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Prada Cup, quanto costa una regata? Il budget folle di American Magic: la rabbia degli sponsor

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Realizzare una barca che possa tentare l’assalto alla America’s Cup richiede ingenti investimenti di denaro. Parliamo di cifre milionarie, necessarie per poter effettuare un progetto degno di nota, costruire uno scafo all’altezza della situazione, ingaggiare un equipaggio competitivo, pagare la lunga trasferta. La caccia alla Vecchia Brocca è uno degli eventi sportivi più affascinanti e seguiti al mondo, ha un enorme ritorno mediatico in quasi tutto il globo (in particolar modo nei Paesi che possono godere della partecipazione di una propria flotta), ma i vari patron deve staccare dei generosi assegni.

American Magic è già dovuta tornare a casa da Auckland: Luna Rossa li ha demoliti con un sonoro 4-0 nella semifinale di Prada Cup, dopo la bruttissima scuffia che li aveva costretti a nove giorni di lavoro per riparare lo scafo. Al New York Yacht Club non tira una buon aria: il sodalizio che ha difeso la Coppa delle 100 Ghinee per oltre un secolo aveva deciso di rituffarsi nell’avventura dopo 18 anni di assenza, spendendo anche dei capitali importanti. Il risultato è stato un fiasco: 14 regate disputate, soltanto 4 vinte (tutte nelle World Series pre-natalizie), nemmeno un successo quando contava in Prada Cup (8 sconfitte), una scuffia, una barca salvata in extremis dal naufragio e anche una fattura da pagare a Team New Zealand. Peggio di così non poteva andare.

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A questo punto si fanno i conti in banca. Quanti soldi è costata ogni singola regata ad American Magic? La quotata testata neozelandese Stuff parla di 10 milioni di dollari stimati per ogni gara (circa 8,27 milioni di euro). In sostanza il budget complessivo a disposizione sarebbe stato di circa 140 milioni di dollari (circa 116 milioni di euro), ovvero leggermente inferiore rispetto a quello dichiarato da Ineos (circa 125 milioni di euro) e praticamente il doppio rispetto a quanto dovrebbe avere speso Patrizio Bertelli per la sua Luna Rossa. Chiaramente gli sponsor non possono ritenersi soddisfatti di un’uscita così prematura dalla competizione, tra l’altro con una figuraccia di quel calibro.

Non avevano badato a spese: campi di allenamento allestiti a Rhode Island e in Florida, un arrivo molto anticipato ad Auckland, grandi menti velistiche dietro a un computer, ma non è bastato per essere competitivi come avrebbero voluto. Disputeranno la prossima edizione della Coppa America? Al momento è difficile dirlo, anche se lo skipper Terry Hutchinson è parso sicuro di sè in conferenza stampa: “Torneremo per la 37ma America’s Cup, nessuno ha vinto al primo colpo (ma si dimentica di Alinghi, ndr). I nostri uomini sono giovani, con eccellenti capacità di navigazione: la vela è messa bene negli USA. Abbiamo sviluppato un’ottima base per sviluppare il nostro futuro“. Con ancora Dean Barker al timone? Staremo a vedere. Il neozelandese è uscito stravolto da questa campagna: “Il modo in cui ci siamo rialzati è stato incredibile, avrei voluto ripagarlo con un buon risultato. Luna Rossa era però troppo forte“.

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Foto: Luna Rossa Press

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