Editoriali
Luca De Aliprandini, un punto di arrivo e un nuovo inizio
Luca De Aliprandini aveva vissuto sino ad oggi una carriera da eterno piazzato. Che fosse un ottimo gigantista è però fuori discussione: non si ottengono ben diciotto piazzamenti in top10 in Coppa del Mondo per caso, peraltro spalmati in ben 8 anni. Eppure quel podio, citando proprio l’espressione utilizzata dal trentino, sembrava tabù, una vera e propria ossessione. Ci era andato vicino ad Adelboden nel 2018 (4°). Sempre sulla Chuenisbärgli sembrava che fosse arrivato il suo giorno l’11 gennaio 2020, quando concluse la prima manche davanti a tutti; nella seconda sciò benissimo per 3/4 di gara, il successo appariva a portata di mano, prima dell’errore nelle ultime porte che lo mise fuori gioco.
Proprio questo è il punto debole con cui ha sempre dovuto fare i conti. Quella mancanza di continuità che non gli aveva mai consentito di mettere insieme due manche perfette e di ottimo livello senza commettere errori eclatanti. Oggi finalmente ci è riuscito. Lui che non era mai salito sul podio in Coppa del Mondo, si ritrova ora al collo una magnifica medaglia d’argento. Il giusto coronamento di un logorante inseguimento durato una decade.
E dire che l’obiettivo appariva a portata di mano già nel parallelo di martedì. Il classe 1990, che aveva mostrato uno stato di forma invidiabile, aveva sprecato una ghiottissima occasione, venendo eliminato per mano del tedesco Alexander Schmid nei quarti di finale, peraltro non sfruttando il vantaggio di disputare la seconda manche sul tracciato più performante. Ancora una volta De Aliprandini era stato tradito da un errore di troppo, proprio sul più bello. Sembrava che l’occasione della vita fosse ormai sfumata, invece quella delusione ha infuso ulteriori motivazioni nel portacolori del Bel Paese, determinato a giocarsi il tutto per tutto in gigante.
Il nativo di Cles ha attaccato come di consueto in entrambe le manche, senza fare calcoli, come è giusto che sia in un Mondiale. Una sciata aggressiva, sempre al limite e proprio per questo incline all’errore. L’italiano è stato però anche molto accorto dal punto di vista tattico, ammettendo di non aver osato troppo sul muro della seconda manche: la pista presentava infatti diversi segni che hanno tradito tanti, a partire dal francese Alexis Pinturault.
De Aliprandini ha realizzato il capolavoro della carriera proprio nel giorno giusto. Lo ha sognato a lungo e forse non si sarebbe mai immaginato di vivere una simile emozione proprio nel Mondiale di casa, riportando l’Italia sul podio in un gigante maschile iridato 8 anni dopo il bronzo di Manfred Moelgg a Schladming. “Ho risposto con il lavoro alle critiche che ci sono piovute addosso“. Il riferimento è chiaramente al fatto che, da anni, la compagine azzurra di gigante rappresenti l’anello debole del movimento. L’ultima top3 in Coppa del Mondo in questa specialità risale addirittura al 2016, quando Florian Eisath (a proposito di imprese della vita…) giunse terzo in Alta Badia. Per ritrovare una sorpresa così grande, gradita ed inaspettata per l’Italia ai Mondiali di sci alpino bisogna invece tornare indietro al 2007, quando Patrick Staudacher fece ancora meglio: vinse l’oro in superG senza essere mai salito sul podio in Coppa del Mondo (e ci riuscì una sola volta in seguito con il terzo posto nel superG della Val Gardena 2009).
Luca De Aliprandini si è tolto un peso di dosso ed ora potrebbe davvero imprimere una svolta alla carriera. Non è giovane, ma nemmeno anziano; vive anzi il periodo della piena maturità. Una nuova consapevolezza potrebbe consentirgli di affrontare almeno altre cinque stagioni da outsider di lusso, pronto a colpire sui pendii a lui più favorevoli o nei grandi eventi. L’argento odierno rappresenta al tempo stesso un punto di arrivo ed una base di partenza. In fondo, come si suol dire, la vita non inizia a 30 anni?
Foto: Lapresse