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Australian Open 2021, la finale femminile: Naomi Osaka-Jennifer Brady, la consacrazione o il coronamento di un sogno

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Se qualcuno abbia pronosticato negli scorsi giorni questa finale, alzi la mano e apra una scuola di divinazione. Dopo 126 partite e 287 set giocati, l’ultimo atto del torneo femminile dell’Australian Open 2021 mette di fronte Naomi Osaka e Jennifer Brady, due tenniste arrivate con merito a contendersi il primo Slam dell’anno. Fra poche ore la Rod Laver Arena ospiterà la novantacinquesima battaglia della storia del tennis femminile per giocarsi la Daphne Akhurst Memorial Cup, con la Osaka favorita d’obbligo e l’americana che venderà cara la pelle per iscrivere il suo nome tra le tenniste capaci di conquistare un Major. Quello di oggi sarà il quarto incontro fra le due, con la nipponica in vantaggio per 2-1: l’ultimo scontro risale alla semifinale dell’ultimo US Open, in cui la Osaka si impose in tre set combattuti. La vittoria della Brady è datata invece 2014, in un ITF a New Braunfels; in mezzo il successo giapponese nel primo turno di Charleston 2018.

Naomi Osaka favorita d’obbligo, dicevamo. La numero 3 del mondo ha già trionfato nell’ “Happy Slam” due anni fa, quando batté Petra Kvitova in tre set, e quando ha raggiunto la finale in uno dei quattro grandi tornei dell’anno non ha mai assaporato la sconfitta. Per la 23enne nipponica è stato un cammino di alto livello, con difficoltà non di poco conto: ha concesso fino ad ora soltanto un set a Garbine Muguruza negli ottavi di finale, salvando anche due match point, per poi far lacrimare Serena Williams dopo la semifinale disputata contro di lei. Con la vittoria in Australia la Osaka supererebbe nel ranking Simona Halep, prendendosi il secondo posto nel ranking mondiale e mettendo nel mirino la vetta occupata da Ashleigh Barty, comunque ancora lontana; oltretutto, il portarsi a casa il quarto Slam della sua carriera suonerebbe come la definitiva consacrazione per essere la donna da battere nei prossimi anni.

Ma tra il dire e il fare, c’è di mezzo Jennifer Brady. L’americana è riuscita ad approfittare della progressiva caduta delle teste di serie nella parte alta del tabellone: era inserita nel settore di Sofia Kenin, eliminata nel secondo turno contro l’estone Kaia Kanepi, ed è stata brava a colmare il buco creato dalla caduta della testa di serie numero 4. Aliona Bolsova Zadoinov, Madison Brengle, Kaja Juvan, Donna Vekic, Jessica Pegula e Karolina Muchova: è la lista delle tenniste affrontate dalla Brady, nessuna di queste sopra di lei nel ranking mondiale. Ma ha comunque saputo vincere dodici set durante queste due settimane grazie anche alla crescente rendita del servizio (24 ace nelle ultime tre partite), e la semifinale raggiunta nell’US Open 2020 testimonia il suo feeling con la superficie. Così come allora, c’è Naomi Osaka davanti, ma questa volta ci si gioca il trofeo: per la Brady può essere l’occasione della vita, per riempire finalmente la sua bacheca da professionista dopo i buoni successi universitari. Ora è virtualmente numero 13 al mondo e potrebbe diventare la campionessa con il ranking più basso da qui a quattordici anni (ultima Serena Williams nel 2007 da numero 81 in classifica), ma comunque vada la Brady sta prendendo coscienza dei suoi mezzi per imporsi come una protagonista del tennis mondiale.

Foto: Lapresse

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