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Golf
Golf, Benedetta Moresco: “Giocare lo US Open mi ha fatto capire che voglio giocare da professionista. Sogno la Solheim Cup”
Benedetta Moresco è una delle giovani rampanti del golf femminile italiano. Classe 2001, ha deciso di andare dall’altra parte dell’Oceano, direzione università nell’Alabama, per coniugare la costruzione di un sogno chiamato professionismo e la voglia di continuare con gli studi. Nativa di quella Caldogno che lo sport italiano, per un suo ben preciso personaggio, conosce bene, sta seguendo i passi che, in quello stesso ateneo, marcò Justin Thomas nella sua scalata verso i vertici mondiali. L’abbiamo raggiunta per un’intervista dove ha raccontato molto di America, d’Italia e di prospettive future.
Innanzitutto, cosa ti ha portato a scegliere la University of Alabama per il tuo percorso di studi, e quale in particolare stai seguendo?
“Ho scelto di studiare alla University of Alabama perché penso che il programma accademico e sportivo che offre sia uno dei migliori degli Stati Uniti. Mi sono piaciuti fin da subito il campus e le facilities e fin dalla prima visita, mi sono subito sentita ‘a casa’. Per quanto riguarda il percorso di studi, qui funziona che prima di scegliere il tuo major (cioè la tua laurea) puoi provare diverse classi. In questo momento sto proprio facendo questo, non ho ancora scelto un major ma probabilmente sarà biologia o matematica. Diciamo che il mio forte sono le materie scientifiche”!
L’influenza di tua sorella quanto è stata forte nello scegliere Alabama?
“Sicuramente la presenza di mia sorella Angelica è stata un grande punto a favore. Non è stato il motivo principale della mia scelta, ma sapere di avere mia sorella al mio fianco mentre ero a migliaia di chilometri da casa mi ha rassicurato molto“.
Com’è strutturato, in generale, il golf a livello universitario negli States?
“Il golf qui, come tutti gli altri sport, viene preso molto seriamente. Ogni giorno ci sono dalle due alle quattro ore di allenamento, più al minimo due volte la settimana palestra. C’è inoltre, un circuito di gare universitarie di altissimo livello che ci permette di competere con tutte le altre università degli Stati Uniti“.
Puoi già dire com’è passare da un tipo di mentalità italiana-europea a quella decisamente più diversa dell’America?
“Sicuramente la mentalità statunitense è molto diversa da quella italiana. Lo sport a livello universitario è molto preso in considerazione. Però la mia transizione non è stata difficilissima poiché, avendo mia sorella che è già qui da quattro anni, sapevo già a grandi linee cosa mi aspettasse“.
Quante tracce ha lasciato ad Alabama Justin Thomas, che ha fatto parte della storia dell’ateneo?
“Sicuramente Justin Thomas è stato uno dei grandi protagonisti di questa università. Ci sono moltissime foto sue nel campus ed è considerato da tutti un idolo sportivo. Alcune volte, in occasione delle grandi partite di football, viene a visitare l’università e vederlo è sempre una grande emozione“.
Lo scorso anno hai vinto l’Annika Invitational USA. Un torneo del genere, con un nome del genere a dargli forma, cos’ha significato per te?
“Per me partecipare all’Annika Invitational lo scorso anno è stato un grandissimo privilegio, e vincerla ancor di più. Annika Sorenstam, oltre che l’organizzatrice del torneo, è una delle golfiste che hanno segnato la storia del golf femminile. Per me vincere l’Annika Invitational ha significato davvero molto, poiché tutto il lavoro che c’era dietro ha dato i suoi frutti. È stata un’emozione grandissima“.
Poi c’è stato il lockdown: come l’hai vissuto?
“Il lockdown per me non è stato troppo difficile. Era il periodo prima degli esami di stato, quindi ho avuto tutto il tempo necessario per seguire le lezioni e studiare per bene tutto il materiale. Allo stesso tempo però portare avanti la mia pratica sportiva non è stato facile. Per quanto ho potuto mi sono attrezzata con rete da golf e attrezzi da palestra, e facevo il più possibile per tenere il mio corpo in forma per quando sarebbero ricominciate le gare. Nonostante il periodo difficile per tutti, è stato un momento che mi ha permesso di stare in famiglia“.
Tu, Alessia Nobilio e Caterina Don, un trio che ha potuto giocare lo US Open, quello vero. Ci racconti che tipo di sensazione è, l’organizzazione e, in generale, l’ambiente che si respira attorno a un simile torneo?
“Giocare lo US Open è stata una delle esperienze più forti della mia vita. La gara è stata organizzata benissimo, seguendo tutte le regole anti-Covid. Giocare con le professioniste mi ha fatto imparare moltissime cose e mi ha permesso di crescere. Inoltre avere mia sorella Angelica come caddie è stata un esperienza fantastica. Giocare questo torneo mi ha permesso di capire che è proprio questo quello che voglio fare nella vita… giocare nel circuito professionistico”!
Uno sguardo al futuro: Augusta versione amateur. Hai già fatto qualche viaggio con la testa al momento in cui girerai su quel percorso?
“Eh si, sicuramente la testa ha fatto i suoi mille viaggi! Purtroppo lo scorso anno avremmo dovuto giocare questo torneo, ma a causa della pandemia è stato rinviato nel 2021. Giocare l’Augusta Amateur sarà un grandissimo onore per me e non vedo l’ora di respirare ‘l’aria da Masters’ che ho sempre sognato guardandolo dalla tv“.
Quali sono quelli che, ad oggi, puoi definire i sogni che vorresti realizzare?
“Ad oggi, i sogni che vorrei si realizzassero sono passare professionista dopo il college, e vincere una Solheim Cup“.
Quali sono i colpi su cui stai cercando di lavorare di più?
“Sto cercando di lavorare sugli approcci in questo periodo. Diciamo che al momento sono un po’ il mio punto debole, ma sto cercando di far si che diventi uno dei miei punti forti“.
In base a quello che noti, in Italia quanto sta crescendo l’attenzione per il golf femminile?
“Sicuramente stiamo facendo passi avanti. Il golf femminile è poco seguito in Italia, ed è un peccato perché è molto interessante. ‘Golf è donna’ è un progetto che la Federazione Italiana Golf sta portando avanti egregiamente. Il suo focus è rivolto all’universo femminile ed è nato per avviare un numero sempre maggiore di donne alla pratica del golf e per fidelizzare le attuali giocatrici. La cosa positiva è che sicuramente molti più ragazzi e ragazze si stanno avvicinando a questo fantastico sport ma secondo me possiamo fare ancora molto”!
Hai detto in passato che il tuo idolo è Ian Poulter, forse tra i simboli stessi della Ryder Cup. E in questo senso, per te quant’è diverso giocare da sola o in coppia, o comunque all’interno di un contesto in cui non sei l’unica?
“Ian Poulter è ancora il mio idolo. Di lui mi piacciono molto la sua grinta e determinazione che ha in campo. Giocare da sola è sempre stato una costante nella mia vita golfistica poiché il golf è uno sport prettamente individuale. Nonostante ciò, le mie gare preferite sono sempre quelle di squadra, perché l’atmosfera che si crea è pazzesca. Ad oggi non mi trovo solo a competere individualmente per la mia università, ma anche con un team, e questa è una delle cose più belle che ho trovato al college“.
Oltre a Poulter, sia nel maschile che nel femminile, quali sono i golfisti che ti ispirano di più?
“La mia idola golfistica è Nelly Korda. È la sorella più piccola delle sorelle Korda e in lei rivedo proprio questo. Inoltre mi piace molto il suo swing e il suo atteggiamento sul campo da golf“.
Foto: Federazione Italiana Golf