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Prada Cup, Luna Rossa: i leader silenziosi Sirena e Vascotto. 4-0 costruito in allenamento

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È bello stare in alto, lì da dove guardi il tuo avversario dall’alto in basso, ma non bisogna farsi prendere dall’entusiasmo: c’è il rischio di soffrire di vertigini. Luna Rossa ha infilato due giornate speciali che, al di la di ogni rosea previsione, hanno portato la barca italiana ad avere un vantaggio fenomenale di 4 a 0.

L’approccio però non cambia: testa bassa e pedalare. Bisogna dare il merito a Max Sirena di aver costruito un team solido e coeso. Sono tanti gli esperti che hanno sempre pensato che lo skipper e team director di Luna Rossa Prada Pirelli Team non fosse all’altezza dei suoi colleghi Terry Hutchinson e Ben Ainslie, insomma che fosse l’anello debole della campagna italiana. Credo che sia ora di ripensare a questa teoria. Max merita un applauso perché lo spirito che ha il team è opera sua, tante scelte fanno parte del suo bagaglio di esperienza e così per la scelta degli uomini da ingaggiare. Perché Sirena ha lavorato bene? Perché sa riconoscere i suoi limiti, perché il suo background viene dal cuore di un equipaggio, nel 2000 era l’uomo dell’albero: ha ben presente che l’affiatamento e la fiducia in una squadra dove tutti devono collaborare è importante. Non solo, ha poi lavorato con Russel Coutts nel 2010 e con Grant Dalton nel 2017, vincendo in entrambi i casi la Coppa America, assorbendo come una spugna quali sono le qualità di un leader di quel livello.

Quello che non fa Max Sirena lo fa Vasco Vascotto, tra i migliori tattici del mondo, una collana di titoli da campione del mondo infinita, che quando è entrato nel team per seguire il programma Tp52 forse sapeva già che difficilmente avrebbe navigato in Coppa, ma mette in campo quotidianamente il suo carattere, la sua capacità di tenere alto il morale con le sue battute in triestino, tanto che pare che Spithill parli meglio il triestino dell’italiano.

Il nervosismo sulla barca inglese invece si taglia con il coltello. Al di là di certe battute della vigilia, di una certa guerra psicologica, Ben Ainslie sicuramente non pensava di liquidare Luna Rossa in quattro e quattr’otto, ma probabilmente si sentiva in grado di chiudere il primo weekend in vantaggio. Ora è sull’orlo del precipizio: nessuno è mai resuscitato dal 4 a 0, ma tre giorni di stop sono un vantaggio per chi deve recuperare. Non è che durante la finale Prada Cup si possano fare modifiche alla barca, ma c’è il tempo per ricaricare le batterie psicologiche, resettare la confusione mentale che ha portato gli inglesi a regatare indubbiamente male.

Naturalmente le citazioni sul famoso recupero di Oracle del 2013, di cui Ben Ainslie è stato un protagonista, sono state citate più volte, ma lo stesso baronetto ha ricordato che al timone del catamarano americano c’era James Spithill. Insomma uno che conosce bene come si fa e quindi anche come ci si difende.

Luna Rossa ha sempre puntato sull’importanza della manovrabilità, delle transizioni e in questa finale Prada Cup ha dimostrato che sono qualità importanti. Nei video dei giorni precedenti l’inizio delle regate si sono visti due allenamenti particolari dell’equipaggio italiano: uno sulle partenze duellando con il gommone e l’altro con virate serrate una dopo l’altra a non più di 30 secondi. Due aspetti che in questa seconda giornata di regate si sono dimostrati fondamentali. Su questo gli inglesi sono sembrati meno preparati, chissà forse confidavano soprattutto sulla velocità della barca, ma neppure quella è sembrata superiore. E non sono particolari che rimedi in due o tre giorni. Ma per Luna Rossa resta importante tenere i piedi ben saldi per terra. Come diceva sempre Francesco De Angelis, i conti si fanno alla fine.

Stefano Vegliani

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Foto: Luna Rossa Press

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