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America’s Cup, Tommaso Chieffi: “Luna Rossa e New Zealand si equivalgono. Esito non scontato”

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L’attesa diventa sempre più spasmodica ogni giorno che passa. Da sabato 6 marzo Emirates Team New Zealand e Luna Rossa si affronteranno per la 36ma edizione dell’America’s Cup. Ad Auckland andrà in scena una serie potenzialmente molto lunga ed al meglio delle 13 regate: occorrerà vincerne 7 per aggiudicarsi il trofeo.

I precedenti pendono decisamente dalla parte dei Kiwi, che dal 2000 in poi hanno sempre lasciato le briciole al Team Prada Pirelli. In questi giorni appaiono quasi incontenibili le voci secondo cui Te Rehutai sia una barca stellare, capace di sviluppare velocità supersoniche. Ruggero Tita aveva dichiarato ad OA Sport che “i neozelandesi non vogliono di certo vincere con le manovre…“. Secondo Tommaso Chieffi, tattico del Moro di Venezia che vinse la Louis Vuitton Cup nel 1992 e poi perse la Coppa America contro gli statunitensi, la contesa tra Luna Rossa ed Emirates Team New Zealand sarà più incerta di quanto ci si possa attendere: “Secondo me non è così scritto come finirà. I due team, nonostante abbiano concepito il regolamento ed abbiano avuto un vantaggio iniziale nei confronti di Ineos ed American Magic, sono andati verso due direzioni abbastanza diverse. New Zealand è orientata a fare velocità in linea retta, a scapito della manovrabilità. Luna Rossa invece è all’opposto, con ali grosse e due timonieri: c’è la consapevolezza che la velocità fai fatica a svilupparla perché il campo di regata è molto piccolo“.

Il toscano, dall’alto di una infinita esperienza in Coppa America (prese parte anche all’edizione 2003 con Oracle ed a quella del 2007 con Shosholoza), entra poi ulteriormente nel dettaglio delle caratteristiche delle due contendenti: “Luna Rossa predilige il vento leggero, decolla prima di tutti gli altri: sembra proprio un suo punto di forza sotto i 10 nodi, ha una configurazione particolare. Non parlerei invece di 12 nodi perché quello è già un vento medio. Poi c’è la questione di New Zealand che sta provando i due timonieri, l’idea di Luna Rossa gli è piaciuta. La afterguard italiana è più anziana, ma proprio per questo più abituata ai match race. Burling non ha fatto molti match race in carriera. Non la darei così scontata la vittoria di Team New Zealand. Pesando forze e debolezze, azzarderei che quasi si equivalgono“.

Poi una frase che fa riflettere: “Siamo sicuri che i neozelandesi si sentano veramente superiori o sono forse gli italiani che stanno costruendo la superiorità dei neozelandesi? (riferendosi alla stampa italiana, ndr)“.

Chieffi esprime un giudizio molto cauto sulle suggestioni di questi giorni, secondo cui Te Rehutai sia in grado addirittura di superare i 60 nodi di velocità: “Sì ma non è una gara in linea retta, è difficile sviluppare velocità molto elevate in un catino così piccolo. Da capire se si tratti di pre-tattica o se invece sia reale. Anche se i neozelandesi facessero quelle velocità, comunque poi devi sempre manovrare“.

America’s Cup, stampa neozelandese: “Luna Rossa ha avuto fortuna. Non vale Alinghi 2003”

Max Sirena, la scorsa settimana, dichiarò che queste barche avrebbero raggiunto facilmente i 60 nodi nella prossima edizione. Possibile che invece New Zealand ci sia già riuscita con anni di anticipo?Se così fosse, saremmo di fronte ad una barca di seconda generazione. Faccio fatica a pensare che possano avere quelle velocità in tutte le condizioni di vento. La coperta è corta: se migliori con vento forte, peggiori con vento leggero. Se fai ali sempre più piccole, poi da qualche parte paghi“, il pensiero di Tommaso Chieffi.

Il campione del mondo della classe olimpica 470 nel 1985 ha poi ricordato un importante precedente risalente alla Coppa America del 2003 tra i maori e gli svizzeri di Alinghi: “Nel 2003 Team New Zealand preparò una Hula che sembrava una grande invenzione tecnologia, ma alla fine non funzionò mai. Sono tentativi, si può avere successo o insuccesso“.

Se Luna Rossa gradisce il vento leggero e Team New Zealand quello più sostenuto, l’America’s Cup si ridurrà dunque ad una mera competizione in cui vincerà la flotta più fortunata nel trovare le condizioni preferite?Le barche a vela sono così, c’è sempre un fattore di imponderabile. Fai le tue scelte in base ai dati ed al meteo che penserai di trovare. Ad Auckland si dice ‘se non ti piace il vento, aspetta 10 minuti’. Per la posizione geografica, tutte le perturbazioni che passano a sud dell’Australia vanno verso la Nuova Zelanda. E’ imprevedibile come clima. La media è 12-13 nodi, ma ne puoi trovare 6 o 24. Vasco Vascotto mi ha sempre detto che Luna Rossa spera in un mese di vento leggero, intorno ai 10 nodi“, il parere del nativo di Anversa.

Chieffi ha poi analizzato un’altra statistica sfavorevole a Luna Rossa: negli ultimi 40 anni, chi ha vinto la Coppa America l’ha poi difesa con successo anche nell’edizione successiva. Dunque questa volta potrebbe toccare ai neozelandesi riconfermarsi dopo il trionfo del 2017. L’ultima (o forse sarebbe meglio dire l’unica, visto che in precedenza la Vecchia Brocca era sempre stata appannaggio degli statunitensi) a vincere l’America’s Cup e poi a non riuscire a difenderla fu l’Australia nel quadriennio 1983-1987: “Ciò deriva dal fatto che chi vince la Coppa fa anche le regole. Questa è una classe nuova, che loro hanno concepito: sapevano già dove andare a parare. Però ricordiamoci che i neozelandesi hanno vinto l’edizione 2017 dei catamarani grazie ad alcune invenzioni che erano di Prada, come ad esempio la soluzione dei ciclisti ideata da Gilberto Nobili. Sono convinto che il Team Prada Pirelli sia innovativo e con buoni tecnici“.

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Foto: Luna Rossa Press

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