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Sci di fondo, Mondiali 2021: Francesco De Fabiani cerca l’acuto su una pista gradita. Ma in che gara?

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Francesco De Fabiani non ha avuto un gran rapporto con le tre edizioni dei Mondiali da lui fin qui disputate, con un unico bronzo nella team sprint del 2019 e risultati mai realmente vicini al podio. Il meglio l’ha dato nel 2019, a Seefeld, dov’è arrivato 14° nella 50 km con partenza di massa.

Posta questa tradizione non esattamente positiva, c’è però da registrare come i precedenti ad Oberstdorf, in tempo di Tour de Ski, del ventisettenne nato ad Aosta siano di un certo livello. Per tre volte, infatti, è giunto sul podio nelle 15 km con partenza di massa, due a tecnica classica e una a tecnica libera, nel 2016, 2018 e 2019. Non c’è da stupirsi, dunque, se un dato simile dia adito a qualche sorriso in più in termini di pensieri futuri.

Il problema è che, da allora, le cose per il Defa sono profondamente cambiate. Dopo un anno in cui è andato veramente male, in questa stagione l’unico acuto l’ha fatto registrare in Val di Fiemme, arrivando secondo in una 15 km dai contorni non scontati. Per il resto, si è rivista senz’altro una forma di discreto livello, ma ancora non alle altezze della sua migliore annata, quella 2018-2019.

E allora viene da domandarsi quale possa essere il terreno che De Fabiani potrà calcare con maggior agio in questa rassegna iridata, considerando che le sue speranze si appoggiano in maniera praticamente totale sulle gare distance, dal momento che nelle sprint, pur avendo dei guizzi occasionali, è un gradino sotto il gotha della specialità.

Se parliamo invece di skiathlon e 50 km, allora il problema è legato proprio alla distanza della gara, probabilmente eccessiva per poter sperare in una medaglia. Siccome ci saranno, con più che buone probabilità, dinamiche di gara che si potranno riassumere, in breve, in un lungo ed estenuante Norvegia contro Bolshunov, la speranza di vedere un gruppo che sostanzialmente resta controllato per tre quarti abbondanti di gara è ardua da prendere in considerazione. Ed è un discorso che vale in tutti e due i casi.

Per quanto riguarda quella 15 km che gli ha dato soddisfazioni, invece, forse si può sperare in qualcosina in più, anche se in questo caso la difficoltà è rappresentata dal fatto che, a differenza del Tour de Ski, qui non c’è la mass start, e nel format individuale ha vinto solo una volta a Lahti nel 2015. Può giungere in soccorso a De Fabiani anche qualche fattore esterno, leggere alla voce materiali o cambiamenti meteorologici in corso d’opera. Il problema è uno: che a livello individuale non giunge in top ten da Davos 2018 (settimo), a meno di considerare il quinto posto di quest’anno ottenuto senza una consistente fetta di big, soprattutto scandinavi.

In breve, le chance di medaglia del nativo di Aosta sono decisamente basse. Più facile, anche se non di molto, che possa arrivare nei primi dieci: un risultato per il quale dovrebbe però combattere con tantissimi. Ci riuscirà? Ai posteri l’ardua sentenza.

Foto: Pentaphoto – Alessandro Trovati

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