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America’s Cup, quanti casi Covid-19 hanno provocato il rinvio? Positività al minimo, massima precauzione
L’inizio della America’s Cup ha subito uno slittamento da data da destinarsi. Le prime regate della competizione sportiva più antica al mondo erano originariamente in programma nel weekend del 6-7 marzo, ma non andranno in scena nelle date definite da tempo. Il motivo è presto detto: Auckland è entrata in lockdown di livello 3 per sette giorni, a partire dalle ore 06.00 locali di domenica 28 febbraio. Gli organizzatori del match race tra Luna Rossa e Team New Zealand sono così stati costretti a sospendere le prime quattro gare e a posticiparle, sicuramente non si tornerà in acqua prima di mercoledì 10 marzo. Tutto è in divenire, soltanto nei prossimi giorni avremo un quadro più chiaro e sarà comunicato il nuovo calendario della competizione.
Il livello 3 di allerta è il più elevato e impedisce la disputa di eventi sportivi, salvo deroghe concesse dal Governo, che potrebbero arrivare per la Coppa America (ma comunque non ci saranno competizioni nel Golfo di Hauraki prima del 10 marzo). Va assolutamente ricordato che la Nuova Zelanda ha combattuto duramente il Covid-19 fin dagli inizi della pandemia e negli ultimi mesi la vita è tornata alla normalità: le mascherine e la distanza interpersonale non sono obbligatorie, tutte le attività sono aperte regolarmente, ci si può spostare tranquillamente all’interno del Paese. Tuttavia non sono mancate alcune positività e il Governo ha sempre agito con dei brevissimi lockdown, proprio per contenere il rischio contagio e mantenere una condizione di normalità, tipica della vita precedente l’emergenza sanitaria.
Era già successo una decina di giorni fa quando, con appena 3 positività all’interno di una famiglia a sud di Auckland, la premier aveva proclamato un lockdown di livello 3 ad Auckland e di livello 2 nel resto della Nazione per 72 ore. La misura attuata in questa occasione e che ha portato al rinvio della America’s Cup è dovuta a due positività registrate in quell’area. Si tratta dei casi “M” e “N”. Uno di questi è un 21enne che ha frequentato il Manukau Institute of Technology per tre giorni ed è andato in palestra due volte, inclusa una dopo aver fatto un test Covid, quando invece avrebbe dovuto isolarsi a casa.
Nelle ultime ore è emersa un’altra positività (caso “O”), comunicato direttamente dal Ministro della Salute. Ha manifestato i primi sintomi sabato ed è risultato positivo domenica pomeriggio (dunque oggi), ora è in quarantena al Jet Park di Mangere ed è un contatto familiare di altri quattro casi precedentemente confermati (I, J, K, L). Il Ministro ha comunicato che il caso O è in quarantena preventiva, ma non ci sono rischi per la collettività e non ha frequentato luoghi di interesse.
Nel mese di febbraio si sono registrati complessivamente 16 casi positivi: 3 in una famiglia da cui sono scaturiti altri 10 casi (equamente divisi tra due famiglie, provocati dalla positività della figlia del primo nucleo che ha frequentato la scuola), le due positività “M” e “N” che hanno portato all’ultimo lockdown e il caso “O”.
Foto: Luna Rossa Press