi standard: “Sicuramente il mio approccio alla ripartenza della stagione 2020 è stato sbagliato. È stata una stagione complicata sul piano fisico e atletico, difficile da decifrare. Di solito ho sempre svolto una routine di gare per presentarmi ad un grande evento, nel 2020 questo mi è mancato e forse è stato sbagliato l’approccio. La sfortuna ci ha preso un po’ di mira nel 2020, abbiamo avuto tanti problemi al Giro con Ciccone e Brambilla. Nonostante ciò eravamo partiti tutti molto bene ad inizio stagione. Da quando ci siamo rifermati è come se si fosse spenta la luce, ci siamo allenati al buio. Il rientro è stato difficile. Non mi era mai successo di non vincere in una stagione, se non nel 2011. Quindi non salvo niente del 2020“.

Le 36 primavere potrebbero farsi sentire, ma Vincenzo Nibali non ha ancora le idee chiare sul suo futuro ritiro come spiega a OA Sport: “Una scadenza definitiva non me la sono data per il ritiro, anche se la carta d’identità cresce anno dopo anno. Dipende da come vanno le cose e la stagione. Sarà una decisione mia, sarò io stesso a prenderla nel momento che riterrò opportuno. Può essere triste, ma al tempo stesso può aprirsi una parentesi altrettanto interessante“.

ll movimento italiano è un po’ in sofferenza e Vincenzo Nibali si sofferma sul “problema dei giovani in Italia”: “Io per emergere sono dovuto andare via dalla Sicilia per vivere in una regione che mi desse la possibilità di correre ed andare a scuola. Bisogna trovare gli sponsor e trovare le persone che seguono i ragazzi. In Sicilia stiamo dando tanto supporto ai ragazzi con il team Nibali. Sono anche i ragazzi stessi che a volte devono fare dei sacrifici per emergere. Chi vuole, ci riesce. Le Istituzioni potrebbero aiutarci per creare un bel vivaio. Negli ultimi anni altre Nazioni hanno lavorato meglio. Non so se i giovani di oggi avranno una carriera lunga, magari sì e magari no. Oggi il ciclismo è più scientifico. Si presume che c’è un dispendio iniziale ampio, che magari potrebbe mancare a lungo andare. Solitamente si dice sempre che un atleta raggiunge il massimo della sua forza a 30 anni, ora invece avviene a 20“.

Lo Squalo farà Giro e Tour proprio come nel 2016, quando poi cadde alle Olimpiadi mentre si stava involando verso una medaglia: “È una coincidenza, ma pensiamo sia la soluzione migliore. Non sarebbe il massimo fermarsi dal Giro fino alle Olimpiadi. Invece andrò al Tour, cercando anche una vittoria di tappa. La giornata di Rio 2016, senza quell’incidente, avrebbe avuto un risultato diverso. Purtroppo le corse sono così. Bisogna accettarlo. Mi è capitato di ripensarci, ora non più“. E sulla sua presenza alla Grande Boucle precisa: “Non ho ancora pensato, ma potrebbe accadere di ritirarmi prima al Tour, dipende da quali saranno le disposizioni per le Olimpiadi e se bisognerà osservare una quarantena obbligatoria all’arrivo in Giappone“. Poco interesse, almeno per il momento, nei confronti della rassegna iridata a settembre in Belgio: “Io credo che, con la stagione intensa che avrò, dopo le Olimpiadi sarà difficile pensare al Mondiale“.

C’è spazio anche per parlare dei giovani compagni di squadra Antonio Tiberi e Giulio Ciccone, oltre che di alcuni giovani avversari: “Non lo so se Tiberi sia simile a me, ma sicuramente ha grandissime qualità. Sicuramente è più cronoman di me, è un corridore che si deve ancora formare, deve crescere e capire dove può arrivare. Essere arrivato in un team come la Trek-Segafredo lo aiuterà molto ad emergere. In questo momento è con me in camera, mi fa molto piacere. Gli darò dei consigli spalmati nel tempo. Ciccone può crescere ancora. Sicuramente Evenepoel ha fatto vedere tante cose, ma ho visto che ha lavorato tantissimo e bene. Sicuramente sarà pronto per la nuova stagione. Pogacar è quello che conosco meno tra i giovani. Bernal l’ho visto crescere in maniera graduale, ma saprà riscattarsi ed è quello che mi piace di più, mi ricorda Alberto Contador”.

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Foto: Lapresse

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