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Australian Open 2021: Fabio Fognini e Sara Errani i migliori di un’Italia dalle tante facce
Anche l’edizione 2021 degli Australian Open va in archivio, e sono molti gli appunti che vanno fatti in chiave italiana, un po’ per la particolarità del primo Slam dell’anno in quest’occasione, un po’ perché ci sono tante sfumature da sottolineare al di là dei puri risultati del campo.
Due sono gli uomini che hanno raggiunto gli ottavi di finale: Fabio Fognini e Matteo Berrettini. La palma di “migliore”, è bene specificarlo, viene in questa sede assegnata al ligure non per demeriti del romano, ma per sottolineare la prova del numero 2 d’Italia, che partiva da una situazione decisamente meno rosea rispetto a quella del decimo miglior giocatore del mondo.
Si ricorderà, infatti, come le possibilità di Fognini fossero date semplicemente per minime, pur se l’ATP Cup aveva fatto intuire che il taggiasco stava trovando per la prima volta una buona condizione dopo l’operazione a entrambe le caviglie (prima) e l’aver contratto il Covid-19 (poi). Fabio ha saputo smentire tutte le negatività con match ognuno legato al proprio vissuto: da quello molto più semplice del previsto con il francese Pierre-Hugues Herbert, a quello di concretezza con Salvatore Caruso, a quello spettacolare (forse uno dei migliori della sua carriera sul veloce) con l’australiano Alex de Minaur. E’ vero, poi con Rafael Nadal si è dovuto arrendere, ma ciò non toglie che la sua prestazione sia un segnale molto buono per il prossimo futuro, dove potrà peraltro ritrovare la “sua” terra rossa già nella Gira Sudamericana. Da sottolineare, inoltre (screzio finale, spiacevole, a parte), come il taggiasco abbia saputo gestire da par suo i momenti decisivi con Caruso per poi ripetersi con de Minaur quando l’aussie si stava riavvicinando.
Berrettini, invece, è stato solamente sfortunato. Perché con Stefanos Tsitsipas avrebbe potuto mettere in piedi un confronto molto bello, e invece l’infortunio patito nel finale di match con il russo Karen Khachanov gli ha impedito di potersi giocare le proprie chance. Una sfortuna, la sua, che è ancora maggiore se si pensa a quanto fatto nell’inizio di stagione, ufficializzando una volta di più il suo status di giocatore del quale Dominic Thiem viene a capo con difficoltà, ammesso che ci riesca. Ed era anche venuto a capo di un giocatore, Kevin Anderson, tra i peggiori da affrontare al primo turno. Non solo: il Berrettini degli Australian Open era sì meno appariscente rispetto a quello dell’ATP Cup, ma allo stesso tempo era comunque concreto, a ulteriore dimostrazione del fatto che sta maturando in quel livello di gioco per cui, anche se non gioca al massimo, trova un modo per andare (o farsi mandare) al turno successivo.
Maggiore o minore, invece, la fortuna per diversi altri. A Jannik Sinner non è andata bene per due motivi: il primo è legato al pochissimo intervallo lasciato tra la finale di Melbourne 1, il secondo alla dura sfida con Denis Shapovalov, che ha comunque orgogliosamente onorato fino al quinto set senza mai pensare al prima, ma sempre al durante. Il sorteggio gli è stato ben poco amico, come già in quattro Slam su cinque finora disputati; sarà probabilmente l’ultima evenienza simile, dal momento che soltanto una sequenza di eventi davvero nefasti potrebbe impedirgli di arrivare al Roland Garros nei primi 32 del ranking ATP. Può invece recriminare Lorenzo Sonego, che si è trovato avanti di due set con Feliciano Lopez prima di subire la rimonta del veterano spagnolo, ancora dotato a quasi quarant’anni di assi nella manica a profusione con la sua mano fatata. Una lezione, questa, che tornerà utile al torinese, che già ne sta imparando parecchie in una crescita costante.
Sfortunato allo stesso livello di Sinner è stato Stefano Travaglia, il suo compagno di finale, ma nella lista si può includere anche Gianluca Mager, se non altro perché ha assaggiato una parte dell’enorme sorpresa che è stata rappresentata dal russo Aslan Karatsev. Se la sconfitta di Marco Cecchinato era prevedibile, quella di Andreas Seppi ha per un attimo gettato delle ombre sul suo futuro, che però al momento sono diventate meno scure grazie alla semifinale a Biella. Una cosa è certa: finché l’anca regge, lui c’è.
Passiamo ora al capitolo femminile, dove abbiamo il paradosso di Sara Errani, uno dei tanti legati ai ranking bloccati a metà. Senza il congelamento dei punti, infatti, l’emiliana sarebbe vicinissima al rientro nelle prime 50, e anzi è la quarta giocatrice attualmente fuori dalle 100 più danneggiata da questo sistema. E’ da metà 2020 che i segnali sono continuamente buoni, e qui l’ha ancora una volta dimostrato grazie alla rimonta con la cinese Qiang Wang e alla prima parte della partita contro Venus Williams, quella fino al 5-1, cioè il momento dell’infortunio dell’americana, che ha comunque saputo gestire alla perfezione. E a tal proposito, da parte di più d’uno s’è letto e sentito di tutto: che avesse mancato di rispetto con le palle corte e via dicendo. Stare in campo richiede l’uso di una strategia, e chiunque lo abbia calcato sa bene che, una volta che dall’altra parte c’è un tipo di condizione, con i propri mezzi si punta a sfruttarla. E’ il tennis professionistico, e lo sanno sia Venus che Sara, che con questa situazione ha convissuto nella finale di Roma 2014 contro Serena. Al di là della sconfitta con Su-Wei Hsieh, al miglior torneo della carriera, è un torneo da prendere e portare a casa in vista di un possibile ben più che valido 2021.
L’unica altra azzurra al secondo turno è risultata essere Camila Giorgi, che ha reso esattamente secondo le attese: primo turno giocato bene con la kazaka Yaroslava Shvedova (o meglio, con la sua attuale versione, ben lontana da quella dei tempi d’oro), secondo in cui non è riuscita a scardinare le trame di gioco della polacca Iga Swiatek. Nessuno squillo di tromba, in sostanza, per la marchigiana, che dovrà ora anche gestire la questione del proprio fisico, visto anche il problema occorso con l’americana Sofia Kenin prima dello Slam.
Al primo turno, l’unico risultato che si sarebbe potuto configurare diversamente è quello di Elisabetta Cocciaretto, il cui inizio di 2021 ha riservato più ombre che luci; con la tedesca Mona Barthel avrebbe tranquillamente potuto vincere, anche visto come si era messa la situazione dell’incontro nella sua fase iniziale. Per Martina Trevisan e Jasmine Paolini, invece, sorteggi uno più sfortunato dell’altro: ad oggi Ekaterina Alexandrova è più forte della prima sul veloce, mentre per quanto riguarda la seconda un confronto con Karolina Pliskova, su questa superficie, era sostanzialmente improbabile.
Un capitolo a parte lo meritano le qualificazioni, perché disputate nel mese di gennaio in condizioni del tutto particolari: al maschile, in quest’occasione, la pattuglia italiana è andata incontro a una cancellazione quasi generale al primo turno (con la sfortuna di Lorenzo Musetti nell’incontrare l’olandese Van de Zandschulp, che poi si è qualificato e ha continuato a vivere un momento di valida forma) e i soli due al secondo, Gian Marco Moroni e Lorenzo Giustino, eliminati non senza rimpianti, mentre è andata meglio alle donne, con le qualificazioni di Errani e Cocciaretto, mentre Giulia Gatto-Monticone e Martina Di Giuseppe non sono andate più in là rispettivamente del secondo e del primo turno. Ci saranno senz’altro occasioni complessivamente migliori, in una situazione un po’ più normale (leggasi settimana precedente lo Slam, e non un mese prima, e soprattutto in loco).
Foto: LaPresse / Olycom