Vela
Prada Cup, New Zealand chiede chiarimenti sugli allenamenti coordinati. Cosa cambia per Luna Rossa e Ineos?
Il clima è sempre più rovente ad Auckland, dove si sta consumando un autentico braccio di ferro tra Luna Rossa e la America’s Cup Events (ACE) riguardo al calendario della Finale della Prada Cup. Il sodalizio italiano voleva tornare in acqua già a partire da venerdì 19 febbraio, mentre l’ente organizzatore preferirebbe rinviare tutto di una settimana sperando che nella capitale della Nuova Zelanda si passi dal lockdown di livello 2 (in vigore fino a lunedì) a un lockdown di livello 1.
Ha ragione Team Prada Pirelli, anche perché il regolamento prevede che l’atto conclusivo termini entro il 24 febbraio e che, nel caso in cui nessuna delle due squadre abbia raggiunto le sette vittorie richieste per conquistare il trofeo, trionfi chi si trova avanti nel punteggio in quella data. Al momento James Spithill e compagni sono avanti per 4-0 contro Ineos Uk, travolta nelle quattro regate disputate lo scorso weekend.
Nella conferenza stampa andata in scena nella tarda serata è emerso sostanzialmente come ACE abbia dovuto sottostare a Luna Rossa, per un semplice motivo: il regolamento parla chiaro e ha ragione la flotta guidata dallo skipper Max Sirena, non sussistevano i margini per chiedere un rinvio della contesa, anche perché la situazione sanitaria è tutt’altro che complicata e grave a quelle latitudini.
La tensione, però, è elevatissima e a tenere botta è anche una richiesta di chiarimento avanzata da Team New Zealand, il Defender della America’s Cup che attende la vincente del confronto tra Luna Rossa e Ineos. I kiwi saranno chiamati a difendere la Vecchia Brocca a partire dal prossimo 6 marzo contro gli italiani o i britannici. Negli ultimi giorni hanno presentato grandissime novità sulla loro barca (le vele “Batman” e un nuovo timone) e oggi hanno ulteriormente messo pressione agli avversari.
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I padroni di casa vogliono delucidazioni sugli “allenamenti coordinati” tra i vari equipaggi, cioè vogliono sapere in che limiti due team possano lavorare insieme ad esempio per valutare gli assetti e misurare le proprie velocità. Come riporta la testata neozelandese Stuff, Team New Zealand desiderava che il collegio arbitrale fornisse delle linee guida su quali sono i test coordinati e ha richiesto l’opinione del direttore di regata Iain Murray. I campioni in carica sostengono che attualmente c’è una divergenza di opinioni tra i concorrenti su ciò che è consentito.
L’attuale protocollo della America’s Cup, però, non consente a Murray di pronunciarsi sulle pratiche non ufficiali e il collegio arbitrale ha sottolineato che la vicinanza non significa di per sé coordinamento, anche se più le barche navigano vicine tra loro e maggiore è la probabilità che si possano riscontrare delle attività coordinate. Il pannello di giuria è dunque giunto a questa conclusione: “Se due barche navigassero a meno di 100 metri l’una dall’altra per più di 30 secondi, si potrebbe presumere una violazione. Eventuali penalità sarebbero decise dal pannello stesso“.
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Foto: Luna Rossa Press