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Tiro a segno, Roberto di Donna: “Vogliamo portare Giordano e Costantino alle Olimpiadi”

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Roberto Di Donna

Da atleta medagliato e vincente a tecnico che prova a costruire, consigliare e indirizzare i tiratori dell’oggi e anche del domani. Come spesso capita nella vita, per cambiare prospettiva alle volte basta fare un (figurato) passo indietro e scoprire un nuovo orizzonte, come è successo a Roberto Di Donna che oggi è tecnico del comparto di pistola della nazionale italiana tiro a segno.

Nell’intervista che andrete a leggere, abbiamo parlato con lui del momento attuale del tiro a segno e di quello che un futuro chiamato “Tokyo” potrebbe riservare, senza dimenticare le varie dimensioni e sfaccettature del suo lavoro e del suo passato. 

Roberto, facciamo il punto della situazione sulla nazionale italiana in un 2021 che sarebbe dovuto ripartire subito con qualche gara in calendario e che invece vedrà slittare il restart di qualche mese.
“In questo momento l’unica cosa che possiamo pianificare sono i raduni, che stiamo svolgendo solitamente con cadenza bisettimanale nel poligono di Bologna, dove applichiamo tutte le norme relative ai controlli sanitari e al distanziamento sociale: ipotizzare il quando torneremo in gara è difficile. Gli Europei a 10m sono stati rinviati e accorpati a quelli a fuoco che si terranno a maggio a Osijek in Croazia, la tappa di Coppa del Mondo in Corea non è ancora stata confermata e poi, come tutti, aspettiamo notizie sulle Olimpiadi. Non è una condizione facile: tutto il mondo del tiro a segno, non solo l’Italia, attende novità”.

Nei vostri raduni quindi su cosa state lavorando?
“Bisogna trovare il giusto mix. I ragazzi e le ragazze vanno stimolati a migliorare su tutti gli aspetti, senza però tirare troppo la corda, anche perché questo porterebbe ad un poco proficuo sovraccarico psicologico e fisico che andrebbe magari a togliere brillantezza ai tiratori quando poi arriverà il momento delle gare. Quello su cui possiamo concentrarci ora sono delle selezioni interne cercando di innalzare il livello totale”.

Roberto, tu sei un campione olimpico (oro nella pistola ad aria compressa e bronzo nella pistola libera, medaglie entrambe vinte ad Atlanta 1996, ndr) e nella tua prima risposta hai fatto riferimento ai Giochi, che idea ti sei fatto rispetto a tutto quello che si sta verificando?
“E’ una situazione che nessuno di noi ha mai vissuto prima, ma non solo pensando alle Olimpiadi in sé per sé, ma anche alla marcia d’avvicinamento. La speranza primaria ovviamente è quella che i Giochi si possano tenere ed è certo che l’assenza di pubblico spariglierà un po’ le carte. 
Gli atleti dovranno trovare il giusto equilibrio interiore. L’esperienza di alcuni shooters nel vivere certe gare potrebbe essere un fattore determinante, ma in un contesto del genere anche la fame dei giovani non andrà sottovalutata. Ci attende un’Olimpiade strana e imprevedibile”.

Stringiamo il focus sul comparto tecnico della pistola, che è quello che tu curi in maniera specifica: Paolo Monna è già qualificato ai Giochi, mentre Giuseppe Giordano e Sara Costantino vanno ancora a caccia del pass per Tokyo. Com’è la situazione?
“Paolo (Monna, ndr) è stato molto bravo a ottenere la carta ed è quello che in questo momento ha più l’istinto dell’animale da gara. Giuseppe Giordano invece, pur non avendo ancora il pass per le Olimpiadi, è in grande crescita e con lui dovremo cercare di ampliare il contingente azzurro verso Tokyo: nelle gare interne di selezione ha portato i suoi standard ai livelli che gli sono consoni tenendo una media di 580/600 nei contest ad aria compressa. 
Sara (Costantinto, ndr) nel mondo pre-pandemia è andata più volte vicino a centrare l’obiettivo della carta ed è per quello che ha dimostrato che vorremmo arrivasse a qualificarsi meritatamente per Tokyo. Nella ripartenza pianificata coi raduni ha avuto un po’ di difficoltà iniziali a rimettersi in asse, ma ora si è ritrovata e questo vuol dire che anche lei deve guardare al Giappone”.

Approfittiamo della considerazione su Sara Costantino per chiederti cosa pensi delle gare Mixed Team e se ci fosse stata un’atleta con cui ti sarebbe piaciuto tirare magari in coppia…
“Questo contest, a livello di dinamiche di coppia e di affiatamento, non lo abbiamo allenato tantissimo in maniera interna, anche se sta evidentemente prendendo sempre più piede e ora anche noi, come movimento italiano, ci stiamo allineando alle grande nazioni internazionali: dalla Russia all’India passando per la Cina, l’Ucraina e non solo. Se dovessimo avere la possibilità di avere un Mixed Team schierato ai nastri di partenza della gara, ce la giocheremo come sempre.
Con chi avrei voluto sparare se avessi avuto la possibilità di misurarmi in una competizione del genere? A livello odierno ti devo dire che mi piace molto la greca Anna Korakaki, mentre la bulgara Maria Grozdeva che è tutt’ora in attività, ma che ha iniziato a sparare ai miei tempi, era ed è una tiratrice che ho sempre ammirato”.

Roberto, da tecnico ma anche da ex atleta, quanto manca non essere più nei pressi o sulle linee di tiro stesse per una gara?
“Tantissimo, da entrambi i punti di vista. La competizione è il sale del nostro sport, così come degli altri. L’aver disputato i Campionati Italiani a fine dicembre ha tolto un po’ di ruggine ai tiratori e ci ha fatto capire concretamente dove poi dover andare a lavorare per correggere alcuni aspetti. A livello internazionale però non gareggiamo addirittura dal febbraio 2020 e questo pesa e non poco: tutti noi ci auguriamo si possa tornare a farlo presto, in sicurezza ma con la voglia di misurarsi in quello che sappiamo fare meglio”.

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Foto: UITS

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